Ventimila euro di finanziamento ai graffitari

Ventimila euro di finanziamento ai graffitari

Per il sindaco Sadegholvaad l’uomo allattante è “magico mistero della paternità”. Ma la mistificazione ha le gambe corte: la cosiddetta arte urbana, in via Savonarola e altrove, è sostenuta da soldi pubblici, che provengono dalle tasche dei contribuenti.

Non sembra aver detto tutta la verità Sadegholvaad sul mural del “padre allattante” di via Savonarola. Il sindaco di Rimini ha affermato il 3 aprile che la presunta opera d’arte, oggi cancellata con una mano di bianco, è il frutto di «un collettivo di writer riminesi che interpreta simbolicamente l’attualità operando su alcuni spazi messi a disposizione dall’amministrazione comunale di Rimini». Ed ha aggiunto: «Liberamente, gratuitamente e senza alcun contributo economico pubblico». Ma così si confondono le idee ai cittadini.
Guardiamo i fatti. Il Comune di Rimini, di cui Sadegholvaad è il sindaco, ha presentato il progetto “The right to write” per ottenere dalla Regione Emilia-Romagna un finanziamento nell’ambito dei bandi “Geco11 – giovani energie in comune” in materia di politiche giovanili. La Regione ha risposto alla domanda del Comune di Rimini accordando 20mila euro di soldi pubblici alle attività di palazzo Garampi.
Di che si tratta? Leggiamo il volantino promozionale firmato dal Comune di Rimini: “Corsi, atelier e workshop di writing, arte urbana, calligrafia e serigrafia”. In dettaglio: serigrafia, 8 ore suddivise in quattro giornate di febbraio a Casa Pomposa; “un viaggio tra le lettere”, 8 ore in quattro giornate di febbraio al Centro RM25; “arte urbana oggi”, 10 ore suddivise in quattro giornate di marzo al Centro Sociale Grottarossa; “writing / urban art”, 12 ore in otto giornate tra febbraio e marzo, Casa Pomposa; infine un corso di rock per ragazze (sì, proprio così, con la “e” come ai vecchi tempi), 8 ore in marzo al Centro Sociale Grottarossa.
Luoghi di svolgimento delle attività comunali: Casa Pomposa e Grottarossa sono spazi del Comune gestiti da associazioni, così come il Centro RM25 è del Comune, che lo fa gestire dall’Associazione Sergio Zavatta Onlus con un finanziamento pubblico annuale di 55mila euro.
Si diceva dei ventimila euro per “arte urbana, writing / urban art”.
Per capire di più bisogna leggere che cosa ha promosso pubblicamente il Centro RM25 per il mercoledì 29 marzo ultimo scorso e per i giorni immediatamente seguenti, con il gran finale previsto nel cosiddetto TDOV cioè “Transgender Day of Visibility”, giornata della visibilità trans. Leggiamo: «Questo mercoledì vi proponiamo una giornata d’arte ALTERNATIVA!! Kage [per la cronaca, è il nome d’arte dell’autore del mural di via Savonarola, ndr] ci invita a partecipare ad una gita in cui potremo vedere due streetartist della nostra città all’opera! Potremo scoprire come nasce un murale! In occasione del TDOV, due artistə realizzeranno un murale per celebrare e promuovere l’uguaglianza e l’inclusione: dalla giornata di mercoledì a venerdì (31 marzo TDOV) lə troverete in via Savonarola, sul muro che già era stato realizzato in collaborazione con @nonunadimeno.rimini ! Passate a trolvarlə!».
Ci scusiamo con i nostri lettori per gli schwa (“ə”) ma così scrive il Centro RM25 sulla nota piattaforma social di Zuckerberg.
Torniamo ai murales: al momento non sappiamo se quello di via Savonarola del padre allattante sia stato direttamente commissionato dagli enti pubblici locali, sembrerebbe escluderlo lo scritto di Sadegholvaad; ma sta il fatto che il Centro RM25 – finanziato ogni anno dal Comune e inoltre fra i beneficiari dei 20mila euro di arte urbana – lo ha reso meta di devoti pellegrinaggi il 29, 30 e 31 marzo nell’ambito delle sue proprie attività. In contemporanea, tra l’1 e il 22 marzo – stando ai programmi stampati e diffusi dal Comune – i corsi di arte urbana o graffiti o come li vogliamo chiamare sono stati svolti, con finanziamento pubblico, anche a nome di Casa Pomposa e di Centro Sociale Grottarossa, due realtà che sono casa e chiesa dello stesso Kage, come documentano le fotografie pubblicate dall’artista nei suoi profili social.
Veniamo alla sostanza politica della faccenda. E’ lo stesso Comune di Rimini ad aver propagandato in un suo comunicato del 30 gennaio scorso: «Sostenere il dinamismo creativo dei giovani (e giovanissimi) attraverso una formazione sul linguaggio estetico dell’arte urbana e far sì che quest’arte diventi anche una forma di promozione del decoro urbano [SIC]. Il Comune di Rimini abbraccia questa ‘scommessa’ con THE RIGHT TO WRITE, un progetto finalizzato a promuovere le discipline del writing e della urban art e finanziato dalla Regione Emilia – Romagna con il bando “Geco11 – giovani energie in comune” con il sostegno del Comune di Rimini e la collaborazione dei centri giovanili Casa Pomposa, Grotta Rossa e RM25 e delle associazioni Romagna in Fiore e Artai»; «Le lezioni saranno strutturate con parti teoriche e pratiche, che spaziano dagli accenni storici e alla comprensione del linguaggio urbano fino alla realizzazione di bozzetti e dipinti su pareti»; «Durante i corsi verranno prodotti materiali e gadget per tutti i partecipanti, esposizioni e performances live di artisti locali e ospiti internazionali su varie superfici della città».
«Vedo il magico mistero della paternità», ha affermato il sindaco Sadegholvaad a proposito dell’uomo allattante, con linguaggio da iniziati. Facendo finta di non sapere che senza soldi pubblici da lui stanziati, senza centri sociali finanziati dal Comune di cui è sindaco, senza spazi pubblici da lui concessi ai privati come le pareti di via Savonarola, questa “arte urbana” non avrebbe né padri né figli.

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