Riconosciamogli lo status di “bottega storica”

Riconosciamogli lo status di “bottega storica”

E' una “attività commerciale” in pieno centro che espone sulla pubblica via. Insiste nello stesso luogo, con la medesima categoria merceologica e l’arredamento ha ormai una storia. Ma, scherzi a parte, che ne è del contrasto ai venditori abusivi? Lettera.

“I suonatori (quasi) cambiano, ma la musica è sempre la stessa”, è ciò che recita un vecchio adagio rivisitato, che non vorremmo mai vedersi concretizzare. Specie se in campagna elettorale la compagine vincente, abbia posto un forte accento sulla legalità e in qualche modo sull’intenzione di riappropriarsi del territorio.

Correva l’anno 2019 e all’incrocio tra le vie Castelfidardo e Clari operava un venditore abusivo di pelletteria con marchi contraffatti durante il mercato settimanale, ed alla luce del sole.
Mercoledì 10 novembre verso le ore 11:45 giunti nello stesso sito, dopo avere evitato con abile slalom decine tra mendicanti molesti e venditori abusivi in giro per la città, la scena non è cambiata.
Non è dato sapere se si tratti o meno dello stesso mercante di allora, ma la merce sì e, soprattutto, sempre nel medesimo posto.

L’attuale gestore è ben organizzato e oltre alla mercanzia esposta, ha un pratico borsone blu in cui tiene una sorta di magazzino, che nasconde in zone appartate e che usa all’occorrenza; in tal modo può rimpiazzare le vendite, ma anche limitare gli eventuali sequestri degli articoli esposti, sebbene a rischio prossimo allo zero. Non è una novità e, quindi, è bene ripercorrere la storia di questa “attività commerciale”.
Nelle pagine del nostro sito, già nel 2019 (qui) avevamo reso noto questo fenomeno e il fatto che fosse svolto in modo del tutto indisturbato. Da quell’anno ad oggi si sono poi susseguiti vari comunicati stampa garampiani, aventi per oggetto la severa – brrr! – azione di contrasto a quel fenomeno, fino all’ultimo del 20/10/2021.

Per la precisione, un articolo apparso su un altro quotidiano locale dava conto di questa notizia: “A Rimini continuano i servizi per il contrasto all’abusivismo commerciale e la vendita di marchi falsi, soprattutto nelle aree dei mercati rionali del centro storico” e nello specifico si riferivano alla fuga del “commerciante” alla vista degli agenti; aggiungeva peraltro che “l’uomo, già noto al Comando di Polizia Locale, è stato deferito all’autorità giudiziaria come dispone l’art. 517 del Codice Penale, per introduzione nello stato e commercio di prodotti con segni falsi e vendita di prodotti industriali con segni mendaci” (Sic).

Non è difficile comprendere il mondo che ruota intorno all’area del Mercato Coperto. A parte i soliti avvinazzati che ivi stazionano quotidianamente, quindi i venditori abusivi e mendicanti molesti.
Alcuni di essi itineranti, altri, come in questo caso, con postazioni fisse stanziali. Ma tutto ciò fa capo ad una rete di riscontro, ove ognuno di essi interloquisce con gli altri per segnalarsi vicendevolmente l’eventuale, semmai, presenza della forza pubblica, in modo tale da potere agilmente e celermente sparire all’occorrenza. Essi attuano un vero e proprio controllo del territorio, che l’istituzione cittadina ha perso da lunga data. In pratica sono i veri padroni della zona.
E da qui alcune considerazioni. È molto semplice, volendo, debellare il fenomeno; ma allora? I casi sono due: o non si è in grado, o non lo si vuole, e non ha alcun pregio semmai giustificarsi sostenendo che ciò accade in tante altre città italiane.
In ogni caso pregherei quindi di non emettere più proclami mirabolanti che narrano di una lotta a questi fenomeni, che di fatto non lo incide affatto. Finiamola per favore, risparmiateceli, interrompiamo questa tradizione; hanno il sapore di una mancanza di riguardo nei confronti dell’intelligenza dei cittadini, che invece accertano che alle parole non seguono i fatti.
Poi data la situazione minoritaria si faccia tesoro del detto di Giulio Cesare che sostanzialmente recita: “Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico!”
E allora diamo all’esercente/i di quel luogo una licenza di vendita, così da riscuotere magari qualche tassazione, e riconosciamogli lo status di Bottega Storica, perché in effetti è molto tempo che esercita e ne ha le caratteristiche; non ha mai cambiato il luogo, la categoria merceologica e, soprattutto, … l’arredamento.
Se poi fosse clandestino, beh, pazienza. Tanto la città ha reso il messaggio che tutto si può fare, basta non avere nulla da perdere. O quasi, al massimo qualche borsetta contraffatta; ma ciò fa anche parte del rischio d’impresa.

Salvatore de Vita

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