Palacongressi: dàgli ai polli che si credono aquile

Palacongressi: dàgli ai polli che si credono aquile

Siamo andati a rileggerci gli interventi pronunciati nella seduta del 21 dicembre 2006 sull'accordo per la realizzazione del nuovo centro congressi. Dai banchi della maggioranza e della minoranza. Compreso quello di Lorenzo Cagnoni. Da non perdere.

Ci sono frasi che passano alla storia. E ci sono citazionisti a Rimini che sono candidati naturaliter a passare alla storia.
In questi giorni sono aumentati coloro che puntano il dito contro i business plan e le scelte che hanno portato alla costruzione del nuovo Palas (anche se poi le parole di Lorenzo il Magnifico in commissione hanno avuto un po’ l’effetto del bromuro). Ma non è stato sempre così. Fu una esigua, e criticatissima, minoranza a suonare un altro spartito rispetto all’orchestra diretta da Cagnoni, Ravaioli e violinisti vari, quando nel 2006 il consiglio comunale di Rimini approvò il progetto.
Siamo andati a rileggerci quegli interventi, pro (quasi tutti) e contro l’accordo per la realizzazione del nuovo centro congressi, pronunciati nella seduta del 21 dicembre 2006.
Le citazioni si sprecarono, ma due in particolare, a rileggerle oggi, hanno il valore della profezia. Sono quelle, su fronti opposti, di Samuele Zerbini e di Renato Capacci: il primo evocò il Messaggio per un’aquila che si crede un pollo. Il secondo Fedro con la rana e il bue. Ma seguiamo l’ordine degli interventi che si susseguirono in quel consiglio comunale. Con una avvertenza che è bene avere davanti agli occhi in modo da poter fare un semplice confronto fra le parole che si udirono in quel consiglio comunale e che descrissero scenari molto ma molto ottimistici, e la realtà per come la conosciamo oggi.
Il nuovo Palazzo dei Congressi è stato inaugurato il 15 ottobre 2011 (e non nel 2008 come prevedeva la tabella di marcia iniziale). Nel 2012 ha ospitato 95 eventi pari a 180 mila presenze e, nel 2012, 96 eventi per un totale di 230 mila presenze.
La tabella che si può vedere in alto è tratta dalla delibera di consiglio comunale del 21 dicembre 2006 (Supplemento all’accordo per la realizzazione del nuovo Centro Congressi di Rimini e nuovo patto parasociale della società Rimini Congressi srl Consortile). Mette nero su bianco che “nel nuovo Palazzo dei Congressi di Rimini si ipotizza di raggiungere, a regime, un volume vendite annuo pari a 550.000 posti delle sale congressuali e 70.000 mq espositivi”. Magari le cose fossero andate così. E “a regime” s’intende dal terzo anno di gestione, quindi dal 2014. Ma, ripetiamo: le presenze del 2011 sono state 180 mila e 230 mila quelle del 2012.
Nel dibattito in consiglio comunale Cagnoni e il ragionier Boldrini (insieme a molti amministratori) difesero a spada tratta i loro numeri, anche ironizzando su chi osò metterli in discussione.
Assicurarono pure che le royalty alberghiere avrebbero garantito di certo una entrata di 1.100.000 euro (per stare dalla parte del sicuro, poi, perché il dato attendibile era 1.223.000 euro). Come ha dovuto ammettere pochi giorni fa in commissione consiliare lo stesso Cagnoni, le royalty ad oggi non superano quota 300 mila.
Infine il canone di affitto. Nella scheda di sintesi economico-finanziaria allegata alla delibera citata, sta scritto: “Incasso a regime (dal terzo anno di gestione) di un canone di locazione annuo pari a 1 milione di euro dalla società di gestione”. Ma Convention Bureau ha chiuso in rosso nel 2011 (-244.504 euro), pagando un canone di locazione di 238.788 euro, ha registrato un buco di oltre 360 mila euro nel 2012 e viaggia verso un profondo rosso da 1 milione di euro nel 2013. Ma dal 2014 dovrà pagare un canone di affitto alla Società del Palazzo dei Congressi di 1 milione 160 mila euro annui (più Iva). Il presidente di Convention Bureau, Roberto Berardi, ha chiesto di poterlo ridurre del 50% ma già Cagnoni ha risposto picche. Niente da fare.
Ah! Il piano finanziario approvato nel 2006 prevedeva per Convention Bureau anche un Mol di 747.793 euro, al netto del canone di locazione. Ma quando mai!
Del mutuo accesso dalla Società del Palazzo dei Congressi di 28 milioni di euro ne restano da pagare 27,2. Del mutuo acceso da Rimini Congressi di 46 milioni ne restano da pagare 42.
Anche Cagnoni la definisce una situazione “preoccupante” però a fronte di tanti obiettivi mancati, con previsioni che si sono rivelate “sballate”, che fa il presidente di Rimini Fiera? Annuncia un nuovo piano finanziario (anche per forza dopo che la Provincia ha sollevato il problema e si è chiamata fuori) e un nuovo accordo che dovrà essere approvato in consiglio comunale, dove le aquile, si sa, si alzano volentieri in volo. E degli errori contenuti nel precedente piano finanziario e nel precedente accordo non risponde nessuno?

Ora ci sono sufficienti informazioni per addentrarsi nel famoso dibattito. Sapendo che “le parole sono come azioni e fanno accadere le cose”. Hanno però una loro tracciabilità: “Una volta che sono uscite dalla bocca non puoi più farle rientrare” (Hanif Kureishi).

Alberto Ravaioli, sindaco: “Stasera mettiamo una pietra angolare per il progresso civile ed economico della nostra realtà”.

Alberto Astolfi (Ds-Ulivo): “E’ una meravigliosa opera architettonica, è veramente commovente, è una gioia. E’ evidente che è un’opera indispensabile e io credo che tutti noi non vediamo l’ora che sia realizzata”.

Maurizio Melucci (consigliere dei Verdi): “Penso che l’investimento sia molto grosso e sia anche molto grosso l’indebitamento, pertanto sono critico su questo problema”.

Eugenio Pari (Comunisti italiani): “L’opera di cui oggi discutiamo e che io mi auguro a breve approveremo, è un’opera fondamentale, la cui importanza non può sfuggire”.

Fabrizio Miserocchi (Forza Italia): “Vale la pena investire su una struttura di questo tipo per la nostra città? E’ necessario, è urgente? Noi diciamo sì, lo è.
I dubbi ci sono stati ieri, di fronte a un piano finanziario che, come ho già detto al presidente (Cagnoni, ndr) è ardito, forse temerario davvero. Non è bella la parola scommessa per gli amministratori ma di questo in parte si tratta, di una scommessa imprenditoriale.
Sicuramente il protocollo firmato con gli albergatori è un segnale positivo. Non so in quanti posti d’Italia si sia riusciti a fare una sorta di royalty come si è riusciti a fare qui. Per cui il nostro voto sarà sicuramente di astensione”.

Tiziano Arlotti (Ds-Ulivo): “Il Palacongressi rappresenta una delle scelte più importanti del programma di mandato di questa maggioranza, perché va a dotare la nostra città di uno di quei contenitori strategici a cui dovranno seguirne, sempre in questa legislatura, altri come l’Auditorium e il Teatro Galli.
Mi pare di poter affermare che l’entità delle cifre su cui l’amministrazione comunale, ma anche le altre istituzioni, parlo della Provincia e della Camera di Commercio, lavora, siano scelte sopportabilissime, che hanno un effetto di gran lunga inferiore rispetto a quella che è la portata dell’investimento. E allora voglio evidenziare questo perché, come si dice in dialetto, “gliela fa ad arrivare alla fine?” C’è un elemento forte che spazza via qualsiasi dubbio: il soggetto che realizzerà operativamente questo intervento è un soggetto che ha aperto la Fiera non più di 5 anni fa e che fra un paio di anni, neppure, avrà completamente estinto il debito per gli investimenti che sono stati fatti per la realizzazione di questa importantissima struttura”.

Eraldo Giudici (Popolari liberali): “Nel febbraio del 2001 Fiera di Rimini presentò il piano di fattibilità per il nuovo Palacongressi, basato sull’acquisizione a regime di 840 mila presenze congressuali l’anno. Nel dicembre dello stesso anno uno studio di fattibilità economica del Palas, finanziato dalla Fondazione Carim e commissionato da diverse realtà economiche e imprenditoriali di Rimini, smentì categoricamente questa ipotesi di scenario. Lo studio evidenziava infatti come tutti i parametri su cui si basa il piano di fattibilità di Fiera di Rimini, previsioni relative al numero di giornate di funzionamento e tasso di utilizzo della struttura, fino alla stima delle quote di mercato raggiungibili, non trova un riscontro sul mercato congressuale, sia nazionale e sia europeo. Lo studio spingeva la stima più ottimistica al raggiungimento di 400 mila presenze congressuali annue, meno della metà di quelle su cui si basa il piano di fattibilità della Fiera. Per questo motivo suggerì come ipotesi migliore, in un giusto rapporto costi-benefici, quella di una ristrutturazione pesante, strutturale e funzionale, dell’attuale Palazzo dei Congressi. Ignorando questa ed altre fonti di perplessità sulla razionalità dell’operazione, sulla base di quello che, speriamo di sbagliarci, più che un piano di fattibilità sembra essere un libro dei sogni, si decise comunque di procedere alla progettazione del nuovo Palas. Le nostre perplessità non riguardano solo i costi di realizzazione ma la possibilità della gestione di produrre utili. E allora chi pagherà gli ingenti finanziamenti necessari alla realizzazione? Con questa operazione si sta ipotecando pesantemente il futuro della città, si realizza un’opera sproporzionatamente costosa rispetto alle esigenze reali”.

Renato Capacci (Rimini Riformista): “Quando parliamo di buon governo io credo si debba parlare prima di tutto del rispetto, che io definirei quasi sacrale, che noi dovremmo avere, come pubblici amministratori, del denaro pubblico, della risorsa pubblica, che è risorsa di tutti. Ecco perché mi si accappona la pelle quando, rispetto ai quesiti che vengono posti, mi si risponde sul terreno dell’orgoglio, della sfida, della scommessa. Credo che la chiave con cui ci si debba orientare nel governare una pubblica amministrazione sia sicuramente quella di intraprendere sfide, ma soprattutto di saper prevedere gli effetti delle propria scelte. E se c’è una dote oggi poco presente nel mondo politico, è proprio la capacità di prevedere.
La cosa che mi preoccupa è che nella nostra città continuiamo a tirare scelte infrastrutturali come si tirano dadi sul tavolo da gioco, buttando le scelte qua e la senza un disegno di cucitura di idea di questa città.
Credo che ci siano, almeno dal mio punto di vista, per il tipo di riformismo a cui faccio riferimento, anche problemi di responsabilità da assumersi, perché qui nessuno si assume una responsabilità; si fanno scelte sbagliate tanto, prima o poi, qualcuno pagherà.
Il rischio che noi corriamo è che il patrimonio che le generazioni di riminesi hanno costruito e valorizzato, e tra questi c’è anche l’Ente Fiera, l’aeroporto, le municipalizzate (che sono finite dentro la multiutility Hera e che, a quello che risulta dai giornali e anche dalle reazioni irate del nostro sindaco, fa affari sui nostri patrimoni), tutto questo patrimonio finisca altrove. Con questo modo di governare bisogna farla finita ed è ora di assumersi anche una responsabilità personale.
Mi è venuta in mente una favola di Fedro, ve la leggo, stiamo attenti a non fare questa fine, però. ‘In un prato una rana notò il bue e presa da invidia per una mole così grande, gonfiò la pelle rugosa, poi chiese ai suoi piccoli se fosse più grossa del bue. Quelli dissero di no. Di nuovo tese la cute con sforzo anche maggiore e in modo analogo chiese chi fosse più grande: quelli dissero il bove. Alla fine, inviperita, volle gonfiarsi ancora più inorgoglita del suo orgoglio. Ebbene, rimase a terra con il corpo scoppiato’. Spero che questa non sia la fine che vogliamo fare”.

Marco Agosta (Ds-Ulivo): “Sentir parlare di localizzazione sbagliata della Fiera, di un’architettura finanziaria che non si regge, di una prospettiva nefasta per questa comunità che si accinge invece a varare un progetto straordinario… Il nuovo Palas rappresenta un binario portante per una prospettiva economica positiva del nostro territorio, irrinunciabile”.

Claudio Dau (La Destra): “A mio avviso il nuovo Palacongressi è una struttura fondamentale e importantissima per questa città, se lo vediamo all’interno di un sistema integrato di offerta turistica che vede la Fiera, il Palazzo dei Congressi, vede il rilancio e la protezione del’aeroporto…”

Antonella Ceccarelli (Ds-Ulivo): “La scelta politica di realizzare un nuovo Centro Congressi è stata sempre condivisa da me, sono convinta che l’intervento sia giusto e dovuto alla nostra città”.

Yuri Magrini (Ds-Ulivo): “E’ un piano finanziario ambizioso, che per la prima volta vede coinvolti nel rischio di impresa anche una categoria importante come l’associazione albergatori”.

Samuele Zerbini (Ds-Ulivo): “Quando ero al liceo mi sono trovato la favola di Fedro (citata prima dal collega Capacci) come versione e ho preso 9, me lo ricordo bene anche perché è stato un caso unico in una lunga carriera scolastica. Ma in quello stesso periodo leggevo un libro di un autore indiano, un inglese trapiantato in India, il cui titolo è Messaggio per un’aquila che si crede un pollo. E’ la storia di un uovo d’aquila, covato e cresciuto in un pollaio, e quest’aquila si è creduta un pollo per tutta la vita, quando invece avrebbe potuto aprire le ali e volare. Quello che noi facciamo oggi non è altro che questo. Non so se ci crediamo delle aquile o dei polli, però di certo la storia di Rimini di questi anni dimostra che siamo stati in grado di volare.
Io ho letto il piano finanziario e al di la del fatto che sia ambizioso, è comunque concreto, si basa su dati di crescita, non c’è un’invenzione”.

Rag. Boldrini: “Per quanto riguarda il tema delle presenze il piano prevede 640.000 presenze, che in realtà però sono presenze di congressisti (550.000) perché le altre sono presenze virtuali legate all’attività espositiva connessa all’attività congressuale. Queste 550.000 presenze fanno riferimento a una capacità teorica annua di 3.400.000 posti disponibili su 365 giorni. Quindi è un tasso di occupazione estremamente prudente… Quindi non è un dato buttato là, è molto ponderato, molto ragionato, mi pare sia più infondato il dato di 400.000 presenze.
Per quanto riguarda invece le royalty alberghiere, è la prima volta che si realizza un patto virtuoso tra una categoria economica e una iniziativa di carattere pubblico per il finanziamento dell’attività. Per arrivare a 1.100.000 euro noi abbiamo ragionato su un dato di circa 130 – 140 mila pernottamenti. Anche in questo caso è un dato calcolato in via prudenziale e fa riferimento al fatto che c’è una varia tipologia di eventi a fronte dei quali ci possono essere o meno dei pernottamenti. Ci sono dei congressi a livello regionale, nazionale e internazionale e per ciascuno di essi c’è una stima puntuale di quali possono essere i pernottamenti, stima che noi abbiamo ulteriormente tagliato perché il nostro dato poteva pervenire ad un valore di royalty di 1.223.000 e l’abbiamo tagliato a 1.100.000. Il dato tra l’altro è stato confrontato e verificato con l’associazione albergatori che ha l’esperienza di chi, per anni, ha svolto questa attività nell’ambito della ricettività alberghiera.
In merito alla sostenibilità di questo progetto: è un project financing un po’ anomalo per la forma in cui è stato concepito, ma ha alla base la filosofia del project: l’attuabilità dipende dalla finanziabilità da parte del sistema bancario. Le banche sono già state interpellate per il finanziamento della società consortile e hanno già dato un’adesione di massima e stanno formulando le loro offerte… se il sistema bancario lo finanzia evidentemente avrà valutato positivamente le credenziali, le previsioni e le stime di questo progetto.
La quotazione in Borsa è basata su una previsione ragionevole di andamento dell’attività fieristica…”

Lorenzo Cagnoni (Rimini Fiera): “Le improbabili ricerche di mercato cui faceva riferimento Giudici francamente non erano roba seria da prendere in considerazione. Lo scenario di possibili presenze attorno a 1 milione, 1 milione e 100 mila, è l’unica ipotesi scientificamente elaborata da un istituto di ricerche. Noi quella l’abbiamo profondamente prosciugata: in prima battuta l’abbiamo portata alle 700 – 800 mila presenze, e poi, quando siamo entrati nel merito dell’elaborazione anche del piano finanziario, delle ipotesi di minima su cui costruire anche dei comportamenti assolutamente prudenti di cui poterci fidare, siamo arrivati a definire un’ipotesi di presenze sui 550.000. Oltre a queste abbiamo anche valutato la possibilità che in quella struttura, per le caratteristiche che ha, di vicinanza all’ambiente urbano, sia anche possibile immaginare un’attività fieristica di nicchia, assolutamente di qualità, e quindi abbiamo immaginato, in profonda sinergia con la Fiera, di poter organizzare anche degli eventi con una forte esposizione e a fianco magari la parte seminariale e convegnistica. Così facendo siamo arrivati alla definizione di 620.000…
Ma dobbiamo continuare ancora questo strano dibattito in questa città? Mentre abbiamo il riconoscimento generalizzato in campo nazionale, qui invece, in città, ancora si dice: ‘Mah! Chissà se Cagnoni ce la racconta giusta’.
Il piano finanziario, si dice, è temerario, io condivido questo aggettivo, e potrebbero naturalmente anche accadere delle sorprese.
Finisco con l’ultima considerazione, che riguarda la possibilità che la gestione possa pagare quella parte di debito che si va a contrarre, pari a 26 milioni di euro. Qui i soldi non ci sono, bisogna che tutti lo sappiamo, e perciò passare da questa constatazione alla meraviglia del fatto che facciamo dei debiti mi sembra un atteggiamento un po’ infantile. Noi abbiamo immaginato di mettere in piedi un project financing tutto riminese, lo dico orgogliosamente. Ci spingiamo fino al punto di immaginare una cosa inedita in campo nazionale: è la prima volta che un privato, anzi 150, perché mi pare siano 150 le firme che hanno già catturato, operatori decidono di farsi coinvolgere in un processo di partecipazione al sostegno economico di un’iniziativa di questa natura”.

Gigi Bonadonna (Ds-Ulivo): “Noi crediamo in questo progetto, l’abbiamo valutato, esaminato, portato fino a questa sera. Siamo contenti e orgogliosi come gruppo dell’Ulivo di esprimere il nostro si”.

A seguito della richiesta di Renato Capacci di un voto per appello nominale, questo – riporta la delibera – fu il risultato:

favorevoli 23 (sindaco Ravaioli, consiglieri Agosta, Allegrini, Angelini, Arlotti, Astolfi, Bonadonna, Ceccarelli, Cerri, Coccia, Fabiani, Gallo, Gennari, Giorgetti, Giovagnoli, Leardini, Lombardo, Magrini, Pari, Pazzaglia, Petitti, Pironi, Zerbini), contrari 3 (Capacci, Casadei, Giudici), astenuti 3 (Dau, Galvani, Melucci).

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