Appalti e sessismo: in attesa delle “parole giuste” di Emma Petitti

Appalti e sessismo: in attesa delle “parole giuste” di Emma Petitti

Tutto il suo curriculum politico (e non solo) ruota intorno alla parità di genere, all'antisessismo, al linguaggio che non discrimina. Ora però che ti combina l'assessora?

Lei di solito usa sempre le parole giuste quando deve parlare di donne e politiche di genere. Perché lei la laurea ce l’ha, a differenza di quel suo collega di partito che guadagnava come un dottore senza esserlo. E’ una filosofa. Si sarà dedicata a Engels e Marx nel suo corso di studi, ma chissà se avrà letto anche un filosofo francese, non proprio notissimo ma notevole, allievo di Jacques Derrida, che risponde al nome di Peter Szendy. Un po’ di anni fa ha scritto un saggio dal titolo Sur écoute. Sottotitolo Esthétique de l’espionnage. E’ stato tradotto in Italia da Il Saggiatore: Intercettare. Estetica dello spionaggio. E’ un docente di estetica ed è affascinato dalle intercettazioni. Com’è vasta la conoscenza. E com’è piccolo il mondo. Anche quello del Pd.

La filosofa ha fatto carriera in politica e intrattiene relazioni. Pure da Rimini la cercano. Anche lei s’interessa a Rimini. E ci mancherebbe. Addirittura si dice che potrebbe essere proprio lei a battersi per non consegnare il Comune ai barbari, fra due annetti. Squillano i telefoni. Spyware, troian e infezioni varie sono in agguato. E di espionnage non si occupano solo i filosofi ma, da angolature e finalità diverse, anche altre cattedre, sulle quali siedono fiamme (gialle) del sapere e magister discepoli della dea Dike o della titanide Thémis, che esercitano la iustitia. Bendata? Riesce anche a vederci benissimo. E a sentire ancora meglio. Ma no, dai. Non si rappresenta bendata perché si muove alla cieca, ma perché imparziale. In una mano la spada e nell’altra la bilancia.

Emma Petitti è la zingarettiana di ferro (già orlandiana e bersaniana) che la carriera politica nel Pd l’ha percorsa praticamente tutta: da segretario (anzi segretaria è la parola giusta) comunale (2010-2013) a parlamentare (2013-2015), passando per il consiglio comunale di Rimini e negli ultimi quattro anni col ruolo di assessora al fianco di Stefano Bonaccini, deleghe a bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità. Le manca solo di diventare la Tata Matilda di palazzo Garampi.

Ecco, le pari opportunità. Tre quarti del curriculum di Emma Petitti sono occupati da consulenze, corsi e progetti su donne e professioni, donne e scienza, donne e lavoro, tematiche di genere, i saperi delle donne. Da assessora pontifica ai convegni su parole e pratiche per includere, la chiamano a dire la sua quando si presentano i video sulle parole giuste per parlare di donne, siede a seminari nei quali si discetta di “parole pari”, sottolineando l’importanza del linguaggio non sessista e non discriminatorio. In pubblico la conosciamo così. Ma in un dialogo sur écoute, dal contenuto politico-ornitologico (copyright Roberto Biagini) con uno di quegli uccelli “che si tengono per cantare”, non l’usignuolo e nemmeno il fringuello o il lucherino, né la quaglia o il regolo, forse “il funello”, come scriveva nella sua ottocentesca grammatica Lodovico Goudar, la filosofa antisessista con quel po’ po’ di formazione sulle pari opportunità, invece di mettere a tacere il machista, che fa?

Fra discorsi su cooperative, imprese, imprenditori, appalti, cene, lobbying, sindaci e presidenti, volano c..zi, cogl..ni, c..i che ca..no, travi nel c..o, bestemmie e vaff….lo. Svolazzano pure uccelli, ma di altra specie di quelli che si tengono in gabbia nutriti di semi e granaglie. Una non meno antisessista consigliera regionale viene ascritta nella famiglia delle Anatidae, per tacer d’altro. Il tutto fra colleghi di partito. Insieme in Regione. Della stessa città. Tutti dem. Con posti di rilievo fra Rimini e Bologna.

Se un linguaggio molto meno greve fosse uscito dalla bocca di un leghista, per dire, sai che strepiti, e che sermoni, e che processi mediatici. Un qualunque politico di destra beccato a darsi appuntamento con un compagno di merende al “bar dei busoni” sarebbe stato crocifisso. Invece se il sessismo scende con lo sciacquone de’ sinistra, l’assessora che sfila al Summer Pride pare dica: so’ ragazzi! E Ragazzi so’ pure, ma cresciutelli. S’attendono parole giuste. Anche solo una spruzzata di wcnet profumoso e disinfettante nel gabinetto sessista. Così come sarebbe bello conoscere le parole giuste dell’assessora per definire il “sistema degli appalti”, di cui il sessismo da gabinetto è una piccolissima costola, davanti al quale tutti si girano dall’altra parte. Fino ad oggi anche l’assessora.

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