Cagnoni in commissione: “Matteo Marzotto si era fatto un suo film”

Cagnoni in commissione: “Matteo Marzotto si era fatto un suo film”

Lungo e a tratti animato confronto questo pomeriggio in commissione sulla mancata quotazione in Borsa, dove Cagnoni e Ravanelli hanno risposto ad un fuoco di fila di domande arrivate dai banchi della opposizione. E il presidente di Ieg ha regolato i conti con Vicenza e usato il bastone e la carota verso Bologna, aggiungendo: "Ma non c'è solo Bologna, ci sono altri dossier aperti".

Commissione consiliare fiume questo pomeriggio dedicata soprattutto al tema della mancata quotazione in Borsa di Ieg. O quanto meno si è fatta interessante arrivata a questo punto all’ordine del giorno. Di oltre quattro ore di interventi e domande dai banchi della opposizione (uno solo dei consiglieri di maggioranza ha preso la parola), e risposte da parte dell’amministratore delegato Ugo Ravanelli e del presidente Lorenzo Cagnoni (molto meno l’assessore Brasini), merita una cronaca soprattutto la parte finale, quando Cagnoni ha parlato di Matteo Marzotto, del rapporto di lavoro interrotto con l’ex direttore Corrado Facco e degli scenari, a suo dire aperti, su possibili nuove alleanze nel risiko fieristico. Perché per il resto Ravanelli e Cagnoni hanno continuato a ribadire che è stata tutta colpa del mercato, della “impraticabilità del mercato”.

L’uscita di scena di Marzotto e Facco non ha minimamente influito sul fallimento della quotazione (il tema “c’entra come i cavoli a merenda”, ha detto Cagnoni rivolto al capogruppo della Lega Marzio Pecci). “Facco è stato semplicemente considerato come non più necessario per le questioni che l’azienda aveva deciso, darsi cioè una organizzazione della governance divisa tra le responsabilità di un presidente e quelle di un nuovo amministratore delegato, per cui le funzioni e la figura del direttore generale diventavano già coperte per larghissima parte”, sono state le parole del presidente. Che ha poi aggiunto: “Gli abbiamo avanzato delle proposte per un diverso impegno dentro la società, ma abbiamo riscontrato una indisponibilità da questo punto di vista”. E siccome Pecci ha sostenuto anche oggi che Facco avrebbe potuto attrarre gli investitori stranieri verso Ieg, Cagnoni ha ribattuto che Facco “è stato il direttore di una fiera piccola, media, che aveva un debito attorno ai 45 milioni di euro … che è stata una delle condizioni che ha favorito l’operazione di acquisizione da parte nostra perché è chiaro che quando ci sono aziende in difficoltà…”. Per chiudere con “nessun rimpianto per non averlo trattenuto in quanto sarebbe stata una carta buonissima da giocare per la quotazione…”

Veniamo all’ex vicepresidente Marzotto. Cagnoni l’ha definito “persona di grande gentilezza e grande qualità, mi legavano in una certa fase anche rapporti di affetto nei suoi confronti, però si era fatto un film che non corrispondeva alla logica di una società che ha le sue regole”. A proposito dell’addio anticipato, invece, Cagnoni ha affondato il coltello: “Le sue dimissioni sono arrivate semplicemente dieci giorni prima della scadenza che era già programmata e obbligata, perché così avevano deciso gli azionisti di Vicenza, noi non ci siamo mai sognati di esprimere pareri di conformità sul valore, sul talento di questo e di quello, sono stati gli azionisti di Vicenza che hanno deciso che alla scadenza della quotazione avrebbero nominato un rappresentante nel cda, invece di due come era prima, e quel rappresentante che potevano nominare non si sono mai messi in mente che potesse corrispondere al nome di Matteo Marzotto”. Finita? Nemmeno per sogno. “Matteo Marzotto nel momento di abbandonare la nave, qualcuno di voi ha usato questa espressione (ha detto Cagnoni rivolto alla minoranza, ndr), ha voluto dire che l’abbandonava con un forte rammarico perché le sue idee sono sempre state diverse da quelle del presidente. Se vi debbo dire quante volte Marzotto ha votato contro, direi che non c’è stata una volta. Solo in un caso, recentemente, quando si è trattato di nominare il nuovo presidente del comitato di vigilanza al posto dell’avvocato Perucca, noi tutti insieme abbiamo pensato di nominare il presidente del collegio dei revisori dei conti e affidargli anche questo incarico, mentre Marzotto si è distinto dicendo che lui preferiva che ci fosse il dualismo della figura. Quando ho letto quella lettera in cui lui dichiarava di non essere mai stato d’accordo con me su niente, beh, mi sono meravigliato…”

Infine il futuro, sia guardando a Vicenza e sia allargando gli orizzonti a nuove possibili aggregazioni. “Dobbiamo registrare la possibilità di nuovi rapporti fra la parte degli azionisti del territorio di Rimini e la parte del territorio di Vicenza? Un problema che non abbiamo è proprio questo. Siamo estremamente rispettosi dei diritti delle minoranze ma è chiaro che dobbiamo sempre avere a mente chi deve detenere la guida di questa società, e non può che essere il socio di maggioranza”.
Sistemati i vicentini, ecco la sferzata a Bologna: “Dal punto di vista di ulteriori aggregazioni o integrazioni non cambierà niente. Non abbiamo mai smesso di pensare ad una operazione possibile con Bologna, nei confronti della quale continuo a dire che non è facile pensare a qualche ipotesi ottimistica da questo punto di vista e mi azzardo anche a pensare che quello che ci è successo per quanto riguarda il ritiro dalla quotazione, chi lo sa… Può darsi che aumenti le probabilità di una ripresa del dialogo? Non lo so. Dietro questa ironia si nasconde anche qualche malizia: può darsi di si, ma può darsi anche di no. Ma non c’è solo Bologna, ci possono essere all’orizzonte anche operazioni di dimensione diversa, di qualità interessante… vi sono dei dossier aperti e speriamo che possano maturare positivamente.”

Ma Cagnoni (e lo stesso aveva fatto anche Ravanelli) non si è lasciato sfuggire una risposta sull’impatto della inchiesta giornalistica della Stampa sul ben noto epilogo della quotazione in Borsa. “I rumors hanno influito? Quell’articolo sulla Stampa certo non era un intervento a sostegno, non era un gesto di amicizia nei confronti di Ieg”, ha ironizzato Cagnoni, che ha anche espresso parole di critica sulla “forma e la sostanza” del servizio giornalistico. “Chi l’ha suggerito? Qualcuno, certo, che era discretamente al corrente di alcune vicende interne, e non ci ha fatto sicuramente bene. Se debbo dire però che questi articoli abbiano inciso sul problema della quotazione, secondo me hanno inciso zero. Hanno procurato un danno di immagine, quanto grande lo faremo decidere ai nostri consulenti legali”.

Ma nel merito dello scenario che la mancata quotazione oggettivamente apre (ad esempio le risorse che sarebbero dovute saltare fuori per ridurre l’indebitamento) Cagnoni ha dovuto ammettere che “oggi ci troviamo nella condizione di capire quale può essere il nostro percorso futuro”. Perché, ha sottolineato, “non rinunciamo alla volontà di realizzare un secondo tentativo”, seppure “con tempi adeguati al mercato”, ma “è chiaro che il nostro progetto industriale doveva usufruire dei vantaggi che derivavano dalla quotazione,  ed è evidente che senza quella operazione nessuno può immaginare che tutto rimanga come è stato scritto”.

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