La Metropolitana ci Costa: i sottopassi fuorilegge

La Metropolitana ci Costa: i sottopassi fuorilegge

Mentre 27 persone sono a processo per l'invasione del cantiere di viale Portovenere a Riccione, sulle "magagne" in bella mostra lungo il tracciato del Trc è calato il silenzio. La clamorosa vicenda dei sottopassi che sembrano montagne russe.

Ventisette riccionesi a processo per l’invasione al cantiere del Trc avvenuta il 17 e 27 giugno e il 7 luglio 2014, e fra questi anche il sindaco Tosi. La giustizia farà il suo corso e sapremo cosa deciderà. Ma si attende giustizia anche per altri capitoli che riguardano la contestatissima opera pubblica. Anzitutto il Tar dell’Emilia Romagna si sta esprimendo su alcuni espropri e per ora le due sentenze già emesse hanno dato ragione agli espropriati, sostenendo che “le disposte demolizioni (decise da Agenzia Mobilità, ndr) costituivano una misura che avrebbe dovuto esser preceduta da un provvedimento ablatorio qui inesistente (tant’è che è stato utilizzato uno strumento per interventi estranei ad atti espropriativi) e che le stesse hanno oggettivamente travalicato il senso e la finalità dell’occupazione temporanea disciplinata dall’art. 49 d. P.R. n. 327 del 2001″.

Ma c’è dell’altro che attende giustizia. Di recente il Comune di Rimini ha messo online un video che mostra il tracciato della metropolitana di costa. S’intitola “Viaggio nel cantiere del Trc”. Come musica di sottofondo a questo video starebbe molto bene un brano di Riccardo Cocciante: “Ma il treno corre forte e il treno adesso vola…”. Le immagini, infatti, corrono veloci e si fermano solo alle fermate del Trc. In questo modo non si vedono le magagne, né quelle lungo il percorso (la lunga muraglia cinese, che in alcuni tratti oscura l’orizzonte, le abitazioni lambite dal tracciato) né quelle, ad esempio, delle opere di servizio, come i sottopassi. Ecco. In territorio del comune di Rimini ci sono tre sottopassi “fuorilegge”, realizzati insieme al Trc.

Via Aleardi. Qui è stato aperto al pubblico nel 2015 il prolungamento del sottopasso ferroviario pedonale. Parentesi: presidente del consiglio di amministrazione di Agenzia Mobilità di Rimini dal giugno 2013 al giugno 2015 era Roberta Frisoni, attuale assessore alla Mobilità della giunta Gnassi. Anziché una rampa ne sono state realizzate due, con pendenze fino all’8,5% e con una larghezza inferiore ai minimi di legge. La rampa pedonale al centro ha una larghezza di 58 centimetri ed una pendenza del 51,4%. Per realizzare queste rampe sono stati anche abbattuti molti alberi, ma questa ormai è acqua passata. Le pendenze restano, invece, e incidono sulla mobilità dei residenti. Sul lato mare (già esistente) i lavori non sono intervenuti e la rampa ha una pendenza del 21,37%. Ci sono difformità tra il progetto definitivo e quello esecutivo, ammesse dalla stessa Agenzia, allo scopo di “eliminare interferenze riscontrate nel progetto a base di gara, che provocano lo sforamento anche del “prolungamento del sottopasso pedonale”, al di fuori “della fascia di esproprio prevista”. Il tema fu sollevato in passato dal consigliere del movimento 5 stelle Gianluca Tamburini. Il Comune non avrebbe dovuto vigilare e impedire queste storture? “La direzione lavori è in carico ad Agenzia Mobilità per cui non rientra nelle competenze del Comune di Rimini approvare il progetto”, rispose l’ufficio competente di palazzo Garampi alla interrogazione del consigliere pentastellato. “Modificare le rampe lato mare non è opera semplice in particolare per la mancanza di spazio oltre che per i costi elevati sia per le opere che per il reperimento delle aree necessarie”. Ma il risultato finale è che il sottopasso che i cittadini dovranno utilizzare presenta le caratteristiche descritte, quando la legge prevede che la pendenza delle rampe non debba superare l’8% e la larghezza minima di una rampa debba essere di 0,90 metri per consentire il transito di una persona su sedia a ruote e di 1,50 metri per consentire l’incrocio di due persone.

E quello di via Manin

Via Manin. Qui è stata costruita una rampa in due tronchi separati da un pianerottolo, composta da due parti: per una i gradini sono larghi poco più di 120 centimetri, l’altra a scivolo misura 58,5 centimetri. La prima parte dello scivolo ha una pendenza del 49% e la seconda del 51%. Nelle due rampe lato mare la pendenza supera il 51% e dunque si parla sempre di pendenze non a norma. Anche in questo caso Tamburini spiattellò il problema in consiglio comunale ma la risposta fu ancora più curiosa: “La scelta del progettista esecutivo di non abbattere le barriere architettoniche nel sottopasso di via Manin gli uffici comunali l’hanno appresa nei vari incontri da Agenzia Mobilità. Il progettista ha motivato la scelta con la mancanza di spazi utili a creare le rampe necessarie, anche utilizzando aree private da espropriare. Il tutto in considerazione del fatto che comunque nel progetto non è previsto mettere a norma le rampe lato mare dei sottopassi modificati col Trc”. Davanti a lavori eseguiti da qualunque privato sarebbe stato questo l’atteggiamento della pubblica amministrazione (fra l’altro socio di riferimento di Agenzia Mobilità)?

Il sottopasso di via del Tulipano

Via del Tulipano. Qui in seguito ai lavori del Trc, la rampa è stata modificata con ingresso lato nord: i gradini hanno una larghezza di 180 centimetri e lo scivolo di 70, la pendenza è pari al 41%. “Il vecchio sottopasso risultava più accessibile”, commentò l’ex consigliere Fabio Pazzaglia nel 2015 segnalando il tutto all’amministrazione comunale. “Per non parlare poi delle persone disabili che vengono totalmente discriminate. I recentissimi lavori non hanno assolutamente risolto i problemi di barriere architettoniche, anzi li hanno peggiorati! Come è possibile che dopo nuovi lavori, che immagino non siano certo a gratis per le casse del Comune e quindi per i cittadini, la qualità del sottopasso anziché migliorare sia peggiorata? Chi si prende la responsabilità di tutto questo?”.

Il sottopasso di via Manin con l’acqua che esce a terra

Abbiamo chiesto conto ad Agenzia Mobilità di queste opere e la risposta, molto formale, che abbiamo ricevuto dal presidente Massimo Paganelli è la seguente: “Il progetto di modifica di tutte le opere d’arte di scavalco della linea ferroviaria Rimini – Riccione necessarie ai fini dell’inserimento dell’opera TRC, sono state realizzate sulla base dei progetti approvati in sede CIPE e delle successive richieste pervenute dalle Amministrazioni. Al termine dei lavori sono state riconsegnate e riaperte al pubblico secondo quanto previsto dalle Ordinanze di Regolamentazione emesse dalle Amministrazioni”. Ma lo stato dell’arte, ordinanze o meno, è quello che le interrogazioni descrissero, ed è rimasto tale. E come commenta Paganelli le prime sentenze del Tar che danno torto ad Agenzia Mobilità in merito ad alcuni espropri? “Prendiamo atto e rispettiamo la decisione dell’Organo Amministrativo convinti che nel prosieguo del procedimento emergerà la piena correttezza dell’operato di AM e degli atti emanati”. Altre importanti sentenze sono attese a luglio.

L’inaugurazione del Trc è attesa nel 2019. Noi continueremo ad occuparcene. Espropriati (e si parla di centinaia di espropri eseguiti per consentire la realizzazione dell’opera) e residenti delle zone interessate dai lavori, iscrivetevi alla nostra newsletter per rimanere informati su questa vicenda, destinata a tenere banco ancora per molto tempo e, forse, con qualche sorpresa.

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