Riccione non è per i disabili. Gita pericolosa (e vergognosa) per trovare un sottopassaggio

Riccione non è per i disabili. Gita pericolosa (e vergognosa) per trovare un sottopassaggio

Giovanna deve incontrare la sua mamma, che non sta bene. L’unico sottopasso agibile è quello di viale Ceccarini. Reportage allucinante con carrozzina: bisogna trovare una soluzione, immediatamente.

Parcheggio disabili? Occupato dai cretini vacanzieri
Seconda puntata (qui la prima) con la mia amica in carrozzina, bella come il sole. “Ma scusa, dillo come mi chiamo, no? Così se mi telefonano gliene dico quattro…”. Giovanna Fabbri. Si chiama così. La figlia, bellissima, di Paolo Fabbri, perciò nipote di Gianni. Ogni anno passa una settimana estiva nella Rimini della sua infanzia. Quando posso, io la scorrazzo un po’. Ieri sera l’ho invitata a Riccione. Sono andato a prenderla a casa, a Rimini. Direzione: mare riccionese. Primo inconveniente. Le zone parcheggio per i disabili sono occupate da automobili che non hanno il contrassegno che segnali una qualche disabilità. Cretini in vacanza. Ne è pieno il globo. Amen, fa niente, non vogliamo fare casino. A Riccione, tra l’altro, c’è la mamma di Giovanna. Abbiamo un appuntamento con lei, dopo cena. E qui accade la vergogna.

Rampe vertiginose, rischio di cadere. Alla stazione il disabile non passa
Cena frugale a casa mia, che sto nella zona ‘Paese’ di Riccione. Un, due, tre, tutti pronti per immergerci nella palude della notte riccionese. La mamma di Giovanna ha dei problemi alle gambe, così dice al telefono, perciò dobbiamo fare in fretta per visitarla. Faccio il Principe Azzurro che spinge la carrozzina. C’è poco da scherzare, la carrozzina non ha le ali. Visto che l’albergo della mamma di Giovanna è in viale Gramsci, imbocco il sottopassaggio che da via Panoramica sfocia in Cesare Battisti, è il più rapido. Clamorosa idiozia. La rampa del sottopassaggio è inagibile anche per una balda disabile come Giovanna, una che ha più forza di me e di una squadra di calcio messa insieme. Rischiamo gravemente di cadere, lei ha paura. Non preoccuparti, le dico. Il prossimo sottopassaggio è alla stazione. Corro verso la stazione. Asfalto sbrindellato. Cretinata numero due. Alla stazione la rampa è ancora più vertiginosa, impossibile scendere con una carrozzina. A questo punto, m’incazzo. La mamma di Giovanna ha bisogno d’aiuto e noi siamo costretti a fare un giro larghissimo. Chiamo mia moglie, che vada lei all’albergo, intanto, per sincerarsi di come sta la signora. Io e Giovanna affrontiamo la strada – insufficiente, inutile, devastata – tra la stazione e il sottopasso di viale Ceccarini, l’unico agibile. Noto, tra l’altro, un curioso ‘scherzetto’: le piste gialle dedicate a chi si muove in carrozzina sono poche; quando ci sono terminano spesso sbattendo contro un gradino, che per un normodotato è una sciocchezza, per un disabile è un ostacolo insormontabile. Che bastardata.

Oltre il danno fisico, la beffa civica
Il sottopasso di viale Ceccarini è una sciccheria. Il viale nobile di Riccione, al contrario, è un tango di bestemmie. Le radici dei pini hanno alzato il pavimento, piastrellato. Rischiano d’inciampare perfino gli eretti, figuriamoci chi viaggia in carrozzina. Difficoltà disumane tra buche, gradini, slalom tra i turisti che se ne fottono di chi è messo male. Mi rendo conto solo ora di cosa significhi essere disabile: la vergogna di chiedere a tutti, permesso, aiuto, la prego… Oltre al danno fisico, la beffa civica, che schifo. Arriviamo, tardissimo, dopo un giro dell’oca indecente, all’albergo. La mamma di Giovanna, in effetti, non sta bene. Chiamiamo prontamente la guardia medica. Che ci consiglia di andare al Pronto Soccorso. Ma qui comincia un’altra storia – a lieto fine – con cui non vi tedio. “Fai il mio nome, fai il mio nome, non preoccuparti. Che in una città turistica non si pensi anche ai disabili mi sembra grave”, dice Giovanna. La quale, beata lei, da domani se ne va a Forte dei Marmi, dove questi problemi, dice, non ci sono. Giovanna, lo dico per farvi capire, è una donna solare, energica, generosa, intelligente. L’ultima cosa che vuole è rompere le palle al prossimo. Ma quando il prossimo, nella forma dell’Amministrazione pubblica, ti carica le palle addosso…

I disabili? Possono morire di fatica
Ricordo di avere scritto un articolo simile già un paio di anni fa. Lettera morta, i disabili possono pure morire di fatica da un lato all’altro della città alla ricerca di un sottopasso per accedere alla ‘marina’. La soluzione, inoltre, è facilissima. Che un dipendente comunale incaricato faccia un giro di Riccione con un disabile. Si faccia indicare i luoghi inaccessibili, le cose da cambiare. E che si cambi. Subito. Prima di spendere soldi per un concerto del cavolo, accertiamoci che tutti ma proprio tutti possano recarsi ad ascoltarlo.

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