Sul Classic Club il Comune di Rimini inciampa nel Consiglio di Stato

Sul Classic Club il Comune di Rimini inciampa nel Consiglio di Stato

Sospesa l’efficacia di due ordinanze del TAR, che erano favorevoli alle demolizioni richieste dal Comune. Ma ora è il Tribunale di Rimini a doversi esprimere sulla proprietà delle aree di via Feleto dove è stato costruito il locale notturno gay.

Due ordinanze di condanna in un solo giorno sono state rifilate lo scorso 3 agosto dal Consiglio di Stato al Comune di Rimini, con il corollario del pagamento di 3mila euro di spese di giudizio più gli accessori di legge. La doppia tegola abbattutasi sull’amministrazione di palazzo Garampi riguarda il conflitto con il Classic Club che si trascina da oltre venti anni passando da un’aula di giustizia all’altra.
Già alla fine dello scorso maggio avevamo dato conto dell’ennesima resistenza in giudizio del Comune avanti al TAR di Bologna contro il locale notturno gay di via Feleto. Ma vediamo gli sviluppi giudiziari degli ultimi giorni, preceduti da un doveroso “dove eravamo rimasti”.
Fra l’agosto e il settembre 2016 il dirigente dello Sportello Unico aveva ordinato la demolizione dell’immobile di civile abitazione di circa 150 mq di superficie lorda, e dell’“immobile avente destinazione artigianale di mq. 140,24 al lordo copertura a due falde con altezza variabile di ml. 3,25 e ml. 4,05 al colmo”, cioè la parte ritenuta abusiva della discoteca. Avendo il Classic fatto orecchie da mercante, nel marzo scorso erano seguite due diffide del Comune a rimuovere il tutto entro 90 giorni. Ma i proprietari e i gestori si sono opposti ricorrendo al TAR. A metà giugno i giudici di Bologna hanno però dato ragione al Comune, non concedendo al Classic Club la sospensiva dei provvedimenti di demolizione per mancanza di “fumus boni iuris”.
Ora, il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere l’efficacia dell’ordinanza di mancata concessione di queste sospensive.
Si tratta quindi di una decisione ancora interlocutoria, che rimanda alla discussione di merito dei due ricorsi, però è un segnale negativo per il Comune.
In dettaglio, i giudici amministrativi di secondo grado hanno ritenuto che “nel bilanciamento degli opposti interessi, prevalenti appaiono quelli di parte ricorrente”, cioè i proprietari ed i gestori del Classic Club, “in quanto tesi a non subire gli effetti del provvedimento originariamente impugnato nell’attesa della definizione nel merito del ricorso di primo grado”. Ed è in questa sede – aggiunge il Consiglio di Stato – che si potrà valutare se eventualmente “sospendere il giudizio” in attesa di un verdetto del Tribunale di Rimini.
Al palazzo di giustizia, infatti, è in programma il 10 novembre prossimo un’udienza della causa che oppone Comune e discoteca sul “regime proprietario dell’area”, vale a dire chi ne sia il legittimo proprietario.
E’ su questo punto che la storia si fa più complicata, perché nell’incredibile tira-e-molla trascinatosi dal 1988 in avanti, da una parte il Comune ha avanzato la pretesa dell’acquisizione dell’area al patrimonio pubblico, in quanto “lottizzazione abusiva”, mentre dalla parte opposta gli avvocati hanno replicato con una citazione in giudizio perché fosse accertata la proprietà privata ovvero, in subordine, l’usucapione dei terreni.
Un procedimento, ancora in corso presso il Tribunale di Rimini, che finora è sembrato volgere a favore dei privati.
Basti pensare all’ordinanza di 2 anni fa con cui il giudice ha intimato al Comune di “astenersi dall’intralciare in alcun modo il regolare svolgimento delle attività esercitate in loco dal Classic Club” cessando “ogni molestia e turbativa nel possesso” dei detentori del complesso edilizio.
Fonti vicine ai proprietari sottolineano che essi “si sono dovuti difendere impugnando i provvedimenti avanti al TAR ed al Consiglio di Stato, sopportandone i costi per cercare di conservare e tutelare, a denti stretti, i sacrifici di una vita”.

Nel settembre 2014 palazzo Garampi ha apposto i cartelli “Proprietà del Comune di Rimini” e i nastri perimetrali alle aree.

COMUNE-CLASSIC CLUB: CRONISTORIA DEL BRACCIO DI FERRO GIUDIZIARIO
Dicembre 1987: il Classic Club viene inaugurato in occasione del terzo congresso nazionale dell’Arcigay celebrato a Rimini sotto la regia di Franco Grillini, eletto presidente dell’associazione. Un testimone dei primissimi tempi dà questa descrizione: “una discoteca con darkroom e diverse piste da ballo, anche all’aperto, una piscina, e anche una piccola sauna. Ci si entrava con la tessera Arcigay … Al Classic c’era solo disco-music. Ma non ci si andava certo per la musica!”.
Aprile 1988: il Comune di Rimini ordina la “sospensione delle opere in corso di realizzazione nell’ambito di una lottizzazione abusiva di tipo sia negoziale che reale” in località Strada Vecchia di Coriano (poi via Feleto). I destinatari del provvedimento fanno ricorso al TAR ma non ottengono la sospensiva.
Ottobre 2004: il TAR di Bologna rigetta il ricorso.
Giugno 2005: il Consiglio di Stato rigetta il ricorso di annullamento della sentenza di primo grado. Nella stessa perizia di parte dell’appellante “si ammette l’esistenza di opere di urbanizzazione primaria, di una decina di piccole costruzioni residenziali” per le quali è stata fatta domanda di condono, “capanni e depositi”; i motivi del ricorso “sono palesemente infondati”.
Giugno 2007: il Consiglio di Stato giudica “completamente inammissibile” il ricorso per la revocazione della sentenza di due anni prima: “non c’è spazio alcuno per ipotizzare sviste o abbagli”.
Dicembre 2013: il Comune ordina la rimozione di alcune delle opere costruite nell’area oggetto di lottizzazione abusiva, ma il TAR sospende l’esecuzione dell’ordinanza.
Febbraio 2014: l’Ufficio espropri di palazzo Garampi comunica che entro 30 giorni verrà formalizzata l’avvenuta “acquisizione di diritto” delle aree lottizzate abusivamente al patrimonio comunale.
Settembre 2014: i legali del complesso edilizio e del locale citano in giudizio il Comune per l’accertamento della proprietà e, in subordine, l’usucapione dei terreni, giacché “nel ventennio 1988/2008 il possesso, continuato ed indisturbato, non è stato inciso da atti comunali o da atti giudiziali diretti ad ottenere la privazione del possesso”.
5 settembre 2014: il Comune notifica la formalizzazione dell’avvenuta acquisizione gratuita di diritto al patrimonio comunale dei terreni facenti parte della lottizzazione abusiva e chiede di rendere gli immobili liberi da persone e cose.
19 settembre 2014: istanza cautelare dei privati contro l’acquisizione al patrimonio comunale.
22 settembre 2014: il Comune appone cartelli (“Proprietà del Comune di Rimini”) e nastri perimetrali alle aree.
23 settembre 2014: il Comune copre i cartelli, in attesa della decisione sull’istanza cautelare.
Dicembre 2014: essendo stata rigettata l’istanza cautelare, il Comune completa le operazioni di immissione nel possesso temporaneamente sospese il 23 settembre.
1° dicembre 2014: il legale dei privati notifica al Comune il ricorso per manutenzione nel possesso avanzato in corso di causa.
Ottobre 2015: il giudice del Tribunale di Rimini intima al Comune di “cessare ogni molestia e turbativa nel possesso” dei privati.
Giugno 2017: due ordinanze del TAR favorevoli ai provvedimenti comunali che ingiungevano le demolizioni.
Agosto 2017: due ordinanze del Consiglio di Stato sospendono l’efficacia delle ordinanze di primo grado, in attesa della decisione nel merito e del verdetto del Tribunale di Rimini.
Novembre 2017: udienza di merito della causa sull’accertamento della proprietà delle aree.

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