Riqualificazione urbana “minimalista” al Borgo S. Andrea

Riqualificazione urbana “minimalista” al Borgo S. Andrea

È un elemento d'arredo indispensabile per sedersi e, in tutta tranquillità (ma sarà bene munirsi di cappello antisole), godersi il traffico di via Melozzo. Ecco a voi la panchina. Si attende inaugurazione ufficiale.

C’è aria di riqualificazione in città!
Lasciando da parte il Borgo fortunatissimo e i lavori in corso in quello in seconda posizione, San Giovanni, ecco la recentissima notizia del taglio del nastro per la nuova piazzetta di via dei Martiri, a Rivazzurra. Un intervento che rientra nel programma più generale di riqualificazione delle aree a ridosso del tracciato del Metromare.
Nella foto di rito, per la gioia di quasi tutta la stampa locale, presente anche l’assessore ai lavori pubblici da tempo scomparso dai riflettori locali, e sortito da un incombente silenzio dati gli insuccessi conseguenti ai ripetuti annunci circa la fine dei lavori del cosiddetto parco del mare, peraltro mai indovinati (sic!).
Ma nel contesto di siffatte riqualificazioni urbane, eccone una che ha interessato un altro Borgo meno fortunato. Siamo in quello di S. Andrea, laddove l’inesistente arredo pubblico e diffuso squallore, è stato improvvisamente arricchito da … una sola panchina. Chissà, forse capitata per sbaglio, ovvero per incomprese istruzioni da parte degli addetti alla sua posa, o di chi le ha impartite.

Posta in un punto alquanto nascosto e dalla quale, insolazione permettendo, si può tranquillamente ammirare il nutrito traffico veicolare di passaggio sulla via Melozzo da Forlì ed annusarne le sue essenze; oppure lumare le poche biciclette che transitano sull’improvvisata pista ciclabile antistante.
Spiace constatare che questo “grande evento” sia avvenuto alla chetichella e non abbia avuto quella risonanza e presenza che i politici locali riservano a fatti di tale “importanza”, con tanto di riprese fotografiche durante il taglio di nastri e con fasce tricolori a corredo.
Ma spiace ancor più che costoro siano usi solo a quelle scenografie ritraenti il nulla. Nel luogo in questione invece, non hanno saputo e voluto cogliere l’occasione di attuare un vero e proprio progetto di valorizzazione, mettendo in rilievo i rari resti storici ritrovati (qui) e contestualizzarli in un insieme di grande respiro culturale e storico cittadino, finalizzandolo ad un sicuro percorso di visita apprezzato da un certo tipo di turismo.
Una triste panchina quindi, anche se nobilitata dallo sfondo di un’amena siepe privata, posta in un celato angolo di un altrettanto mesto contesto. Non solo ormai abituati ad una politica urbanistica e di mobilità sgangherata, ma pure atta all’improvvisazione del decoro pubblico.
Un elemento alieno nella malinconica realtà di una bella zona sacrificata a parcheggio intensivo, con tutte le conseguenze del caso, grande capolavoro tra quelli del corollario delle opere di era gnassiana che ci sono toccate in forzata eredità.

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