Viterbo Tamburini, ovvero l’annuncio della fede attraverso la famiglia, la cultura e le opere

Viterbo Tamburini, ovvero l’annuncio della fede attraverso la famiglia, la cultura e le opere

“Intelligenti pauca”, a chi sa intendere bastano poche parole: questo era il motto dell’ultimo patriarca cattolico riminese, coetaneo e amico del beato Marvelli, morto ieri a 97 anni. Alla sua intelligente operosità è legata, fra le tante realizzazioni, la costruzione dell’ospedale Infermi. Uomo di cultura, studioso della storia delle congregazioni, già amministratore di importanti enti, lascia quattro figli e uno stuolo di nipoti e pronipoti. “Apprezzavo in lui il rigore e la passione per la Chiesa”: così lo ricorda l’amico vescovo emerito di Ivrea mons. Bettazzi.

Muore uno degli ultimi amici e coetanei del beato Alberto Marvelli. Il rapporto con questo grande uomo di fede gli ha trasmesso, quasi per osmosi, una passione per la realtà e per l’annuncio della fede attraverso la costruzione di opere. Una intera generazione, ormai venuta meno per ragioni anagrafiche, è stata educata a manifestare la gloria umana di Cristo. Ma questa generazione ha saputo trasmettere lo stesso impeto ai figli, i quali oggi guardano con gratitudine all’educazione ricevuta.

Nato nel 1920 sulle colline riminesi di San Martino in Venti, Viterbo Tamburini proviene da una famiglia di agricoltori. Lo zio sacerdote sarà per tanti anni parroco di San Paterniano a Casalecchio (Villa Verucchio) e qui Viterbo trascorrerà parte dell’adolescenza essendo divenuto orfano a tenera età. Un territorio al quale rimarrà legato affettivamente contribuendo, in memoria di don Primo Tamburini, alla realizzazione della nuova parrocchiale. Ha un nome veramente insolito: il padre fece il militare nel secondo battaglione granatieri di stanza a Viterbo e il nome nasce per ricordare il suo capitano. Sposato da 68 anni con Albertina Gorini, matrimonio dal quale sono nati quattro figli e numerosi nipoti e pronipoti.

Dirigente dello IOR (Istituti Ospedalieri Riuniti) con responsabilità amministrative ha avuto il merito e la soddisfazione di portare a compimento il nuovo Ospedale Infermi inaugurato nel 1974, un’opera di cui ha seguito tutta la parte contrattuale e legale affrontandone tutti gli aspetti operativi. Di questo ente, poi divenuto Ausl, ha curato con passione la parte storico-culturale ed archivistica. Ha prodotto una catalogazione dell’archivio storico – “Relazione sullo stato di conservazione del materiale d’archivio delle Opere pie di Rimini” (1998) – importante documento di lettura e consultazione del patrimonio che era in capo alla ”Congregazione della Carità”. Nel 1994 ha pubblicato un volume dal titolo “Pietà e Liberalità a Rimini” dove sviluppa la storia della pubblica beneficenza nella nostra città e dove evidenzia come la Misericordia sia stata generatrice di una operosa carità.

Ha seguito poi nel tempo le sorti dell’Istituto Valloni divenendone per anni membro del Consiglio di Amministrazione. Candidato per il Comune nelle liste della DC, a chi gli chiedeva “perché non ti fai propaganda?” rispondeva “intelligenti pauca” (a chi sa intendere, poche parole bastano).

Uomo di grande cultura, educato nel seminario minore di Rimini e poi nei due anni di Teologia al Seminario maggiore di Bologna, scuola di vita e di educazione d’altri tempi. Cresciuto nell’amore e nella dedizione alla Chiesa è divenuto amico tra gli altri di Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea ora ultra novantenne, il quale alla notizia della sua scomparsa ha detto di “essere vicino e presente spiritualmente, mi legava a lui una vecchia e bella amicizia, apprezzavo in lui il rigore e la passione per la Chiesa”.

È stato legato a numerose figure del mondo cattolico, in particolare può essere considerato uno degli ultimi superstiti di quella schiera di amici e coetanei del beato Alberto Marvelli. Nel giugno del 2008 ha avuto la soddisfazione di partecipare all’inaugurazione del bassorilievo in bronzo, presso l’Oratorio di San Giovannino, che ricorda il beato, già socio della Confraternita di San Girolamo.
Di questa antica istituzione (fondata nel 1442) ha seguito con passione e dedizione le vicende, essendo stato anche Presidente per un certo periodo; in particolare ha saputo traghettare la Confraternita nel passaggio da ex Ipab a Fondazione privata di diritto civile riconosciuta con D.P.R. della Regione. Ha fatto parte della Confraternita con uno stuolo di amici del mondo cattolico che da sempre si sono distinti nella società per l’impegno nella costruzione di opere nella prospettiva indicata dalla Dottrina Sociale della Chiesa: il bene comune. È stato da sempre legato da grande amicizia con don Domenico Calandrini, vulcanico sacerdote artefice di tante realizzazioni e uomo di profonda fede. All’età di 78 anni Viterbo si è laureato presso l’Istituto di Scienze Religiose con una tesi, poi pubblicata, dal titolo “Le Confraternite nella Diocesi di Rimini: la Confraternita di San Girolamo e della SS. Trinità” (1998).

Ha collaborato attivamente con i Vescovi che si sono succeduti negli Uffici dell’Economato diocesano e seguendo particolarmente ed attivamente la Confraternita di Maria S.S. Ausiliatrice proprietaria ed editrice del settimanale diocesano “Il Ponte”.

Ha avuto un legame profondo, per tutta una vita, con un grande personaggio riminese (in realtà originario di Coriano) con il quale ha condiviso i primi anni di Seminario nel 1933: Padre Pietro Bianchi, vero e proprio pioniere della evangelizzazione, che nel 1937 scelse la via missionaria con i Salesiani, rimanendo nella Missione di Manipur (regione all’estremità nord occidentale dell’India) fino alla morte avvenuta nel 2008. Fitta sarà la corrispondenza tra i due fino ad arrivare ad una pubblicazione per ricordare la grande figura dell’amico.

Gli sia concesso il premio di chi ha combattuto la buona battaglia e di chi ha conservato la fede.

Marco Ferrini

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