Bologna vuole scegliere anche il candidato sindaco di Rimini

Bologna vuole scegliere anche il candidato sindaco di Rimini

Ecco perché (anche in vista della definizione della partita sul sistema fieristico regionale) tenere al guinzaglio corto il Pd riminese e cercare di portarlo a passeggio dove piace a Calvano e Bonaccini non è una prospettiva che faccia fare i salti di gioia.

Non è la prima volta che da Bologna “indirizzano” il Pd di Rimini, sia chiaro. Negli anni del Pci-Pds-Ds è accaduto eccome che dal partitone emiliano arrivassero gli ordini. Ma se l’andazzo continua anche ai tempi di Enrico Letta, Anno Domini 2021, le cose si mettono male.
Stefano Bonaccini oggi è stato chiaro: «una terza soluzione condivisa forse è il modo per uscire uniti e compatti e costruire un centrosinistra largo e anche civico”. Fuor di metafora, i bolognesi puntano su un candidato che non sia né Jamil Sadegholvaad e né Emma Petitti. Per non fare nomi, pare contino molto sulla carta Moreno Maresi. Sarà. Gradito al sindaco uscente.
La motivazione è sempre la stessa: serve «una scelta che unisca».
Lo stesso ragionamento lo va ripetendo ormai da settimane il segretario regionale del Pd nonché assessore al bilancio della giunta Bonaccini, Paolo Calvano (e non è bellissimo che un’unica persona ricopra questi due ruoli contemporaneamente). Il quale dà tutta l’impressione di avere operato una sorta di “commissariamento” del Pd di Rimini. Pilota, indirizza, frena, rilancia, controlla, anche se fino ad oggi non ha levato il classico ragno dal buco. Però ha ordinato: fermi tutti, le primarie non s’hanno da fare. «Ci prendiamo tre giorni di tempo per verificare se c’è ancora la possibilità di una candidatura unitaria». Accadeva una settimana fa alla direzione comunale del Pd.
Calvano e Bonaccini si sono messi pesantemente in mezzo, ovviamente «per il bene di Rimini e dei riminesi», come ha dichiarato il segretario al Carlino. Naturalmente anche queste 72 ore sono passate con un nulla di fatto. Disse anche un’altra cosa, Calvano, non poco clamorosa per chi conosca quel che sta accadendo nel Pd sotto alle Due Torri, lacerato come non mai fra la renziana Isabella Conti e Matteo Lepore, delfino di Virginio Merola: «…a differenza di Bologna, qui (a Rimini, ndr) le primarie rischiano di dividere anziché unire…». Non più di Bologna, a ben vedere. Ma a Bologna Bonaccini sta apertamente con Lepore (intervista odierna a Repubblica), a Rimini invece non sta con nessuno dei pretendenti in campo (nemmeno con la sua presidente della assemblea legislativa Emma Petitti, e questo non è un particolare da nulla) e ne suggerisce un terzo.
E’ una mediazione sospetta quella di Calvano e Bonaccini, i quali – lo sanno anche i sassi, o meglio i ciottoli del Marecchia ruspati via da piazza Malatesta – che notoriamente propendono per la continuità con Gnassi.
Lo conferma oggi anche Bonaccini: nel Pd riminese non possono mettere nemmeno in discussione il decennio Gnassi, bisogna comprarlo a scatola chiusa, anche se non piace: «presentarci in discontinuità con il governo di questi anni sarebbe il primo regalo alla destra». E qui c’è anche una contraddizione logica: se la priorità è la continuità, allora tanto varrebbe puntare su Jamil.
Il grande capo che insieme a Calvano vorrebbe comandare a Rimini, fa anche il magnanimo: «Decidano a Rimini, però decidano bene». Cioè come vogliamo noi.
L’ingerenza è evidente. Le finalità un po’ meno. Di fatto, però, appare sempre più chiaro che il sindaco di Rimini deve essere “gradito” a Bologna. Con buona pace dei civici nostrani che pensano di contare qualcosa ma che dovranno accontentarsi di quel che passa il convento.
E perché l’ingerenza non è un bel segnale non solo per il Pd ma per tutta la città? Perché ci sono partite che riguardano il territorio riminese che, giocate con un sindaco che indossa la casacca bolognese, rischiano di mettere a rischio l’economia del territorio. Diciamone una, molto ma molto importante: la governance del nuovo sistema fieristico regionale, ovvero l’alleanza fra Ieg e BolognaFiere. Cominciano a preoccuparsi anche le associazioni di categoria riminesi (sono dei giorni scorsi le allarmate prese di posizione di Patrizia Rinaldis e Gianni Indino) che parlano di «timore sulla fusione con Bologna», sui cui destini un peso preponderante l’ha avuto, e continuerà ad averlo, la Regione.

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Ecco perché tenere al guinzaglio corto il Pd di Rimini e cercare di portarlo a passeggio dove piace a Calvano e Bonaccini non è una prospettiva che faccia fare i salti di gioia.

Fotografia: Paolo Calvano e Stefano Bonaccini, Fotoreporter-Regione Emilia Romagna

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