Sul ponte di Augusto e Tiberio

Sul ponte di Augusto e Tiberio

I romani costruivano i ponti a partire dall'imposta sugli archi? Si riesce a confrontarsi su osservazioni fatte con ordine, del tutto e dei dettagli di un monumento, documenti e congetture? La palla lanciata dal prof. Rimondini.

Immagine progettata, disegnata e incisa da Ligi Tonini per l’opera “Il porto di Rimini” del 1862. Contiene degli errori che vengono messi in luce sotto senza intaccare il valore complessivo del Tonini come storico.

PROFESSORE
Christian, che bell’incontro al Ponte di Augusto e Tiberio; è un pezzo che non ci si vedeva e sentiva.

CHRISTIAN
Prof. non sono spesso a Rimini, adesso studio storia medievale a Perugia; Alessia studia alla facoltà del turismo qui a Rimini. Però io la seguo sempre professore e leggo i suoi saggi su Rimini 2.0… anche se non sono sempre d’accordo con lei…

PROFESSORE
Non mi aspetto che i miei lettori siano tutti d’accordo con me. E se uno non è d’accordo con me mica lo odio e cerco di umiliarlo o fargli del male, anzi mi piacerebbe discutere le eventuali differenze. Tu per esempio su quale argomento non sei d’accordo?

CHRISTIAN
Non si arrabbi eh? Ma il suo ultimo intervento in Rimini 2.0 sulla subsidenza del ponte e della città antica mi ha…infastidito; io preferisco la tradizionale posizione sul porto e sul fiume Marecchia del nostro grande storico Luigi Tonini.

PROFESSORE
Avrai le tue ragioni, possiamo discuterne?

Intervengo sulla immagine del fiume del Tonini, non perfetta nelle misure e solo indicativa, tuttavia utile per mettere in evidenza le verità storiche relative al corso del fiume, al confine del mare e alle seguenti presenze:
1) primo corso del fiume ipotizzato dal Tonini: dal ponte romano taglia attraverso la città unendo l’area del futuro Borgo di Marina al Borgo San Giuliano;
2) mura e torri della città romana III secolo prima di Cristo e Anfiteatro del II secolo dopo Cristo, posti davanti alla spiaggia;
3) livello del mare da 268 avanti Cristo a un anno dopo il 1469 e prima del 1506;
4) mura malatestiane che tagliavano la spiaggia del porto e finivano in mare del 1352 o 1358, all’asciutto nel 1506;
5) mura malatestiane che tagliavano la spiaggia del Borgo San Giuliano e finivano in mare.

CHRISTIAN
Certamente. Ha presente la bella immagine dei tre corsi del Marecchia allegata al libro del Tonini Il porto di Rimini del 1864? Mi è sempre sembrata geniale. Chi l’avrebbe mai detto che il fiume ha una storia con situazioni ben diverse da quelle che vediamo oggi.

PROFESSORE
È vero: tutto quello che esiste oggi ha una storia e dei precedenti ben diversi da quello che vediamo. Ho presente la pianta del Tonini; partiamo da lì; l’autore cambia tre volte il corso del fiume subito dopo il ponte e giustifica queste tre varianti. Ora proprio su queste giustificazioni si può ragionare; le ricordi? Ti va se le discutiamo?

CHRISTIAN
Certamente, mettiamoci qui su queste panchine.

PROFESSORE
Hai presente la prima variante incisa dal Tonini del corso del Marecchia? Inizia subito dopo il ponte e attraversa tutta la città in diagonale fino ad arrivare all’uscita della fossa Patara dove incontra il “murazzo” e la “torrazza” che seguendo il Clementini lui ritiene essere il molo e la torre del faro del secondo porto romano di Ariminum.

CHRISTIAN
Mi sembra tutto coerente.

PROFESSORE
A me sembra poco credibile anche per la ragione che accampa; considerando che la prima parte di attraversamento del fiume nella città avrebbe intaccato sia le quote alte del terreno, sia quanto rimane in quella posizione della forma urbis, cioè il reticolo dei cardini e dei decumani, sia pure in un sito piuttosto problematico e non ancora chiarito dagli archeologi in modo convincente.
Ma è la giustificazione che ne dà che a me non sembra accettabile: scrive infatti che il fiume avrebbe attraversato la città subito dopo il ponte seguendo la direzione delle pile del ponte che non sono normali all’asse del ponte, ma appunto oblique e dirette verso la città.

Una delle due porte trecentesche che davano accesso al porto prima che venisse spostato fuori porta Galliana.

CHRISTIAN
Non è giusto?

PROFESSORE
No. Non mi pare necessario che in uscita dalle pile con la direzione obliqua le acque siano costrette a seguire questa direzione; seguiranno la direzione dell’alveo sia naturale sia artificiale che devono imboccare. Credo che l’obliquità delle pile serva piuttosto per catturare le acque in entrata da un fiume che scorreva parallelo alla via Emilia e quindi parallelo al ponte. È vero che l’Ariminus, che poi si chiamerà Marecchia, prima del ponte ha cambiato corso molte volte.

Lungo il fiume dopo il ponte romano: in rosso le mura di fondamento romane di diverse epoche normali all’asse del ponte; in viola le mura medievali su fondamento del ‘200; e in arancione le mura del ‘300 con porta Galliana rifatta da Sigismondo Pandolfo.

Poi, Christian, le sponde del fiume che vediamo e abbiamo visto in misura maggiore quando hanno scavato la ghiaia negli anni ’70, va bene tu non c’eri ancora, prima e dopo il ponte sono palinsesti che cominciano con muri romani di diverse epoche e soprattutto sono normali all’asse del ponte. Su questi muri a destra del canale, che dal ponte vanno alla porta Galliana, nello spazio dove era sistemato il primo porto medievale, e che ti ripeto sotto l’acqua sono romani – sì ce n’è anche una parte obliqua che però viene subito interrotta dal muro normale all’asse –, adesso vediamo dal livello attuale dell’acqua dei muri del ‘300 in basso e in alto del ‘700 e ‘800. Questo lungo muro, di qua e di là della moderna discesa in cemento dove c’era una torre medievale, mostra due grandi porte con le soglie a pelo dell’acqua marina, una ad arco ogivale e una a tutto sesto, che sono state tamponate quando il porto venne spostato fuori porta Galliana nella seconda metà del ‘300. Davano su banchine di legno alle quali attraccavano le barche. Il muro è del ‘300, ti ripeto su base romana e anche federiciana del ‘200, mi pare che questo lungo manufatto renda impossibile l’esistenza della direzione obliqua del fiume indicata dal Tonini dall’epoca romana in poi. E poi questa direzione raddoppia l’area del futuro Borgo San Giuliano ma su questo tra un poco.

CHRISTIAN
Lei sa capire l’età dei muri prof?

PROFESSORE
I muri si datano in base a precisi dettagli, Christian; vicino al ponte, a monte nella parte sinistra, c’è un muro che affiora dall’acqua e per un metro è databile al mille perché è formato con pezzi di monumenti romani – una decorazione di un sepolcro repubblicano e altro; appartiene ad una torre al lato del fiume documentata nei secoli XI e XV. La torre detta “romana” della rocca del Sasso di Verucchio ha un tessuto murario del secolo XII; se vai a vederla potrai distinguere le complicate caratteristiche dei muri del mille e cento, che sono spesso un enigma tecnico e teorico; mentre la torre maestra della stessa rocca, nel paramento rimasto all’interno e non rifatto, ha la classica successione di strati regolari di pietre ben lavorate e ben connesse del Duecento; mentre le parti dei muri del secolo XIV, ossia del Trecento, sono del tutto caotiche salvo gli spigoli e le aperture di porte e finestre ed erano regolarizzate dal rivestimento della calce e dalla tinteggiatura… I mattoni sono quasi come quelli moderni, i letti della calce invece sono più spessi di quelli attuali. Nel ‘300 e nel ‘400 gli archi hanno la ghiera formata da mattoni messi a coltello con sopra una fila di mattoni messi distesi sulle curve dell’arco.

Una delle due torri ancora intatte della cinta esterna del Borgo di San Giuliano, opera di Roberto Malatesta iniziata negli anni ’70 del ‘400, subito dopo l’assedio pontificio di Rimini del 1469 conclusosi con la distruzione del Borgo e delle mura di Galeotto. L’esistenza di simili torri a est della chiesa di San Niccolò suggerì a Luigi Tonini l’ipotesi assurda che la chiesa di San Niccolò fosse situata originariamente alla sinistra del Marecchia. L’ipotesi più evidente invece è quella che Roberto Malatesta avesse cominciato a murare anche il Borgo di marina. Inoltre le torri e le mura non sono dell’epoca di Galeotto.

CHRISTIAN
Ma chissà poi, come dice Marcello, trattandosi di millenni trascorsi, e quindi con diverse situazioni a noi ignote ma ipotizzabili, non sia capitato a un certo momento precedente il ‘200, quando come ha detto si riprende a costruire come facevano gli antichi romani, che il fiume abbia piegato subito dopo il ponte a destra. Poi Marcello scrive anche di una diga romana obliqua nel mezzo del canale a mare del ponte, che mi pare funzioni bene nel discorso del Tonini.

PROFESSORE
Marcello non è sicuro che la diga obliqua sia di epoca romana; non l’ha vista e non è stata fotografata nell’insieme e nei dettagli. Io penso piuttosto che si sia trattato di un grande “pennello” o sbarramento parziale per dirigere il corso dell’acqua all’interno della direzione obbligata dalle sponde normali all’asse del ponte, come quello che appare nella pianta di Giovanni Arrigoni del 1617, allegata al Raccolto Istorico il libro del Clementini, e i ricordi di altri simili “pennelli” se ne trovano nel ‘700, per esempio in richieste al Consiglio generale di riparare questi pennelli da parte dei ‘paroni’ e dei marinai borghigiani. Sono strutture che nei tempi di magra proteggevano un guado usato dai marinai del Borgo per accedere alle barche ormeggiate sul lato destro del porto.

CHRISTIAN
Ma sì, in complesso trovo che ci siano delle ragioni per considerare accettabili entrambe le ipotesi che esista o non esista questo primo corso del Marecchia disegnato dal Tonini. Diciamo che finora tra le due ipotesi ci possa essere un pareggio?

6) Il secondo corso del fiume immaginato dal Tonini ai tempi di Carlo Malatesta prima del ‘400; lo piega perché in 7) hanno trovato ai suoi tempi delle palafitte; ma nel ‘400 il luogo delle palafitte era in mare.

PROFESSORE
Non ne sono tanto sicuro. Andiamo avanti dai, adesso prendiamo in esame il secondo corso disegnato. Il fiume si avvicina al Borgo e fa un gomito che comprende la chiesa e il convento di San Nicolò, lo ricordi?

CHRISTIAN
Sì, e anche questo mi sembra geniale perché si basa, lo ricordo bene, sulla continuità delle mura e torri, l’ultima cinta del Borgo opera di Galeotto il padre di Carlo Malatesta, che per lui arrivava dentro il Borgo di Marina a comprendere e difendere chiesa e convento di San Niccolò. E questo lo afferma perché una torre come quelle del Borgo era rimasta al suo tempo dietro la chiesa di San Niccolò verso la città.

PROFESSORE
Proprio così. E qui cominciano le sbandate, perché se fosse vera questa affermazione, la chiesa di San Niccolò e il Borgo di Marina sparirebbero dentro il Borgo di San Giuliano, e anche il secondo porto medievale sulla destra del fiume, fuori porta Galliana, non si capirebbe che fine avesse fatto. Oreste Delucca mi diceva che se la chiesa e il convento di San Nicolò fossero sorti sulla sinistra del fiume allora sarebbero stati enfiteusi dell’abbazia di San Giuliano, proprietaria per privilegio pontificio di tutto il terreno del Borgo fino al fiume, che concedeva i terreni in proprietà d’uso; cioè in enfiteusi, a chi voleva costruire. E non ci sono conferme di questa che sarebbe un’importante enfiteusi.
Ma c’è dell’altro. Il Tonini disegna questa grande ansa e come prova dell’esistenza della sua parte superiore verso il mare cita il ritrovamento di una palizzata nel terreno della fabbrica degli zolfi – che sorgeva poco distante dal canale di destra del porto all’altezza dalla sede dei Carabinieri –, ma non si rende conto che nel 1400 quest’area era sotto il mare.

CHRISTIAN
Come fa a dirlo?

PROFESSORE
Abbiamo delle date per stabilire le variazioni della linea della spiaggia, a partire dall’epoca della fondazione di Ariminum nel 268, cioè nel III secolo avanti Cristo, quando la spiaggia aveva come confine l’attuale via Roma. Sto parlando del tratto che va circa da piazza Clementini fino al ponte aereo; davanti al muro e alle due torri – palinsesti romani che incominciano nel III secolo avanti Cristo e arrivano all’era imperiale – e all’Anfiteatro del II secolo dopo Cristo.

CHRISTIAN
Mi scusi prof cosa vuol dire palinsesto?

PROFESSORE
Il termine ‘palinsesto’ significa nella storia dell’architettura un muro o un edificio costruito o rifatto in diverse epoche.

8) Il terzo corso del fiume è quello storico e attuale che il Tonini assegna ad un’operazione di Carlo Malatesta nel 1400-1417 sulla base della presenza di una torre dietro l’antica chiesa di San Niccolò che ritiene costruita come le torri di via Sacramora nel Borgo da Galeotto Malatesta padre di Carlo, mentre invece quelle torri sono opera di Roberto Malatesta bisnipote di Carlo.
9) Dall’epoca romana il mare fino al 1506 non si era mosso, in quell’anno un veneziano scrive al Senato di Venezia che la “torazza” era all’asciutto.

Questo tratto di via Roma ha delimitato la spiaggia del mare davanti alla città dalla fondazione della città ai primi del ‘500 – per essere più precisi tra il 268 avanti Cristo e un anno tra il 1469 e il 1506 dopo Cristo –. A determinare questa linea di spiaggia tra via Roma e le mura e l’anfiteatro – del ‘200 dopo Cristo –, come ti ho detto, c’è stato anche un muro trecentesco che ci serve per determinare il momento in cui il mare ha cominciato a ritirarsi.
E non sto parlando del riempimento del “seno” di mare o del piccolo golfo determinato dalla subsidenza del mio precedente intervento, riempiti dalla ghiaia del fiume, ma del movimento complessivo della spiaggia davanti a Rimini romana e medievale che durerà fino all’800.
Dall’attuale Birrificio, allargato con un dehor sull’uscita della fossa Patara, nel 1352 o 1358 i Malatesta avevano eretto un “muro mirabile” con torri “aperte alla gola” che attraversava la spiaggia e si inoltrava in mare per un certo spazio terminando con una torre intera – queste costruzioni erano chiamate il “murazzo” e la “torazza” e la torre cilindrica che il Tonini segna era la “tenagliozza” del secondo decennio del ‘500 –. Il Clementini li aveva scambiati per il molo e il faro del secondo porto romano di Ariminum. La situazione della spiaggia tra il fiume e il muro mirabile non era cambiata nel 1469, quando le truppe pontificie che avevano occupato il Borgo si erano imbottigliate nella spiaggia e per uscire a est i fanti avevano fatto un buco nel “murazzo” e i cavalieri avevano dovuto girare intorno alla “torazza” in mare. Nel 1506 i Veneziani avevano acquistato Rimini da Pandolfaccio e un loro ufficiale aveva fatto una ricognizione delle mura e difese della città per relazionarne al Senato di Venezia. La “torazza”, scrive il veneziano, a quella data non era più in mare ma sulla spiaggia. La “torazza” si scostava dalle mura di Rimini per circa un centinaio di metri, se ricordo bene, era sita qualche decina di metri prima dell’area dei binari della ferrovia. Questa osservazione del veneziano ci fa capire, come ti ho detto, che all’inizio del ‘500 era cominciato il ritiro delle acque del mare che sarebbe proseguito fino all’800. L’area della fabbrica degli zolfi, che serve al Tonini per stabilire la lunghezza del suo secondo disegno del canale, oggi si situa vicino alla strada del porto e a destra circa all’altezza della sede dei Carabinieri, era in pieno mare al tempo di Carlo Malatesta. Considera Christian la distanza di quest’area, dove il Tonini aveva trovato una palizzata, dall’inizio dei binari della stazione fin alla sede dei CC, e sei costretto a pensare che nel 1400-1417 e nel 1506 era sotto l’acqua del mare. Questo fatto toglie al secondo disegno e alle congetture del Tonini ogni valore di verità.

CHRISTIAN
Sulla chiesa di San Niccolò prof lei però ha sbagliato.

PROFESSORE
È certamente possibile, ne parliamo dopo, intanto però mi piacerebbe che tu commentassi quello che ho detto. Va bene, ci stai pensando; intanto il terzo corso che il Tonini disegna sarebbe stato un drizzagno del corso del fiume piegato ad ansa. Per fare questo drizzagno Carlo Malatesta avrebbe distrutto un tratto delle mura di Galeotto suo padre con i “torrioncelli”. Peccato che ai tempi di Carlo le mura con i “torrioncelli” del Borgo, che sono opera di Roberto Malatesta degli anni ’70 del ‘400, ancora non c’erano.

CHRISTIAN
Come fa a dire che queste mura e torri sono del tempo di Roberto e non del tempo di Galeotto come ritiene il Tonini?

PROFESSORE
Perché le mura del Borgo di Galeotto erano state distrutte nel 1469 e Roberto le aveva rifatte coi “torrioncelli”. Poi, valle a vedere: le mura hanno nei muri una batteria continua di bombardiere per piccoli pezzi mobili, come già era stato fatto nel muro basso della falsabraga di Castel Sismondo. Un documento relativo al compimento di una torre negli anni ’70 del ‘400, pubblicato da Oreste Delucca, data tutto il complesso. Se la torre dietro la chiesa di San Nicolò era come le torri degli anni ’70 del ‘400 non poteva appartenere a un muro distrutto da Carlo nel 1400-1417.
Ma tu Christian mi dicevi che avevo sbagliato sulla chiesa di S. Nicola.

L’esterno della torre della cinta di Roberto Malatesta a San Giuliano. Questa parte poco frequentata di Rimini, che chiude una parte dell’Orto dei cervi o giardini dei Malatesta, è uno dei “luoghi di dolcezza pieni” della nostra città. Facciamo voti che un’amministrazione comunale illuminata scavi il fossato e recuperi le “scarpe” delle mura e delle torri dell’ultimo grande e terribile signore Malatesta. Teniamo le dita incrociate e formuliamo voti – e magari anche li mettiamo nell’urna – che non arrivi di nuovo un sindaco che si chieda “cosa voglio fare delle mura del Borgo. Le incendio?”.

CHRISTIAN
Non se la prenda, ma lei scrive che la chiesa di San Niccolò l’avrebbe fatta Carlo Malatesta nel 1400. Invece c’è ancora una cappella con affreschi che Andrea Donati data all’inizio della presenza dei frati Celestini a metà ‘300. E poi ci sono anche documenti che confermano questa presenza dei Celestini nel ‘300.

PROFESSORE
Sì Christian hai ragione sull’età di San Nicolò ho sbagliato.
La chiesa di San Niccolò e il monastero dei Celestini erano già lì a metà del ‘300. Questo significa che il riempimento dell’area della subsidenza non si è concluso nel ‘400, come ho scritto, ma qualche decennio prima…
Tuttavia proprio domenica scorsa ho incontrato in spiaggia Luca, un medievista della società che ha restaurato a sue spese porta Galliana. Ho avuto l’impressione che né lui né Marcello avessero letto il mio articolo sulla subsidenza. Ma Luca mi ha detto che due carotaggi eseguiti da geologi giovani davanti a porta Galliana farebbero capire che subito fuori della porta nel ‘300 c’era il mare. Era tutto proteso a parlarmi delle loro congetture e non ho potuto dirgli chiaramente che non era possibile perché subito fuori della porta Galliana nel ‘300 c’erano il Borgo di Marina, i lupanari, attestati dagli Statuti comunali, e la chiesa e il convento di San Niccolò, tutto più volte documentato. Della chiesa di San Niccolò, bombardata nell’ultima guerra, è rimasta una cappella affrescata dagli ultimi pittori della scuola riminese del ‘300, studiati e datati da Andrea Donati, come mi hai detto.

CHRISTIAN
Perché i due che ha citati non la leggono prof?

PROFESSORE
Purtroppo è un uso piuttosto comune qui in provincia: ognuno legge le cose che ha scritto e si cura poco degli altri soprattutto quando trattano di argomenti di studio comuni. È un fenomeno da capire che studierei con i modi sbagliati di trattare la storia nella nostra società. Per esempio la maledetta mania che hanno molte persone di infiorettare i propri discorsi con citazioni storiche sballate, hai presente?
Poi, io di solito verifico la verità della tradizione, scarto le falsità e gli errori della tradizione, propongo nuove congetture, mentre i boccaloni prendono per oro colato tutto quello che ha scritto il Tonini e mi hanno silenziato e anche mi denigrano e mi deridono anche me presente.

All’interno delle mura si vede la sequenza in batteria delle bombardiere, novità dell’arte della guerra, già sperimentata in Castel Sismondo. Si trattava di bombardiere multiple per piccoli pezzi di artiglieria in numero limitato da spostare secondo il bisogno Sigismondo Pandolfo li portava con sé e li usava nelle battaglie.

CHRISTIAN
Bè prof grazie per il boccalone.

PROFESSORE
E dai sto scherzando, mi metto anch’io tra i boccaloni che non leggono gli altri…

CHRISTIAN
Vorrei che lei riconoscesse che ha sbagliato anche a criticare il Tonini in tutto quello che ha scritto.

PROFESSORE
Accidenti Christian, il Tonini ha visto il ponte sprofondato?
E tu lo hai visto? Non sono stato coerente io a partire da questo fenomeno e a ricostruire un fenomeno durato molti secoli dallo sprofondamento al riempimento di ghiaia con tanto di date certe? Sì hai ragione salvo le date di San Niccolò. Non ho dimostrato che il Tonini ha preso degli abbagli e non ti ho dimostrato quali e come? Elencami le prove e convincimi che ho sbagliato, come hai fatto con la chiesa di San Niccolò, e io mi convinco e ti dirò che il Tonini aveva ragione. Certamente come tutti gli esseri umani io sbaglio, ovvio, ma quando capisco di avere sbagliato lo riconosco pubblicamente. No? E se qualche volta sbaglio non significa che sbaglio sempre. No?
Mi chiedo come ho fatto a dimenticare cose che sapevo ed estendere i lavori del porto di Carlo Malatesta del 1400 e 1417 alla fondazione della chiesa di San Niccolò ad litus maris. Il file era già abbozzato, se non pronto, assai prima che precipitasse la situazione delle mie cataratte, che da alcuni mesi mi aveva impedito di leggere prima dell’operazione all’occhio destro, che mi ha restituito la capacità di leggere.

CHRISTIAN
Scuse eh prof? Io comunque sono per la fedeltà assoluta alla tradizione.

PROFESSORE
Strana concezione in un ragazzo… ma anch’io sai nella storiografia sono tradizionalista, solo che ho scoperto che la tradizione storiografica locale si trascina dietro falsità e approssimazioni, e ha bisogno di essere purificata, pulita e resa credibile.
Quello che ho scritto, quello che ti ho detto non l’ho presentato come la verità assoluta che d’ora in poi dev’essere scritta sul bronzo. Si tratta di congetture che hanno dei fondamenti certi sia visivi che documentali.
Mi auguro che siano un momento necessario della ricerca complessiva in atto, certamente superabile ma oso sperare anche confermabile almeno in qualche punto.
Ben vengano le ricerche dei geologi a patto però che non si servano di errori e falsità storiche come hanno fatto i vecchi geologi.

CHRISTIAN
Perché la silenziano prof?

PROFESSORE
Per collettiva ignavia. Un ragazzotto tra i lavoranti del ponte, mentre passavo, si è messo a starnazzare: la rampa, la rampa… Sì stronzetto, la rampa c’è e ce l’hai proprio sotto il culo, ma la paura di andare contro il mainstream amministrativo non ti permette di riconoscerla… e una ragazzotta, al tempo del teatro, giustificava la mia esclusione da una pubblicazione a spese pubbliche sul teatro: …quel Rimondini è insopportabile, troppo polemico. Sì cara, ma senza il polemico e Attilio, e Roberto polemici la loro parte e tutta l’associazione Rimini Città d’Arte, a proposito hai visto Christian che il Comune ci ha rubato la definizione “Rimini Città d’Arte”?
Gli amministratori ci rubano le definizioni culturali e politiche e pubblicano un libro sul ponte perfetto nel quale ovviamente riconoscono l’esistenza delle rampe e chiamano il ponte “di Augusto e Tiberio” come facciamo da molto tempo noi, poi nel museo tengono un modellino del ponte senza le rampe e nei cubi sparsi nella città in disegni sommari della città antica mostrano il ponte senza rampe con altri errori, come va la cosa? Dove ero rimasto? Ah, senza i polemici adesso avreste la mostruosa, ingombrante condensazione tra l’architettura classica elegante del Poletti e un cassone cementizio dai gelidi dettagli mortuari come un’architettura di Albert Speer.

CHRISTIAN
Ma non mi ha detto che non era proprio contento della ricostruzione del teatro?

PROFESSORE
Sì Christian, abbiamo vinto la battaglia, ma ahimè abbiamo perso la vittoria quando l’esecuzione del teatro non è stata affidata al competente Pier Luigi Cervellati… quell’esecuzione è come se una sinfonia di Mozart venisse suonata dalla Banda d’Affori… ma la prima volta che l’ho visto, m’era venuto da piangere…

CHRISTIAN
Pensa te…

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