Ore tempestose: si prepara il dopo Lambiasi, ma il successore ancora non c’è

Ore tempestose: si prepara il dopo Lambiasi, ma il successore ancora non c’è

Con una nota alla stampa un po' "anomala", la Diocesi ha fatto sapere che il papa ha accettato le dimissioni di mons. Lambiasi, per raggiunti limiti di età, dando risalto della sua conferma fino alla nomina del nuovo vescovo. Ma accade così nella stragrande maggioranza dei casi. Piuttosto la notizia è un'altra: la formula "sospensiva" «nunc pro tunc» ci dice che il nome del successore manca all'appello. Cosa sta accadendo? Di certo fra Rimini e Roma c'è chi lavora per la continuità, ma anche per la discontinuità.

Con un comunicato stampa abbastanza “anomalo” (box in fondo) la Diocesi ha reso noto che papa Bergoglio ha accettato le dimissioni di mons. Francesco Lambiasi e gli ha chiesto (questo aspetto è stato evidenziato in modo particolare) di rimanere in sella fino all’arrivo del suo successore. La notizia non c’è, perché questa prassi viene seguita nella stragrande maggioranza dei casi di avvicendamento dei vescovi. Davanti alla offerta delle dimissioni, al raggiungimento del 75esimo anno di età, il papa può respingere l’offerta o accettarla. Nel caso di Lambiasi, dove le dimissioni sono legate non a motivi sui generis ma semplicemente al “pensionamento”, è norma che vengano accettate con la formula nunc pro tunc (ora per allora), cioè l’operatività delle dimissioni diventa tale alla data di pubblicazione della nomina del successore. Diversamente si verifica se le dimissioni vengono accettate con effetto immediato, perché a quel punto la sede episcopale diventa vacante dal momento in cui si formalizza la decisione del papa e, come accadde in passato con mons. Ersilio Tonini (1988-1989, quando mons. Locatelli fu mandato a Vigevano, lasciandosi alle spalle accesi contrasti, e fino all’arrivo del nuovo vescovo Mariano De Nicolò), subentra un amministratore apostolico.
Tutto nei canoni, niente di nuovo, nulla di strano. Sennonché quel nunc pro tunc va letto in modo anche più esaustivo: si tratta di una formula sospensiva, di attesa, e viene impiegata quando il successore non è ancora stato individuato. Questo sta a significare, e qui sta invece la notizia, che la scelta non è stata ancora compiuta, altrimenti il papa avrebbe accolto le dimissioni e la Santa Sede, tramite il bollettino quotidiano, ufficializzato la rinuncia e contemporaneamente la nomina, secondo il modus operandi classico: «Il Santo Padre ha accettato la rinuncia…; Il Santo Padre ha nominato Vescovo…».
E allora perché la Diocesi di Rimini ha dato tanto peso alla ordinarietà, sia con un comunicato stampa che con una notizia sbattuta in prima pagina dal settimanale diocesano Il Ponte? E’ difficile rispondere a questa domanda perché, come si è detto in apertura, suonare la grancassa su qualcosa di scontato risulta “anomalo”.
Probabilmente la ragione va cercata nel titolo del comunicato stampa: «Il papa conferma la fiducia al vescovo Francesco». Cioè l’accento è stato volutamente posto sul fatto che Lambiasi gode della fiducia del papa, in vista della uscita di scena con questa “benedizione” ma per sottolineare anche una patente di autorevolezza che dovrà accompagnarlo negli ultimi mesi in via IV Novembre, quando continuerà ad essere «guida della Sede di cui è Ordinario fino alla nomina del successore».
Dallo steso comunicato stampa si apprende una sola informazione nuova: che Lambiasi ha presentato le sue dimissioni «nei mesi scorsi», anche se la data non viene specificata.
Un po’ “anomala” è anche la decisione di inviare alla stampa una nota nella quale vengono riportare solo due righe della lettera che il Nunzio Apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherrig, ha indirizzato al vescovo, consentendo così anche di fantasticare su qualche dietrologia, probabilmente inesistente, ma che avrebbe potuto essere del tutto fugata dando piena trasparenza al contenuto della missiva, cioè pubblicandola per intero.
Detto questo, sul nuovo vescovo e sui tempi del suo insediamento a Rimini resta tutto da decifrare. E’ molto probabile che sarà Lambiasi a festeggiare S. Gaudenzo, e che possa rimanere in Diocesi fino a novembre o, al più, a dicembre. L’agenda diocesana rende pubblici alcuni appuntamenti in stretta relazione con la presenza di Lambiasi: il 2 ottobre l’ordinazione sacerdotale di Marco Evangelisti in Cattedrale, il 12 l’assemblea diocesana sul percorso sinodale in Sala Manzoni, il 14 la Solennità San Gaudenzo, il 17 il “Mandato” catechisti ed educatori, il 30 le ordinazioni diaconali. A novembre troviamo l’stituzione dei ministeri laicali e a dicembre «il Vescovo incontra i politici», il pranzo di Natale Caritas («con il Vescovo») e la «meditazione teologica di mons. Lambiasi e consegna Pergamene» all’Istituto di scienze religiose. Da gennaio il “calendario diocesano” non associa più alcun appuntamento con la presenza del vescovo. Probabilmente solo una coincidenza ma potrebbe trattarsi anche di un segnale più sostanzioso.
Sul nome di chi prenderà il posto di Lambiasi il riserbo è assoluto. Ma quel che trapela è che non mancano le persone impegnate, fra Rimini e Roma, a “costruire” un passaggio sia nel segno della continuità che della discontinuità.

Si attende il successore di mons. Lambiasi: nomi in gioco e bilancio di 15 anni

Da dove si “pesca” per individuare un nuovo vescovo? Anzitutto, genericamente da una lista dei candidati della provincia ecclesiastica, ma più ampiamente della Conferenza episcopale, che sulla carta presentano le caratteristiche idonee per essere nominati vescovi (Can. 377 – §2). Ma è il Nunzio apostolico a svolgere il compito di importante regista, prima di tutto raccogliendo dal vescovo uscente lo “stato dell’arte” della Diocesi, ovvero una sorta di relazione che descrive punti di forza e di debolezza. Quindi scatta la consultazione dei vescovi della regione, dell’arcivescovo metropolita di Bologna, il card. Zuppi, nel caso specifico anche in veste di presidente della Cei, fino ad alcuni «laici distinti per saggezza» (Can. 377 – §3).
Per essere idonei all’episcopato occorrono cinque qualità: «1) sia eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l’ufficio in questione; 2) goda di buona reputazione; 3) abbia almeno trentacinque anni di età; 4) sia presbitero almeno da cinque anni; 5) abbia conseguito la laurea dottorale o almeno la licenza in sacra Scrittura, teologia o diritto canonico in un istituto di studi superiori approvato dalla Sede Apostolica, oppure sia almeno veramente esperto in tali discipline» (Can. 378 – §1). Ma l’ultima parola sulla idoneità spetta «alla Sede Apostolica» (Can. 378 – §2).
Dopo tutta questa trafila, il Nunzio redige la famosa «terna» di nomi, sulla quale svolge ulteriori approfondimenti, che invia in Vaticano. Da questo momento entra in gioco la Congregazione per i vescovi, di cui è prefetto il card. Marc Ouellet, che valuta la terna e può approvarla ma anche respingerla (e in questo caso bisogna ripartire da zero). Una volta che si è giunti al via libera su un nome, questo passa sulla scrivania del papa, al quale resta solo la nomina. Ed è su questo nome che, a Rimini, l’attesa è tanta.

Il papa conferma la fiducia al vescovo Francesco

Come previsto dal Codice di Diritto Canonico, il Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, in previsione del suo 75esimo anno di età, nei mesi scorsi aveva già rimesso nelle mani di Papa Francesco le “dimissioni” dal governo pastorale della Diocesi di Rimini. Mons. Lambiasi era entrato in Diocesi il 15 settembre 2007.
Come anticipato dal settimanale cattolico riminese “ilPonte”, la Nunziatura Apostolica ha inviato una prima risposta a mons. Lambiasi, nella quale, mentre vengono accolte le “dimissioni” del Vescovo, viene contemporaneamente confermata la fiducia al pastore della Chiesa riminese. “Il Santo Padre ha accettato con la formula nunc pro tunc («ora per allora»)”.
Lo ha scritto in una lettera il Nunzio Apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherrig. “Pertanto è desiderio del Pontefice che Lei possa rimanere alla guida della Sede di cui è Ordinario fino alla nomina del successore”. La rinuncia quindi è stata accettata, ma il servizio pastorale è confermato: il Vescovo Francesco rimane alla guida pastorale della Diocesi fino all’arrivo del successore.
Da parte sua il Vescovo prega e si impegna, con la grazia di Gesù risorto, vivo e operante in mezzo a noi, e con la generosa cooperazione dell’intero presbiterio e di tutto il popolo di Dio, a fare in modo che il cammino della Diocesi non rallenti, ma si intensifichi, perché il nuovo pastore possa trovare una Chiesa che non solo non sarà andata in automatico, ma avrà accelerato il passo verso la meta di ieri, di oggi, di sempre: quella di una comunità cristiana, che non si stanca di annunciare e di attendere la venuta del Signore Gesù per la vita del mondo.

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