La misura della Tagliatella

La misura della Tagliatella

Trenta, sessanta, novanta...

Spetta al Gran Maestro dare il giudizio sulla tagliatella. Nella teocrazia della Confraternita c’è solo Lui. Così funziona, altrimenti
sarebbe anarchia, dove non si capisce chi fa che cosa, e quale è la strada da seguire. Pertanto non posso dare nessuna indicazione se la pasta sia liscia o rugosa, se le misure trenta, sessanta, novanta siano canoniche, se il ragout sia solo di carne bovina o c’è anche del maiale.
Ma, e sottolineo il ma, posso esprimere liberamente, si fa per dire, la mia valutazione sull’accoglienza, gentilezza, professionalità, competenza del Ristorante, nel quale la Confraternita, almeno una volta al mese, decide di far riposare le stanche membra, rifocillare il corpo e gratificare lo spirito. E allora l’uscita dell’altro giorno sulle dolci colline corianesi, mi ha dato grande soddisfazione. Se il massimo è dieci, la Greppia dei fratelli Celli merita quattordici, come diceva il Conte Fioraio, indimenticabile protagonista della vita mondana riminese. Sono i particolari che fanno la differenza: il cambio del bicchiere tra due tipologie di Sangiovese è stato il top. Vuol dire che non abbiamo predicato invano e come scrive il mio amico Massimo Bonini, l’importanza del turismo enogastronomico nel nostro Paese assume sempre più valore. Ristoratori, i turisti hanno bisogno di voi, e, mi si consenta la postilla, anche i viticulturi.
Rurali sempre.

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