Fondazione Carim, calano le risorse per il territorio e cresce il dissenso interno

Fondazione Carim, calano le risorse per il territorio e cresce il dissenso interno

L'assemblea straordinaria della Fondazione Carim che si è tenuta ieri pomeriggio, chiamata ad esprimersi sulla modifica del documento programmatico pr

L’assemblea straordinaria della Fondazione Carim che si è tenuta ieri pomeriggio, chiamata ad esprimersi sulla modifica del documento programmatico previsionale per l’esercizio 2015, al momento del voto ha registrato su 47 presenti (anche per delega), 30 favorevoli e 17 fra contrari (15) e astenuti (2). Meno della metà i presenti (i soci sulla carta sono un centinaio), ma il dato ormai consolidato è che il dissenso è molto diffuso e in crescita.
L’assemblea dei soci ha dovuto comunque prendere atto che “circostanze non favorevoli intervenute in corso d’opera” suggeriscono di mettere mano ad alcune rettifiche. Decisamente importanti. A pesare è il mancato dividendo 2014 di Banca Carim (-800 mila euro) e la conseguente diminuzione dei ricavi da 2 milioni 370 mila euro a 1 milione 570 mila. Al netto degli accantonamenti l’avanzo di gestione si riduce al lumicino: da 639.880 a 23.130 euro.
Ma un’altra conseguenza della rettifica è che gli stanziamenti a favore del territorio si riducono di 200 mila euro e quindi scendono a 1 milione e 700 mila euro. Il “salvadanaio” si svuota sempre di più.

Alfonso Vasini

Alfonso Vasini

Ma perché tagliare risorse che possono aiutare l’economia e la società riminese, e non asciugare un po’ gli oneri di funzionamento e in modo particolare i compensi degli organi istituzionali e degli onorari dei consulenti? Fra i soci c’è chi l’ha proposto: “Sarebbe stato opportuno intervenire in maniera sostanziale su questa voce e sono certo che nessuno avrebbe sollevato obiezioni una volta edotto sullo scopo del provvedimento”, ha detto Alfonso Vasini. Anche perché, ha aggiunto, “è significativa l’incidenza degli oneri di funzionamento sull’ammontare dei contributi erogabili (attinto in massima parte dai fondi disponibili): 57,6% (980.000/1.700.000); ed ancor più significativa quella degli stessi oneri sull’ammontare dell’avanzo netto: 423,7% (980.000/23.130). Alla faccia del principio di economicità, efficacia ed efficienza!”
Ma nella sua replica il presidente Pasquinelli, pur riconoscendo fondati diversi rilievi, ha sostanzialmente sostenuto che la situazione è quella che è e che Cda e consiglio generale non possono fare miracoli. Sul piano industriale di Banca Carim Pasquinelli ritiene che il compito della Fondazione sia quello di approvarlo una volta che l’istituto di piazza Ferrari l’avrà elaborato. Non è un po’ poco? E’ così che la Fondazione esercita il suo ruolo di azionista di maggioranza? Davanti allo stesso Vasini, che ha formulato obiezioni alla linea “minimalista” del presidente, facendo notare che la Fondazione non assolve ad alcun ruolo significativo e che ciò mette anche a disagio i soci, Pasquinelli non si è scomposto più di tanto. Anzi, ha detto di comprendere e condividere tale disagio. Diplomazia e bromuro, insomma, tanto ormai il passaggio cruciale per la Fondazione è già avvenuto: la nomina del nuovo cda (epurato di ogni dissenso) di Banca Carim. Per il resto si veleggia verso la fine mandato, incrociando le dita.
Nel suo intervento Vasini ha nuovamente sollevato anche il tema della trasparenza (lo fa da tre anni ma senza avere ancora ottenuto risposta) “sulle motivazioni delle erogazioni, sul controllo delle loro destinazioni e del loro buon fine e sulle anomalie dei doppi ruoli diretti ed indiretti (beneficiante/beneficiato) che in taluni casi hanno insinuato il dubbio del conflitto di interessi e, in ogni caso, dell’inopportunità”. Dei contributi della Fondazione e della loro distribuzione strategica si era occupato anche Rimini 2.0.
E interpellato anche a proposito delle bordate del generale Cecchi alla Fondazione e al suo presidente, in occasione della assemblea dello scorso aprile, riportate ampiamente dalla stampa, Pasquinelli ieri ha detto di non voler replicare. Né alla stampa e né al generale.
Pompiere verso le polemiche interne e pompiere nei confronti di chi, come il generale Cecchi (diventato presidente dei Piccoli azionisti) spara alzo zero all’indirizzo di Palazzo Buonadrata e del suo timoniere. In questo scenario si avvicina la scadenza della prossima primavera, quando Pasquinelli uscirà di scena e bisognerà eleggere il nuovo gruppo dirigente. A suonare la sveglia dovranno pensarci altri.

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