Segnalare rifiuti abbandonati? Peggio di una caccia al tesoro

Segnalare rifiuti abbandonati? Peggio di una caccia al tesoro

Mettere in pratica un normale senso civico nei confronti dell'ambiente non è impresa facile. Perché non basta volerlo esercitare, bisogna che gli enti preposti ascoltino i cittadini che segnalano quello che non va. Ecco cosa è capitato al nostro redattore. Che si è imbattuto in una piccola discarica improvvisata nei pressi della via Consolare Rimini-San Marino e in un cumulo di macerie via Simonini.

Come qualsiasi cittadino che ha un briciolo d’amore e di rispetto per il territorio in cui vive, il 25 di aprile scorso invio una serie di immagini tramite WhatsApp all’ufficio relazioni con il pubblico del Comune di Rimini. Lo faccio immediatamente dopo avere scoperto una piccola (non per questo meno pericolosa e deplorevole) discarica improvvisata. Un trionfo di cartacce, plastiche di varia forma e genere, sacchi neri pronti a rotolare lungo un dirupo che va a morire in un rivo. Alcuni di essi sono già comodamente a mollo.

Alcuni rifiuti sono già finiti in acqua

Teatro dell’estemporanea installazione è la Statale 72 Rimini-San Marino. Per la precisione, siamo all’interno della minuscola bretella (o variante) che la costeggia per poche manciate di passi.
Via Consolare Rimini-San Marino è un residuo della vecchia carreggiata che conduceva a Dogana prima che costruissero l’odierna superstrada. Ai più nostalgici è data l’occasione di ammirare una mesta sfilata di paracarri, pensionati mezzo secolo orsono.

Da quel punto, percorse poche centinaia di metri, si raggiunge il confine con l’Antica Terra della Libertà. Nello stesso giorno faccio anche un’altra segnalazione all’URP. La seconda riguarda un cumulo di macerie che posano placide in via Simonini a Rimini.

Il giorno dopo, avendo dimenticato di specificare meglio il luogo del primo “ritrovamento”, chiedo venia e allego una piantina scaricata dalle mappe di Google in cui evidenzio i punti esatti in cui ho visto i rifiuti. Dal momento che nella zona c’è una piadineria, la prendo come punto di riferimento e indico un preciso numero civico così che gli addetti al recupero non possano sbagliare.

Sono le 9 e 32 del giorno 26. A breve, il mio ottimismo verrà preso a rasoiate. Come pure la mia pazienza. Ora racconto come.

Stesso giorno. Ore 09 e 45: “Buongiorno, abbiamo inviato due segnalazioni distinte alla società Hera allegando le fotografie. Cordiali saluti, urp”. Ringrazio, ma il 2 maggio comunico che “le macerie sono ancora in Via Simonini”. Come prova, alle 12 e 27 accludo relative foto. Alle 15 e 04 mi rispondono: “Buongiorno, In merito alla segnalazione da lei effettuata, le comunichiamo che è stata inoltrata alla società HERA per la soluzione del problema. La preghiamo di ricontattarci qualora il problema non sia stato risolto. Distinti Saluti. URP”. Ancora grazie. Alle 12 e 25 del 6 maggio mi rimessaggiano (non nel senso che mi depositano in darsena, ma mi inviano uno sconfortante WhatsApp): “Buongiorno, in merito alla segnalazione da lei effettuata, Hera comunica quanto segue: “MATERIALI NON TROVATI“. Cordiali saluti, urp”.

A pensarci bene, avrei preferito la darsena. Va beh… , domando: “a quali materiali si riferiscono? Alle macerie (improbabile che qualcuno le abbia rimosse) o ai sacchi di immondizie nel rivo sulla statale di San Marino?” Cinque minuti più tardi specificano che “Riguarda la strada consolare per San Marino”. Alle 12 e 54 assicuro che “Andrò a controllare”; tant’è che alle 18 e 32 sventaglio senza pietà una gragnuola di sedici fotografie tra le quali un paio che mi premuro di dotare di inequivocabili frecce rosse.

Segui le frecce

A piè pagina faccio trovare il seguente testo: “Buon pomeriggio, dopo pranzo ho preso lo scooter e sono tornato sui luoghi in cui ho segnalato i rifiuti che incombono pericolosamente verso le acque del rio. Sono ancora tutti là. La piantina che nuovamente invio mi pareva di facile lettura, volendo trovare ciò che si cerca… anche se Hera comunica “MATERIALI NON TROVATI”. Mi permetto di suggerire che l’area lungo l’argine meriterebbe di essere controllata con attenzione. Temo che si troverà di tutto, dati i presupposti. Faccio presente che anche le macerie di via Simonini sono tuttora disciplinatamente al loro posto; anzi, come si potrà notare, la popolazione degli oggetti abbandonati è in costante aumento. Che qualcuno stia ristrutturando casa, in zona? Cordiali saluti”. Per maggior sicurezza, produco anche due brevi filmati. Con le coordinate fornite, il luogo l’avrebbe trovato anche un neo assunto, bendato e proveniente da Papua Nuova Guinea il giorno prima.

L’indomani, tra le 10 e 39 e le 12 e 07 il mio cellulare sgrava faticosamente tre comunicazioni: “Buongiorno, le dispiace indicarci il nome della via che lei chiama “Bretella della Consolare di San Marino”?
Grazie, urp”
“Mantiene lo stesso nome della via Consolare?”
“Abbiamo provveduto a riattivare entrambe le segnalazioni: le comunicheremo tempestivamente la risposta che perverrà ai nostri uffici. Cordiali saluti, urp”.

Sono nuovamente caduto sulla “bretella”, i pantaloni pure. Il morale è precipitato nel rivo con i sacchi neri. Non so se ne uscirò vivo. Con dita da bradipo, ricambio i saluti. Saranno gli ultimi. Sono le 12 e 09. Vorrei piangere, ma lo farò domani. Come Rossella O’Hara di Via col vento. Tuttavia, come l’eroina del film, non mi voglio dare per vinto/a. Stringo i denti e vado avanti, nonostante l’evidente crisi di identità. Quei rifiuti devono essere recuperati prima che finiscano tutti in ammollo. Mi rimane l’opzione Assessorato all’Ambiente. Spedisco le foto all’assessore Anna Montini. Mi assicura che prenderà contatti con Hera. Tra una cosa e l’altra, si è arrivati verso la fine della seconda decade di maggio.

L’assessore mi inoltra la risposta dell’azienda che si definisce società “tra le maggiori multiutility nazionali, operativa principalmente nei settori ambiente (gestione rifiuti) […] e il cui impianto strategico si basa fondamentalmente su cinque leve: crescita, efficienza, eccellenza, innovazione e agilità”. Ecco il testo: “Per la scarpata siamo andati e abbiamo raccolto circa 2 mc di rifiuti è rimasto qualcosa dove intervenire risultava pericoloso (servono le imbracature)”. Montini mi suggerisce di dare un’occhiata ove passassi da quelle parti e mi ribadisce la sua piena disponibilità. Passo da quelle parti. Questa volta vesto i panni di Bill Murray in “Ricomincio da capo” in cui il protagonista si trova a dover rivivere la medesima giornata all’infinito. La storia è ipnotica. Come la mia. Non faccio che inviare immagini; apparentemente sembrano sempre le stesse, ma io so bene che (e le date lo confermano) sono i rifiuti ad essere sempre gli stessi.

C’è pure un neon

Chiedo un appuntamento presso l’assessorato all’Ambiente. Mi viene concesso nel giro di poche ore. Ci incontriamo il 13 giugno. Ripropongo lo stesso tema. L’Assessore mi chiede di farle avere altri scatti che non le avevo mai mostrato. Lo faccio il giorno stesso e d’accordo con lei allego anche diverse immagini che riguardano San Giuliano a mare. Di questo argomento, peraltro, scriverò in seguito. Da allora non ho avuto più notizie. Per conto mio, non disturberò nuovamente l’Assessore. In compenso, due giorni prima di questo articolo ho nuovamente ripreso (per l’ennesima volta) la medesima scena cristallizzata. Solo le erbacce, crescendo, hanno parzialmente coperto alcuni rifiuti, perennemente inchiodati là. Forse, ma mi auguro di no, si è dovuta arrendere anche l’assessore Montini. Con buona pace delle famose “cinque leve”.

In proposito, giusto per risvegliare quella dell’agilità, vorrei far presente che facendo una visita con l’omino giallo di Google Maps sul luogo delle mie ripetute incursioni, è ben visibile il luogo da me contrassegnato con una X. Ebbene, già nel 2017 l’armadietto bianco e i copertoni da auto erano là. Forse all’epoca mancava il neon e qualche gomma, ma il resto era presente, visibile e asportabile con poca fatica. E senza imbracatura.
Quella, servirebbe a me per non afflosciarmi definitivamente. The End.

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