Se il vero monumento è il Ceis, addio speranze di recupero dell’Anfiteatro

Se il vero monumento è il Ceis, addio speranze di recupero dell’Anfiteatro

La lettera di Salvatore De Vita. La fotografia è di Gianluca Moretti.

L'incontro pubblico su Anfiteatro e Ceis è sembrato organizzato per convincere che il vero monumento è l'asilo italo-svizzero. La cui occupazione di un sito archeologico, però, non è più giustificata dalle ragioni che furono valide nell'immediato dopoguerra. Nella Disneyland gnassiana ci sarà posto per l'Anfiteatro com'era dov'era?

Ancora una volta siete stati gli unici a riportare, con dovizia di particolari e senso della realtà, la cronaca di un evento e segnatamente alla questione dell’Anfiteatro riminese. Io ero presente, ed è andata proprio così. In altri quotidiani solo un accenno edulcorato, o il silenzio assoluto; meglio non disturbare il manovratore. In buona sostanza sembrava che la serata fosse stata organizzata “ad arte”, per convincere che il vero monumento è il CEIS e non l’Anfiteatro.
Perché dopo avere sminuito ciò che resta al di sotto del terreno di quella struttura, e della inutilità totale del suo recupero, si è invece magnificato il CEIS, la sua storia e la sua funzione nella città. Peccato però che ciò sia finito da ormai sessant’anni, quando era frequentato da orfani e bambini indigenti, perché oggi vi si accede solo con cospicue rette sostenibili che solo un’ élite cittadina facoltosa si può permettere. Quindi cambiata radicalmente la sua funzione, non si comprende il perché la struttura non possa essere trasferita.
L’Assessore ha fatto come dire da “parafulmine”, in luogo del vero dominus della situazione che, non essendoci nulla da inaugurare, si è ben guardato dall’essere presente. Anche perché è stato dichiarato che la pressione esercitata affinché si liberi quel sito è strumentale; invece il fatto che debba permanere su quel sito in cui insiste un vincolo architettonico del 1913, dico io, è un vantaggio per la città.
E così abbiamo assistito alle solite scontate giustificazioni, all’impegno per impegnarsi – apposito gioco di parole – a trovare una soluzione, come peraltro ci viene ormai detto da lustri nello stesso modo anche se da soggetti diversi che via via si susseguono; i suonatori cambiano, ma la musica è sempre la stessa.
Forse chi ha organizzato la serata, e chi è intervenuto, non pensava ad una reazione simile del pubblico; concetti vaghi e fumosi, mancanza di risposte, ma è stato chiaro il messaggio; il CEIS non si sposta. Troppi accampati problemi, e nessuna volontà politica di trovare una soluzione. Purtroppo il tempo esiguo ha impedito a tanti, me compreso, di esprimere un parere. L’argomento meritava un più ampio respiro temporale, non si poteva liquidare nell’arco di qualche ora e senza poi avere gettato le basi per un seguito concreto.
La vicenda, del resto, si inserisce perfettamente nel senso di cultura che le Amministrazioni cittadine hanno sempre dimostrato, e della cura per i nostri beni architettonici. Ultimo dei quali la Disneyland gnassiana con un teatro snaturato, un finto fossato della Rocca, e un’orrenda soluzione che, a loro dire, valorizzerebbe il Ponte di Tiberio; a proposito di quest’ultimo, basterebbe solo saperlo vedere con l’occhio giusto per capirne la bellezza ed il valore.
Cordiali saluti.

Salvatore De Vita

© Fotografia di Gianluca Moretti

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