Un po’ di invidia per quel che accade a Cesena: scavi archeologici “in diretta” per i cittadini

Un po’ di invidia per quel che accade a Cesena: scavi archeologici “in diretta” per i cittadini

E intanto dietro al Galli è sparito il verde praticello.

Davanti alla biblioteca Malatestiana c'è gran lavorìo e stanno venendo alla luce tracce importanti dei secoli passati. Ma a differenza di quel che si è verificato in piazza Malatesta e in altri cantieri riminesi, a Cesena hanno deciso di piazzare un grande monitor per mostrare ciò che succede. Davanti alla biblioteca Malatestiana c'è gran lavorìo e stanno venendo alla luce tracce importanti dei secoli passati. Ma a differenza di quel che si è verificato in piazza Malatesta e in altri cantieri riminesi, a Cesena hanno deciso di piazzare un grande monitor per mostrare ciò che succede.

A Rimini negli ultimi tempi si è cercato di nascondere gli scavi archeologici. A Cesena invece, nel cantiere che si trova davanti alla splendida biblioteca Malatestiana, interessato da un progetto di riqualificazione da 3,3 milioni di euro, sono in corso importanti scavi che stanno anche richiamando l’attenzione sui secoli passati, e proprio lì ieri mattina sul lato del palazzo del Ridotto in piazza Almerici è stato collocato un grande monitor ledwall (3 metri per 1) «attraverso il quale i cesenati potranno restare aggiornati sull’andamento dei lavori e su tutti i contenuti di carattere archeologico relativi all’area» fa sapere l’amministrazione a guida Lattuca (Pd). Non proprio un tempismo perfetto, visto che il cantiere è aperto da aprile e alcuni rinvenimenti archeologici significativi hanno già visto la luce (nel mese di agosto è stato staccato da questa piazza un mosaico che si trovava a circa 2 metri di profondità), ma si tratta sicuramente di un modo nuovo e interessante per aprire una finestra contemporaneamente sul passato e sul presente, in maniera trasparente e partecipata. Ecco perché a Rimini c’è qualche motivo di invidia per quel che accade a pochi chilometri di distanza.

Ben altro è successo infatti a Rimini in un cantiere sicuramente non meno importante di quello in corso a Cesena. Le prime notizie su quanto stava emergendo in piazza Malatesta le ha scritte Rimini 2.0 nell’agosto di un anno fa, costringendo l’amministrazione comunale ad emettere uno scarno comunicato stampa di conferma. Il resto è ormai storia. Dalla commissione consiliare cultura presieduta da Davide Frisoni che per saperne qualcosa di più sui lavori in corso è stata costretta ad organizzare sopralluoghi, anche in forma congiunta con la commissione “controllo e garanzia” (qui) in piazza Malatesta, fino all’ultima del 9 agosto, che ha messo il naso dentro Castel Sismondo.

Ma piazza Malatesta circondata da una rete di oscuramento non è stato l’unico cantiere di cui si è saputo poco o nulla. Non molto diversamente sono andate le cose in piazzetta San Martino e in via Cavalieri, dove addirittura la Soprintendenza non risponde a chi domanda che fine abbiano fatto i reperti archeologici che Salvatore de Vita aveva fotografato.

Lavori in corso. Anche l’area che durante l’inaugurazione e nei giorni di Al Meni appariva ricoperta di un bel praticello, viene in queste ore piastrellata e “ingrigita”.

Ora in piazza Malatesta non c’è più nessun cantiere da osservare. E’ stato tutto sepolto sotto uno spesso strato di cemento armato. In questi giorni viene piastrellato anche quello spazio fra la vasca d’acqua e l’ingresso posteriore del teatro Galli, che durante l’inaugurazione e l’ultima edizione di Al Meni era stato “addobbato” di verde. Sì, perché pare che di addobbo si trattasse. In una spianata di cemento, com’è oggi piazza Malatesta, un po’ di prato e qualche alberello non ci stavano in effetti male. Anzi, toglievano quella percezione di grigio e di monotonia che spengono la piazza. Ma è stata una bellezza passeggera. Molto passeggera.

Il prato e gli alberelli fra la vasca d’acqua e il retro del Galli sono stati solo un addobbo temporaneo.

Gli operai sono all’opera anche in queste ore e stanno, appunto, piastrellando. D’altra parte all’ingresso di servizio del Galli devono arrivare i mezzi di trasporto, anche pesanti, che scaricano e caricano tutto l’occorrente per gli allestimenti di vario genere e non potrebbero certo farlo salendo sul praticello inglese.

Chi l’ha vista? L’arena delle arti, annunciata nel 2016 dalla giunta comunale e poi sostituita dalla vasca d’acqua. Sarà per questo che si chiama “piazza dei sogni”?

C’è un’altra notizia che segue a ruota. In occasione del concerto di Ludovico Einaudi nella “piazza dei sogni” si è letto che il luogo dell’evento «diventerà una grande arena di spettacolo nei mesi dell’estate riminese». Ma l’arena delle arti, questo il nome col quale era stata battezzata, era ben altra cosa nei progetti della giunta. La stessa giunta che poi ha optato per la vasca d’acqua. Anno 2016: con tanto di rendering, venivano diffuse le prime immagini della nuova piazza Malatesta caratterizzata da «una grande arena a cielo aperto che si aprirà dal Teatro Galli verso Castel Sismondo», per «realizzare eventi spettacolari di qualità per 12 mesi all’anno», dichiarava il sindaco Gnassi. E aggiungeva: «difficile rintracciare una scenografia naturale così suggestiva, dove un castello medievale e un teatro ottocentesco fanno da fondale a una platea di un incantevole teatro a cielo aperto. La prima motivazione di una piazza che si trasforma temporaneamente in un’arena di spettacolo sta dunque in quel binomio di incredibile fascino che restituiscono il teatro e il castello se messi a dialogare fra loro per finalità culturali, in uno sfondo unico e irripetibile». A parte la bestialità della datazione del castello di Brunelleschi, il resto veniva annunciato come una certezza.

Il rinoceronte abbassa la testa e sembra triste. Da quando è tornato dal giro in gondola a Venezia dicono che non sia più a proprio agio in piazzetta San Martino.

Proseguiva Gnassi: «Sul retro di un qualsiasi palcoscenico per rappresentazioni importanti all’aperto, deve essere allestita un’area che contiene in scala ridotta tutte le funzioni che all’interno di un teatro fanno funzionare il palcoscenico, dai camerini, ai quadri elettrici, agli spazi di deposito di scene o strumenti, fino alla funzionalità scenica del retropalco e di tutto ciò che deve accadere dietro le quinte. Quelle condizioni tecniche e funzionali, che in un altro luogo di spettacolo all’aperto andrebbero allestite di volta in volta, ci sono già a portata di mano nel teatro che fa da sfondo agli spettacoli nell’arena di piazza Malatesta». Si dilungava anche nei dettagli: «Ragioni tecniche, legate all’inclinazione del palcoscenico del Teatro Galli e alla sua visibilità dall’arena della piazza, consigliano di prolungare il palcoscenico all’esterno, con dimensioni adattabili a ogni genere di spettacolo, dall’opera, al teatro, al jazz, al pop, alla danza. In tutto questo il Teatro Galli è parte integrante della scena, è in scena, così come lo è Castel Sismondo, l’uno e l’altro dandosi reciprocamente un nuovo senso, dopo tanti, troppi anni di attesa». E in effetti l’idea di portare il teatro in piazza poteva avere un senso quanto meno economico, perché sarà sempre molto difficile, se non impossibile, “mantenere” il teatro con gli introiti derivanti dai poco più di 800 posti disponibili, e ampliarne la capienza debordando sulla piazza nei mesi estivi avrebbe permesso di aumentare gli incassi e probabilmente far tornare i conti.
Invece l’arena delle arti è stata soppiantata dalla vasca d’acqua, che spezza definitivamente la piazza.

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