«La “nuova circonvallazione” ospita da tempo lavavetri e mendicanti, ma adesso c'è stato un salto di qualità: un artista in sella al monociclo di esibiva stamattina tra le auto in coda». Lettera.
La cosiddetta “nuova circonvallazione” ormai obsoleta e intasata dal traffico, per cui non è stata pensata un’alternativa, è meta preferita di indisturbati mendicanti molesti, lavavetri e venditori di piccole cose. Li assimila un unico comun denominatore, l’abusivismo, ma per il resto agiscono indisturbati da tempo. Ma siccome il fenomeno è tollerato, qualche altra categoria ha ben pensato di inserirsi in quel mondo.
Ed ecco arrivato il giocoliere!
Questa mattina l’incrocio che reca al cosiddetto Colosseo, sede dell’ASL per capirci, laddove nei giorni scorsi fu messo in scena – elettoralmente parlando – un finto cantiere per la realizzazione di una rotatoria, era particolarmente congestionato dal traffico data la chiusura della via Flaminia Conca, forse, per asfalti elettorali, e proprio lì era presente un giocoliere. In sella al suo monociclo eseguiva giochi di abilità dei quali, tra l’altro, il lancio delle mazze. Finito il siparietto, che comprendeva anche l’equilibrismo del monociclo messo verticalmente sopra il proprio capo, poi passava tra le auto in sosta a riscuotere l’obolo. Tutto ciò in mezzo ad una strada di grande comunicazione, nel pericolo, e creando pericolo alla circolazione stessa.
Recatomi alla sede dell’ASL ho incontrato due agenti della PM, ai quali ho riferito dell’accaduto e mi hanno risposto che avevano già provveduto in merito.
Nel mentre, l’addetta al rilevamento della temperatura corporea si è inserita nel discorso chiedendo cosa fosse successo in quell’incrocio. Ma una volta conosciuto il fatto, ha concluso dicendo che non si tratta di novità ma lo spettacolo è quotidiano e si svolge da lungo tempo (!).
Un pezzo di circo “on the road” forse messo in piedi da chi ha visto l’orientamento circense che è stato dato alla città, e attratto da questo ha ben pensato di esservi organico; inoltre siccome qui “tutto si immagina”, anche questo fa parte dell’immaginazione e con questa ognuno può fare di tutto, e all’immaginazione, come è noto, non vi è mai fine.
Ma prima che si immaginasse tutto, Rimini ha sempre dato l’impressione che chiunque possa fare ciò che vuole. Non era uno dei soliti slogan gnassiani, ma un inconfutabile dato di fatto.
Basta girare per la città per assistere a fenomeni di degrado sempre segnalati, ma mai presi in considerazione e mai risolti. Mendicanti molesti, venditori abusivi, club della bottiglia a fianco del Tempio Malatestiano, scritte sui muri del centro, minzioni notturne in ogni dove, distese disordinate di tavoli e sedie in ogni dove nel Centro e via discorrendo.
È questa la città che ci consegna il decennale regno gnassiano, in cui la – triste – realtà supera l’immaginazione. Un’infelice concretezza che il designato successore per asse ereditario, assessore ad importanti deleghe, tra cui quelle riferite a questa narrazione, annuncia di risolvere dimenticandone l’incapacità durante il precedente regno.
Salvatore de Vita
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