Non ad aprile, nemmeno a maggio ma a giugno si terrà l'assemblea ordinaria e straordinaria dei soci dell'istituto di piazza Ferrari. Mentre in Fondazione cresce la volontà di riprendersi in mano il ruolo di indirizzo della banca conferitaria.
Verso un altro slittamento dell’assemblea ordinaria e straordinaria dei soci dell’istituto di piazza Ferrari. La prima convocazione era stata fissata per le ore 8 del 30 aprile scorso, con l’esito ben noto e che Rimini 2.0 ha documentato in diretta. Praticamente si sono presentati solo i piccoli azionisti e quindi non è stato raggiunto il quorum costitutivo. La seconda convocazione è stata programmata per martedì 30 maggio alle 16.30, ma ha preso consistenza una voce che circolava da una settimana: si va verso una terza data, ancora non ufficializzata, che cadrà nel mese di giugno. Sono molte e importanti le trasformazioni che si stanno abbattendo su Carim, ma di certo nella storia della banca non si era mai visto uno sforamento così abbondante rispetto alla tabella di marcia della approvazione del bilancio.
La motivazione principale del rinvio è che non si è ancora chiusa la fase che si era aperta con l’annuncio – da parte del consiglio di amministrazione di banca Carim, arrivato il 12 maggio – della due diligence con il periodo di esclusiva (dal 16 maggio al 15 luglio 2017) concesso a Cariparma (gruppo Crédit Agricole) impegnata ad acquisire, oltre a Carim, anche le attività di altri due istituti regionali, Caricesena e Cassa di San Miniato (Carismi). Intanto crescono all’interno della Fondazione (dove si respira un clima di maggiore intesa) i malumori verso Carim. L’accordo che ha portato alla recente elezione nel cda di Paola Brighi, Miranda Pironi e Antonio Polselli (che compongono la squadra di vertice insieme al presidente Linda Gemmani e al vice Gianluca Spigolon), con l’esclusione mal digerita di Nando Piccari, sembra avere ricompattato le anime un tempo in guerra, che ora puntano l’attenzione sul management di Carim e sulle scelte strategiche per il futuro, con l’intenzione di riprendersi in mano il ruolo di indirizzo della banca conferitaria, giocando da una posizione per nulla appiattita sulle decisioni del cda di Carim. In Fondazione sono parecchi i soci che considerano quasi una “svendita” la strada sulla quale si è incamminata la banca, a partire dalla fissazione del valore delle azioni (fair value) ad 1 euro, e che vorrebbero avere voce in capitolo sul destino di Carim, che pochi giorni fa ha registrato un altro abbandono, quello di Renzo Ticchi (sostituito da Stefano Bagli), che era entrato nel cda da soli due anni e che ne è uscito “per motivi familiari” (lunga la lista di coloro che hanno abbandonato con la stessa formula). E la compagine che lo aveva espresso, proprio ieri è tornata a farsi sentire per chiedere un incontro all’azionista di maggioranza “per confrontarsi e condividere i passaggi futuri che devono tenere conto dei soci attuali che sono ovviamente i primi correntisti e clienti della banca stessa”. Un ritornello che in tanti vanno ripetendo, evidentemente preoccupati che il passaggio che si sta compiendo non avvenga sulla testa del territorio. Tanto che, sempre da Cassa 1840, arriva la richiesta che “qualsiasi offerta deve comunque da noi soci essere analizzata attentamente”.
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