Stefano Pivato su piazza Malatesta: «modernizzazione che sa di cattivo gusto»

Stefano Pivato su piazza Malatesta: «modernizzazione che sa di cattivo gusto»

L'opera imposta da Andrea Gnassi e dal suo “personalistico modo di governare distante dal significato di Res-pubblica” viene schiaffeggiata anche dall'ex assessore alla cultura e professore di storia contemporanea. Ma dice la sua anche Melucci: il Piano strategico “non contempla la realizzazione di un polo museale a Castel Sismondo”, decisa “dal sindaco senza manco discuterla nelle sedi opportune”. Molto meglio la sede del museo sarebbe stata nella palazzina Roma di piazzale Fellini. Sul blog "TerraNostra" del Sole 24 Ore.

In piazza Malatesta ha prevalso «la voglia sfrenata di quanti hanno puntato a una modernizzazione della città che sa di cattivo gusto». Stefano Pivato, ex assessore alla cultura del Comune di Rimini col sindaco Ravaioli, poi rettore dell’università di Urbino, professore di Storia contemporanea, affida a poche pungenti parole il suo giudizio sul museo Fellini debordante nella storica piazza di Rimini e nella rocca malatestiana. S’allunga ulteriormente la lista di quanti inorridiscono davanti allo stravolgimento imposto nel cuore di Rimini.
L’opinione di Pivato è stata raccolta da Nicola Dante Basile, autore del blog “TerraNostra” del Sole 24 Ore, in un servizio dal titolo: «Fellini Museum, Rimini spaccata in due sulla sede a Castel Sismondo del Brunelleschi».
Spiega l’autore del blog che «al grande cineasta scomparso 28 anni fa, l’Italia ha deciso di dedicare un grande spazio museale permanente realizzato a Castel Sismondo di Rimini, sua città Natale. Si tratta del Fellini Museum che il ministro della Cultura Dario Franceschini ha presentato alla 78° Mostra internazionale del Cinema, in corso a Venezia. Un’occasione appropriata per omaggiare l’autore di memorabili film entrati nella storia del cinema».
Racconta che l’inaugurazione ha visto «tre giorni di festa, visite libere al museo e spettacoli fantasmagorici proiettati sulle pareti dell’adiacente Teatro Galli, anch’esso tornato dopo decenni di oblio a nuova vita, ma nel rispetto filologico delle linee architettoniche originarie. Il pubblico accorso nella pubblica piazza ha apprezzato».
Passa poi a introdurre l’altra faccia della medaglia: «Non la stessa cosa si può dire di quanti già in precedenza avevano bocciato, con un nulla di fatto, la decisione dell’amministrazione comunale di realizzare il polo museale nella roccaforte quattrocentesca dedicata a Sismondo Malatesta: gioiello d’opera del genio assoluto dell’architettura rinascimentale Filippo Brunelleschi, fino a qualche decennio fa utilizzato anche come carcere.
A stigmatizzare la scelta fatta è un po’ tutta l’élite della cultura riminese, delle associazioni, della società civile che mette sotto accusa il sindaco Gnassi per il suo “personalistico modo di governare distante dal significato di Repubblica, da Res-pubblica, cosa del popolo”, come afferma Stefano Pivato, professore di Storia contemporanea e per anni assessore alla Cultura di Rimini. E in questa veste tra i protagonisti del recupero della Domus del chirurgo di piazza Ferrari, del cinema Fulgor e del progetto di restauro filologico del Teatro Galli.
Esperienza che, il già rettore dell’Università di Urbino, assertore del principio che “la ristrutturazione di un’opera di per sé bella, deve avvenire nel rispetto filologico del com’era, dov’era”, avrebbe voluto fosse ripetuta anche per la Rocca e Piazza Malatesta. Ma se ciò non è stato fatto é perché ha prevalso “la voglia sfrenata di quanti hanno puntato a una modernizzazione della città che sa di cattivo gusto”».

Stefano Pivato.

Aggiunge Nicola Dante Basile: «L’accusa di Pivato fa il paio con l’affondo dello storico dell’arte Giovanni Rimondini che definisce Castel Sismondo “museo di sé stesso”. Purtroppo “trasformato in contenitore di ciaffi felliniani, che lo stesso Fellini non avrebbe manco osato immaginare”. Da qui la decisione cavalcata da Rimondini e avallata da Italia Nostra, Fai e Rimini città d’Arte Renata Tebaldi di chiedere l’intervento del ministro Franceschini, affinché il Fellini Museum venga trasferito in una più appropriata sede cittadina.
Attacchi senza se e senza ma che hanno surriscaldato il già arroventato clima di mezz’estate e ora tenuto più che mai vivo dalla politica locale, presa com’è dall’imminente voto per le amministrative.
Enzo Ceccarelli, candidato sindaco della coalizione di centrodestra, dice: “Sono anni che a Rimini si discute di un luogo dove celebrare l’opera geniale di Fellini. Ha prevalso la scelta del sindaco Gnassi che, in totale autonomia, ha deciso per Castel Sismondo, dimostrando mancanza di logica e facendo della rocca del Brunelleschi un contenitore di oggetti moderni che avrebbero certo meritato luoghi e spazi più appropriati. Una scelta che ha disorientato l’opinione pubblica e allontanato le aziende private, inizialmente accreditate come sostenitrici dell’opera medesima. Un disastro”. Ma se l’intervento di Ceccarelli è di per sé scontato, non altrettanto si può dire del peana cantato da Maurizio Melucci, compagno di fede e di lotta del sindaco Pd che un anno fa, intervistato da TerraNostra (28 settembre 2020) sparò a zero sul “lungomare più bello del mondo”, definendolo opera sbagliata. Tanto che “è stata oggetto di rifacimenti necessari per eliminare talune carenze strutturali”».
E infatti l’altra voce riportata nel pezzo è quella del già vicensindaco Maurizio Melucci: «Ora, a meno di un mese dal voto, Melucci torna a fare le pulci alla gestione del compagno sindaco, ricordando che il Piano strategico 2010 per gli interventi strutturali a Rimini “non contempla la realizzazione di un polo museale a Castel Sismondo”. Decisa “dal sindaco senza manco discuterla nelle sedi opportune” del potere locale. E aggiunge che, quando gli scavi in piazza Malatesta hanno portato alla luce reperti di epoca romana “la Sovrintendenza alle belle arti non risulta abbia adottato pareri contrari, lasciando che si facesse quello che poi è stato fatto”.
Per tutte queste ragioni Melucci sostiene di avere suggerito chi di dovere di “considerare come sede del museo a Fellini la palazzina Roma di Piazza Fellini”, peraltro dirimpetto al Grand Hotel caro allo stesso regista».
Ma figurarsi se il sindaco potrebbe prendere in considerazione una proposta del suo “rivale”.
L’articolo di TerraNostra si chiude con una puntura che forse lascerà un po’ di bruciore al major che è convinto di essere il number one su scala planetaria: «Nel frattempo anche la campagna elettorale in città si fa più stringente, con Gnassi non ricandidabile che tira dritto per la sua strada. Dicendosi certo, come ha fatto presentando in piazza Malatesta il libro “L’Italia che vogliamo” del presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che “Rimini è operativamente molto più avanti di altre città e guarda più che mai al futuro”. A quali città si riferisse non ne ha fatto menzione, certo ha sostenuto la sua personale convinzione che “il Fellini Museum ha lo stesso ruolo e la centralità che il Museo Guggenheim ha per Bilbao: motore di cultura e arte, attivatore di rigenerazione dell’intera città…”. Un confronto davvero coraggioso, signor sindaco. Certo augurabile, ma che per ora, se lo lasci dire, è solo una bella idea con tutti i contorni del sogno. Felliniano».

L’articolo uscito su TerraNostra.

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