«Sgomento e anche astio per quel che ha combinato il mio ex studente Andrea Gnassi»

«Sgomento e anche astio per quel che ha combinato il mio ex studente Andrea Gnassi»

Replica di Rimondini a Nando Fabbri. Che fra l'altro dice: il progetto "modernista" di ricostruzione del teatro Galli venne bloccato dalla Soprintendenza di Ravenna perché avrebbe violato i due decreti ministeriali. Gli stessi che adesso «hanno impunemente violato per le loro cementate sul fossato di Castel Sismondo, e questa volta la Soprintendenza di Ravenna non li ha fermati».

SGOMENTO E ASTIO

Ma sì Nando Fabbri c’è dell’astio, da sgomento nel vedere trattato con ignorante, arrogante e testarda incuria l’ancora a Rimini non valorizzato castello di Filippo Brunelleschi, il top assoluto degli artisti italiani del Rinascimento, l’unico al cui confronto Fellini è uno dei tanti…Un mio ex studente riduce a “contenitore” l’opera a Rimini del maggiore architetto di tutti i tempi, purtroppo a Rimini MAI esibita seriamente come opera di Brunelleschi, se non con timidi “probabilmente”… non saresti anche tu sgomento e astioso? E’ un momento a Rimini della fortuna di miei ex studenti, senza che io possa manifestare un qualche guizzo di compiacimento narcisistico, a dimostrare anzi la vanità del mio insegnamento al liceo Serpieri: oltre al sindaco, studente delle generazioni edoniste e ludiche – si vede no? – Giampiero Piscaglia, assessore alla cultura, lui invece attivo sessantottino per il Manifesto, Paolo Maggioli presidente degli Industriali, monsignor Andrea Turchini, rettore del Seminario bolognese e tanti altri professionisti e industriali di una certa fama.
Nella testa di Andrea Gnassi invece non sono riuscito a mettere un pò di storia locale.

GNASSI: IL CASTELLO È UN “CONTENITORE” E CHI DISSENTE È UN NEMICO

Andrea sono andato a trovarlo, con Manlio Masini redattore di “Ariminum”, per scongiurarlo di non umiliare Castel Sismondo, cercando con Manlio di fargli capire che il castello, che avevamo presentato in diversi articoli della rivista, era un monumento assoluto, ma non c’era verso di fargli capire che non poteva essere un “contenitore”, e lui continuava a chiederci: cosa gli mettiamo dentro?
Io gli rispondevo: se proprio devi metterci dentro qualcosa, allora perché non la sezione medievale e rinascimentale del museo? O un museo dei Malatesta? Nelle ultime esternazioni, Gnassi ha continuato a parlare di cosa metterci dentro, facendo dell’ironia: un museo delle torture, un museo dei Malatesta?
In quell’occasione ho cercato anche di contestargli l’uso di trattare chi non era d’accordo con lui come un nemico da abbattere. Fa parte del tuo mestiere di sindaco, gli dicevo, tollerare il dissenso.
E lui: da bambino ero il capo di una banda nel Borgo San Giuliano, e ai nemici tiravamo i sassi. Ma ti pare Nando Fabbri che un sindaco parli come un bambino e non sia cresciuto nella gestione del dissenso dall’età del bullismo?

LE MENZOGNE DI GNASSI

E poi le menzogne: dentro il fossato del castello brunelleschiano, afferma Andrea, non c’è niente. Messe male, probabilmente, ci sono due ‘scarpe’ e ‘controscarpe’ o piani obliqui di 15 metri di altezza, testimoniati da disegni dell’ingegnere Pacifico Barilari del 1825. Evidentemente Gnassi non aveva letto o guardato le figure di “Ariminum”. E’ il fossato, come ci ha tramandato Roberto Valturio la vera novità della difesa del castello; e nella sua descrizione nel de re aedificatoria, il Valturio lo considera “magnae mentis et perillustris ingenii OPUS”. OPUS, come firmavano i pittori le loro tavole, “opera di una grande mente e di un famosissimo ingenio”. Espressione che si addiceva solo a Filippo Brunelleschi, che era venuto a Rimini due mesi alla fine dell’estate del 1438. E Gnassi a ripetere che non c’è niente…
E che il castello è cenere e rovine e che il museo lo renderà noto.
Ma il castello non è “cenere e ruderi”, o abbandonato pisciatoio pubblico, o fondale per un parcheggio di automobili; è stato oggetto di due campagne di restauro dal 1968 e sede di un congresso internazionale sui castelli, oggetto di studio e di diverse pubblicazioni del comune e della Fondazione Cassa di Risparmio.
E’ tipico di Gnassi inventarsi le ‘ragioni’ inesistenti dei suoi interventi disastrosi, e poi anche mutarle disinvoltamente. Negli ultimi tempi si è inventato un colloquio cinema Rinascimento, una valorizzazione del castello tramite il museo che di fatto non si è realizzata. Non c’erano esperti di storia dell’architettura o di letteratura – il nucleo interno del castello è un luogo dantesco, e il 2021 è l’anno del centenario della morte di Dante (1265-1321) – nel gruppo di operatori che hanno allestito il castello, e la realizzazione del museo non concede niente allo spazio dove è stata allestita, tanto che viene subito in mente che può essere sfilata da quello spazio e trasferita in uno spazio diverso, per esempio in una colonia. Il castello non è adatto per mostre, i suoi spazi non sono sufficienti e uno degli allestitori della mostra felliniana ha detto che non hanno potuto esporre tutto il materiale.

GNASSI INCOMBERÀ A PALAZZO GARAMPI COME CONSULENTE DI UN CLONE?

Di recente Sgarbi ha detto che gli piace la piscina di cemento per pediluvi davanti al castello, lui che aveva definito la prima parziale cementata davanti alla porta “vasche dei pesci rossi”, bene adesso la vasca c’è mancano solo i pesci rossi.
Sgarbi adesso si è schierato col cessato sindaco, anzi, ci ha detto che hanno due occasioni di lavoro in comune da realizzare una relativa ai registi Antonioni e Fellini e un’altra relativa alle tette del pittore Cagnacci e quelle di Fellini. Come possono realizzare attività insieme se Gnassi non è più a palazzo Garampi? Vuole restare come “consulente culturale”? Ci sono effettivamente “consulenti” pagati dal comune.
Abbiamo visto in piccoli comuni dell’entroterra, negli anni passati, vecchi sindaci uomini di potere locale senza più potere istituzionale, tenere il loro ufficio con la porta aperta sull’ufficio del sindaco clone. E’ questo che si sta preparando a danno della cultura e di tutti?

IL “CENTRALISMO DEMOCRATICO” ARMA DI COMBATTIMENTO MA SECOLARE DISEDUCAZIONE DEMOCRATICA PER LA SOCIETÀ POLITICA

Ammetto di essere stato brutale nel riassumere la storia del pci, che ha momenti gloriosi, e la meno gloriosa, a mio avviso, educazione popolare al “centralismo democratico” con delle metafore offensive. Però due cose mi sembrano vere: il “centralismo democratico” era uno strumento da combattimento, quando si attacca e si spara non c’è spazio per le discussioni democratiche.
Arrivano ordini e bisogna ubbidire…
Già nel ’68 si era visto, fuori del partito, ma conseguenze della educazione ‘rivoluzionaria’ che il pci non aveva mai dismesso, il proliferare di capetti o piccoli dittatori, eredi del segretario generale, tanti sedicenti Lenin o Stalin a capo delle formazioni dai sogni “rivoluzionari”. Il fenomeno si è ripetuto quando il pci si è suicidato alla Bolognina. Una proliferazione di capetti piccoli segretari
generali. Anche a scuola, al tempo del ministero Berlinguer, i presidi comunisti avevano acquisito dei poteri dittatoriali, ed eliminato qualsiasi potere collegiale.
A Rimini i sindaci del pd di origine comunista, si sono presentati come Gnassi dei geni politici solitari al governo locale. Ma le masse sono rimaste passive, anche oggi, e senza la tradizione al dissenso e alla discussione democratica.

L’ASSOCIAZIONE RIMINI CITTÀ D’ARTE RENATA TEBALDI FONDATA PER LA RICOSTRUZIONE FILOLOGICA DEL TEATRO DI LUIGI POLETTI

Nando Fabbri le citazioni della associazione Rimini Città d’Arte poi anche Renata Tebaldi hanno una relazione organica con la lotta per salvare il castello.
L’associazione Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi venne fondata nel 1997 per la ricostruzione filologica del Teatro di Rimini, opera insigne di Luigi Poletti 1842-1857. Lo statuto recita: “Associazione per la ricostruzione del Teatro Amintore Galli “com’era e dov’era” secondo il progetto originale di Luigi Poletti e per la salvaguardia da manomissioni di Castel Sismondo”.

La battaglia di Rimondini e dell’associazione Rimini Città d’Arte in difesa del Galli e dei beni culturali. Anche all’epoca la stampa non dava spazio a queste “rivendicazioni”, tranne poche eccezioni. La Voce ospitò l’appello dello storico al ministro il 14 giugno 2001.

L’amministrazione socialista aveva dato a un architetto fiorentino, Adolfo Natalini e al suo gruppo di architetti locali, il compito di ricostruire il teatro con una sala moderna, un pò tetra alla Albert Speer.
Questi aggiungevano una sala moderna al teatro neoclassico, invadevano anche l’area di castel Sismondo e non tenevano conto di un decreto ministeriale del 1915. Il nuovo sindaco comunista venne convertito a un progetto che da segretario di federazione aveva contrastato, e la cordata socialista diventò la cordata comunista, con opportuni cambiamenti di tessere di partito di alcuni degli architetti di Natalini.
Poi gli architetti di Natalini presentarono alcuni disegni pagati miliardi di lire ma tutti con la stessa violazione del Decreto ministeriale del 1915 sul rispetto dell’area che contorna il castello, al quale nel 1991 si aggiunse un Decreto della Soprintendenza archeologica.

UN ESPOSTO ARCHIVIATO

Noi della Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi denunciammo, con un esposto preparato dall’avvocato G. Lionello Ricciotti alla procura, questo traffico di progetti miliardari che venivano tutti bloccati dalla Soprintendenza di Ravenna per la violazione dei due decreti ministeriali, ma la procura decise di archiviarlo. Guarda caso si tratta degli stessi decreti che Gnassi e i suoi tecnici hanno impunemente violato per le loro cementate sul fossato di castel Sismondo, ma questa volta la Soprintendenza di Ravenna non li ha fermati. Anche per il castello e per la violazione degli stessi decreti ministeriali, Italia Nostra ha presentato alla procura un esposto ad opera del magistrato emerito Giovanni Losavio.

Eravamo “quattro gatti”, come ci chiamò Silvano Cardellini del “Carlino” che però pubblicava i nostri comunicati, non come l’attuale sezione dell’ufficio stampa di Gnassi che ci ha sempre ignorati fino a pochi giorni fa.

L’ABBRACCIO AL TEATRO

Poi quando riempimmo la piazza Cavour, per l’abbraccio al teatro, con un migliaio di persone, ottocento delle quali ci lasciarono nome, cognome e numero telefonico, Silvano passò dalla nostra parte.
L’abbraccio al teatro è stata un’operazione simile alla controinaugurazione all’Arco del 19 agosto.
Il 19 agosto di quest’anno siamo stati un centinaio contro i 2.500 che dicono avere assistito all’apertura del Gnassi Museum. Mo i cento possono ben dire, come Sigismondo Pandolfo nella battaglia di Nidastore: noi cento “semo più homeni” dei 2500 di Gnassi. E abbiamo deciso di smantellare il cemento dal fossato e da piazza Malatesta e di sloggiare il museo Fellini dal castello.

L’INTERVENTO DEL SOTTOSEGRETARIO VITTORIO SGARBI

Fu decisivo in seguito l’intervento, da noi provocato con una lettera pubblicata sul “Carlino”, di Vittorio Sgarbi, sottosegretario del ministero dei beni Culturali, che tolse al comune il compito della ricostruzione del teatro e lo affidò al Soprintendente regionale Elio Garzillo che a sua volta incaricò del progetto l’architetto Pier Luigi Cervellati.

Il ciclone Sgarbi sul Galli. L’allora sottosegretario fu un tassello determinante nel far propendere per il recupero del teatro “com’era dov’era” (La Voce di Rimini 18 giugno 2001).

Il prezioso progetto dell’architetto Cervellati, consegnato al comune venne imbolsito dai tecnici comunali e realizzato con cemento armato – il cemento risorsa e maledizione dell’architettura moderna -. E tuttavia il risultato non è del tutto inaccettabile, è come uno spartito di Mozart suonato da una banda comunale. Quando il sipario dipinto di Francesco Coghetti restaurato verrà rimesso al suo posto avremo un anello di ottonina che incastona un capolavoro originale della pittura dell’800 romano: rappresenta Cesare che passa il Rubicone, che è l’Uso vicino a Bellaria, opera di Francesco Coghetti.
C’erano a Rimini dei veri talenti tra i cantanti d’opera e i suonatori di strumenti musicali. Noi speriamo di avere allacciato al presente questa tradizione creativa artistica.

GNASSI SI APPROPRIA DEI MERITI DELLA RICOSTRUZIONE DEL TEATRO

Con Gnassi il teatro fu ultimato nella ricostruzione. Il detto cessato sindaco, seguendo un’idea del gruppo Natalini, chissà perché, voleva aprire nella ricostruzione il retro del palco scenico per un teatro arena nel posteriore dell’edificio. Evidentemente Andrea non sapeva com’è fatto un teatro, con la piattaforma del palco che scende verso la platea, cosa che rende impossibile aprirlo dietro, finché qualche temerario non è riuscito a spiegarglielo, e il buco posteriore non è stato aperto.
Quando ha inaugurato il teatro, Andrea Gnassi, che ha una cultura senza la storia anche nelle vicende contemporanee, nel suo discorso ampolloso si è attribuito narcisisticamente il merito dell’opera, che dal punto di vista istituzionale doveva invece attribuire al sindaco Alberto Ravaioli e all’assessore Stefano Pivato, e per la rivoluzione del progetto a noi dell’associazione Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi.
Il presidente dell’associazione Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi, Attilio Giovagnoli, l’architetto Roberto Mancini primo capo sezione del FAI, e lo scrivente, non senza consultazione degli amici rimasti vivi dell’associazione, hanno deciso di avere, in concorso con Italia Nostra e con le altre associazioni culturali di Rimini, il compito storico della difesa e della valorizzazione dell’opera trascurata dell’immenso Brunelleschi. Rimini con il Castello del Brunelleschi e il Tempio dell’Alberti è la seconda città italiana del Rinascimento, dopo Firenze. Io sono entrato negli ottanta anni, non vedrò gli operai con i martelli pneumatici a disfare il cemento della piscina dei pediluvi o il trasferimento, il nostro presidente che è ancora giovane cercherà di far durare la nostra associazione con l’apertura ai giovani per farla vivere nel futuro.
Nando Fabbri spero di averti spiegato cosa c’entra la Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi. Tutti i documenti che provano quanto citato, tutti gli articoli di giornale e anche l’esposto sono consultabili nel nostro sito.

Immagine: nella foto d’apertura il prof. Giovanni Rimondini sorpreso da Lussi Pagammo assorto nello studio in una sala della biblioteca Gambalunga.

COMMENTI

DISQUS: 0