Lo tsunami concessioni balneari

Lo tsunami concessioni balneari

In troppi hanno giocato a fare gli statisti della rivoluzione turistica, senza capire in cosa consista l'innovazione. Lettera.

Mi rivolgo in primis all’assessore regionale al turismo Andrea Corsini, che è stato il principale conservatore dell’attuale sistema di spiaggia, e che oggi auspica una legge di riordino, senza dire una sola sillaba in merito.
Poi ce ne sono tanti altri, come i nostri sindaci, quello di prima e quello di adesso, che hanno giocato a fare gli statisti della rivoluzione turistica, senza mai capire che il nodo fondante di una vera rinascita sarebbe stato unire, nel modo più stretto possibile, il sistema balneare con il sistema ricettivo. Del resto se metti a capo del piano strategico colui che con tanto di manifesti voleva fare della spiaggia di Rimini una specie di cocobeach, il risultato non poteva che essere conseguente.
Un obiettivo che doveva partire mettendo in un unico impianto organizzativo spiaggia, lungomari ed aree in fregio, su cui creare quei servizi necessari alle nostre unità ricettive, un format che avrebbe esaltato un vero grande interesse pubblico predeterminato, facendo diventare l’aspetto economico delle concessioni un fattore secondario, così come previsto nel codice della navigazione.
Una impostazione che non necessitava e non necessita di alcuno strumento urbanistico, essendo già prevista nel piano spiaggia l’opzione di potersi allargare sul lungomare ed aree in fregio.
Dico questo per smentire i tanti che sostengono che è mancata la giusta programmazione, mentre la realtà dei fatti dimostra che come sempre a Rimini vince la solita pochezza conservatrice che nega qualsivoglia autentica innovazione.

Giulio Grillo

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