Dopo tanta insistenza da parte del Comitato dei residenti, l'amministrazione comunale si è decisa ad incaricare Arpae per misurare l'impatto dell'alto numero di veicoli. L'esito conferma i problemi segnalati da anni da chi abita in quel quartiere. Anche se la scelta del luogo in cui è stato fatto il monitoraggio lascia molto a desiderare. Per il sindaco, che continua a non voler ricevere questi cittadini, le cose si complicano. E c'è una piccola perla da segnalare: nel Piano di classificazione acustica gli amministratori dimostrano di conoscere tutti i disturbi provocati dall'inquinamento da rumore e li elencano uno per uno. E allora perché non risolvono una situazione invivibile che va avanti da circa tre anni?
C’è una relazione tecnica di Arpae – sede di Rimini – che, su incarico del Comune di Rimini, ha misurato i livelli di inquinamento acustico in via Ducale. Ci arriveremo tra un attimo, dopo un breve riepilogo necessario a collocare questa novità rilevante.
L’inferno di traffico, smog e rumori va avanti da tre anni. Il transito eccezionale in queste strette viuzze del centro storico avrebbe dovuto essere temporaneo e terminare nel 2020. Ad oggi, luglio 2022, nessuna soluzione è stata individuata.
E’ di pochi giorni fa il comunicato stampa del Comitato residenti Rione Clodio nel quale fra l’altro sostiene che in questi mesi non ha nemmeno ottenuto di essere ricevuto dal sindaco, al quale avrebbe voluto chiedere almeno «l’estensione della Ztl anche per alcune fasce durante il giorno» (del tema Rimini 2.0 si è occupato di recente) ed illustrare proposte finalizzate a migliorare la situazione. Spiega il Comitato: «L’unica volta in cui siamo riusciti ad interloquire con lui telefonicamente, ci ha risposto “cosa vi ricevo a fare, tanto io non cambio idea”. Peccato che dopo il suo insediamento avesse dichiarato che la sua porta è sempre aperta».
E arriviamo così al monitoraggio svolto da Arpae. Il Comitato lo chiedeva da tempo, ben tre le richieste rivolte in tal senso al Comune. Finalmente il 7 ottobre dello scorso anno l’amministrazione comunale ha chiesto ad Arpae di effettuare i controlli e l’agenzia regionale non ha perso tempo. Fra il 18 ottobre e l’8 novembre ha piazzato le attrezzature.
Qui c’è un primo elemento critico da considerare. Per i rilievi acustici, Arpa, in accordo col Comune, ha scelto un’abitazione (immagine in alto) che si trova nel tratto di via Ducale compreso tra le vie dei Cavalieri e Santa Maria al mare. Non il primo tratto, dunque, quello che vede i veicoli sfrecciare a maggiore velocità. Nel secondo, invece, i mezzi procedono ad una velocità inferiore perché intercettano prima un incrocio e poi l’intersezione con via Clodia. Non solo. Ci sono anche dei veicoli che svoltano in via dei Cavalieri senza proseguire verso il tratto di via Ducale in cui si era piazzata Arpae con la sua strumentazione. Il Comitato era ben consapevole di questi fattori ed aveva chiesto di spostare il monitoraggio lungo il primo tratto, ma la risposta è stata negativa.
L’individuazione del punto di monitoraggio non convince anche per un’altra ragione. L’abitazione sulla quale è caduta la scelta del Comune e di Arpae si affaccia sulla strada e Arpae ha effettuato i rilievi più consistenti dal terrazzo del secondo piano, ad una altezza dalla strada di 5,5 metri. Come si può ben immaginare, l’inquinamento acustico risulta più incidente al livello dei locali collocati al piano terra, dove i rilievi fonometrici sono stati eseguiti solo per 1 giorno e solo per 1 ora. La ragione di questo brevissimo monitoraggio viene giustificata proprio con l’impossibilità oggettiva di mantenere la postazione di rilevamento per più tempo in un luogo a filo della strada, con le auto che rischiano di portarti via il cavalletto con quello che ci sta sopra. Resta da chiedersi se nel primo tratto non ci fosse una postazione al piano terra che non presentasse queste limitazioni e che avrebbe potuto essere utilizzata per tre settimane (anziché per un’ora solamente) come avvenuto per il balcone del secondo piano di via Ducale. La risposta è che, a occhio e croce, dopo aver osservato, possibilità in tal senso se ne vedono, anche laddove la strada è delimitata da fittoni. Lo stesso Comitato è dell’idea che residenti disponibili ad ospitare l’apparecchiatura al piano terra nel primo tratto di via Ducale ce ne fossero.
Andiamo avanti. I limiti del livello continuo di pressione sonora nel Rione Clodio, in base alla normativa in vigore e al Piano comunale di classificazione acustica, non devono essere superiori a 65 dBA in orario diurno e 55 dBA durante la notte.
Cosa hanno restituito le verifiche di Arpae? Anzitutto che a livello della strada l’inquinamento acustico è superiore. Nell’unica ora monitorata è stata registrata una differenza superiore di 3.5 dBA rispetto al punto di rilevamento collocato a 5,5 metri. E il parametro è stato pari a 67 dBA rispetto ai 65 consentiti. Anche dal punto di osservazione collocato sul balcone dell’abitazione di via Ducale si sono evidenziati alcuni sforamenti, in orario notturno, e soprattutto nel weekend: 55,1 il venerdì, 55,8 il sabato, oltre al 55,5 il martedì.
Quindi, riepilogando, a 5,5 metri di altezza e in orario diurno, pur avendo monitorato per tre settimane, Arpae non ha riscontrato il superamento dei limiti normativi per quanto riguarda il rumore stradale. Mentre in prossimità del piano terra dell’abitazione le cose cambiano ed Arpae parla di «concreta possibilità del superamento dei valori limite diurno e notturno». Però proprio sul piano della strada non ha approfondito il monitoraggio: non è paradossale?
Le conclusioni non lasciano comunque dubbi: «Poiché la stima di tale superamento si attesta in circa 3 dBA, uno degli interventi ipotizzabili per mitigare il rumore prodotto dal traffico e assicurare il rispetto dei limiti previsti dalla normativa anche per questi ricettori più esposti, è la riduzione del numero di veicoli in transito, che nel caso specifico dovrebbe essere ridotta a circa la metà».
Non ci sono dubbi: le scelte compiute dall’amministrazione comunale stanno penalizzando il Rione Clodio, che deve essere interessato da una riduzione di circa la metà dei veicoli in transito.
Per rendere più comprensibile il tetto dei decibel al quale abbiamo fatto riferimento (65 dBA in orario diurno e 55 dBA in orario notturno), che funge da limite di legge nel Rione Clodio (così come in tutte le zone colorate di rosso), occorre dire che l’area rientra nella classe IV. In sintesi, sono sei le classi in base alle quali è stato suddiviso il territorio comunale.
Classe I, aree particolarmente protette. Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, aree scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali e di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.: i valori limiti assoluti di immissione sono 50 (diurno) e 40 (notturno);
Classe II, aree prevalentemente residenziali. Si tratta di aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione e limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali: 55 e 45;
Classe III, aree di tipo misto. Aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali e di uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali, aree rurali con impiego di macchine operatrici: 60 e 50;
Classe IV, aree di intensa attività umana. Aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, elevata presenza di attività commerciali ed uffici, presenza di attività artigianali, aree in prossimità di strade di grande comunicazione, di linee ferroviarie, di aeroporti e porti, aree con limitata presenza di piccole industrie: 65 e 55;
Classe V, aree prevalentemente industriali. Aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. Aree con insediamenti zootecnici di tipo intensivo o altri insediamenti agroindustriali: 70 e 60;
Classe VI, aree esclusivamente industriali. Aree con forte specializzazione funzionale a carattere esclusivamente industriale-artigianale; in tale contesto vanno ricompresi anche gli edifici pertinenziali all’attività produttiva: 70 e 70.
Praticamente il Rione Clodio, in classe IV, si trova collocato fra le aree di tipo misto e quelle prevalentemente industriali. Sicuri che sia perfettamente calzante questa classificazione? Sarebbe interessante approfondire il confronto con la classe III, nella quale rientra il Borgo San Giuliano, ad esempio. Al di là e al di qua del ponte di Tiberio si giustifica uno scenario così diverso dal punto di vista della classificazione acustica?
Il Comitato Rione Clodio al riguardo fa notare che la classe IV mal si concilia con la presenza di un Istituto assistenziale quale è la Fondazione San Giuseppe per l’aiuto materno e infantile (sull’angolo fra corso d’Augusto e via Ducale), e con le aule dell’università (che si trovano in fondo a via Ducale nell’intersezione con via Clodia).
A seguito di questo primo punto fermo, rappresentato dalla relazione che Arpae ha consegnato in Comune, e della indicazione chiara e inequivocabile di dimezzare i veicoli in transito, sarà difficile per palazzo Garampi continuare a fare il pesce in barile, anche perché il documento potrebbe essere utilizzato come base di una vertenza legale assai insidiosa. Va poi detto che, in presenza di superamenti dei limiti previsti da norme vigenti, il Comune dovrebbe fare scattare un provvedimento mirato a rimuovere le cause del problema.
C’è un ultimo elemento che merita di essere evidenziato, anche perché fa assumere a questa vicenda un aspetto abbastanza paradossale.
«Oggi i sondaggi confermano che il rumore è fra le principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città». Nella relazione al Piano di Classificazione Acustica del comune di Rimini, anno 2016, l’amministrazione si mostra particolarmente sensibile al problema e comincia la sua disamina della questione, della massima importanza, dal contesto Europeo e nazionale. Cita studi che «stimano che il 20% circa della popolazione dell’Unione (80 milioni di persone circa) è esposto a rumori diurni continuati in ambiente esterno, dovuti principalmente al traffico, che superano il livello di 65dBA, considerato come un limite di tollerabilità per gli individui; mentre altri 170 milioni (oltre il 40%) sono esposti a livelli di rumore compresi tra 55 e 65dBA, considerato quale valore di attenzione per cui si possono manifestare seri disturbi nel periodo diurno».
Sottolinea che «un fattore che ha generalmente portato a sottovalutare questo problema è dovuto alla natura degli effetti dell’inquinamento da rumore, che sono poco evidenti, subdoli, non eclatanti, come invece accade per le conseguenze di altre forme di inquinamento ambientale. Il rumore, infatti, provoca disturbi del sonno che possono determinare malumore, stanchezza, mal di testa e ansia; può avere effetti extrauditivi quali stress fisiologico e, addirittura, reazioni cardiovascolari; causa sicuramente disturbi della comunicazione (per parlare tranquillamente negli ambienti abitativi non si dovrebbero superare livelli di 40-45 dBA, situazione difficile da riscontrare attualmente nei centri urbani a causa del traffico) e di carattere generale quali fastidio generalizzato e insofferenza».
A pagina 42 della relazione si legge: «…pur non trattandosi di zone di conflitto potenziale, rileviamo come gran parte delle aree residenziali assegnate alle classi III e IV si trovano in situazioni per le quali, per affaccio su assi viari di primaria importanza o per vicinanza ad attività produttive e commerciali di elevata significatività, si ritiene possibile rilevare livelli sonori ben al di sopra delle soglie limite di zonizzazione». E per il rione Clodio le cose sono sicuramente peggiorate negli anni seguenti al 2016, quando è stata stesa questa relazione.
Morale: anche in Comune, almeno dal punto di vista di quanto hanno scritto nei documenti ufficiali, la consapevolezza che l’inquinamento acustico non sia il migliore amico col quale convivere, pare una certezza. Non resta che prendere il toro per le corna, e togliere il Rione Clodio dall’inferno nel quale è stato, non si sa bene per quali colpe, sprofondato. Perché si continua a lasciare tutto come sta?
Tanto c’è anche un’altra certezza in questa storia: il Comitato non si darà pace fino a quando non avrà ottenuto il risultato di tornare a vivere abbastanza serenamente in quelle abitazioni che negli ultimi anni si sono trovate come catapultate ai bordi di una tangenziale. Farà effettuare altre rilevazioni, forse più complete di quella commissionata dal Comune, e alla fine arriverà il giorno anche delle azioni legali. Ha già inviato ai membri della giunta una “diffida ad adempiere” chiedendo la rimozione della violazione in essere mediante il ripristino della viabilità ante 2019 (con inversione del senso di marcia sui Bastioni Settentrionali o in alternativa mediante la semplice previsione di una Ztl diurna di 6/8 ore oltre a quella notturna prevista). Possibile che dei cittadini debbano spingersi a tanto per farsi ascoltare da un sindaco? «Ogni Ente Pubblico dovrebbe avere come primo obiettivo imprescindibile la tutela della qualità di vita e salute dei cittadini che amministra, anche se questo provoca rallentamenti nella circolazione che in ogni caso non sono stati creati da noi, ma da scelte affrettate e non valutate in modo approfondito prima di introdurle». Così la pensa il Comitato e sicuramente si trova in buona compagnia.
Da ultimissimo: fa sapere il Comitato che la relazione di Arpae era sui tavoli del Comune dal 6 dicembre 2021. Il Comitato, quando l’ha appreso, da gennaio si è attivato per averne copia. La risposta ottenuta era più o meno di questo tipo: stiamo facendo ulteriori approfondimenti. Prendendo tempo. A marzo il Comitato ha deciso di procedere con l’accesso agli atti bussando alla porta di Arpae che, nell’arco di 30 giorni, ha fornito la documentazione.
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