Carim in assemblea il 13 settembre per l’azione di responsabilità verso gli ex amministratori

Carim in assemblea il 13 settembre per l’azione di responsabilità verso gli ex amministratori

E' stata convocata l'assemblea ordinaria. Una settimana prima della apertura del processo a carico degli ex amministratori Carim. A tema la costituzio

E’ stata convocata l’assemblea ordinaria. Una settimana prima della apertura del processo a carico degli ex amministratori Carim. A tema la costituzione di parte civile nei confronti degli imputati nel ben noto procedimento penale e l’azione di responsabilità verso amministratori e sindaci nominati nel 2007 e 2010, ma anche di Martini, Grossi e dell’ex società di revisione.

Il presidente Carim, Sido Bonfatti, ha convocato per il 13 settembre prossimo l’assemblea ordinaria degli azionisti (sala Manzoni, ore 16, unica convocazione) e all’ordine del giorno ci sono la costituzione di parte civile nei confronti degli imputati nel ben noto procedimento penale che riguarda i passati vertici della banca, l’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori – specifica la convocazione – nominati dall’assemblea del 27.4.2007 e del 29.4.2010, degli ex sindaci nominati dalle stesse assemblee, dell’ex direttore generale Alberto Martini, dell’ex vice direttore Claudio Grossi ed anche dell’ex società di revisione. Grossi era stato escluso dal cda Carim, nel 2015, dalla azione di responsabilità, “valutando allo stato molto marcato il rischio di soccombenza nell’eventuale causa giudiziale”. Portando a supporto di tale decisione anche il fatto che a Grossi non erano stati contestati addebiti, né irrogate sanzioni, né dalla Banca d’Italia né dalla Consob, e che i commissari straordinari si erano avvalsi del suo operato durante tutto il commissariamento (sciogliendo invece subito il rapporto di lavoro con Martini).
L’azione di responsabilità fu oggetto della famosa assemblea di banca Carim del 10 aprile 2015, che però si concluse con un nulla di fatto. Col socio di maggioranza dell’istituto di credito di piazza Ferrari, ovvero la Fondazione Cassa di Risparmio, che optò per la sola messa in mora degli amministratori, congelando i termini di prescrizione per l’eventuale azione di responsabilità. Fu anche questa una delle cause del raffreddamento dei rapporti col precedente direttore generale Carim, Alberto Mocchi, che di lì a cinque mesi lasciò l’incarico e venne nominato Giampaolo Scardone.
Il cda di Carim aveva preparato una dettagliata relazione per l’assemblea, ipotizzando due strade per promuovere l’azione di responsabilità, raccomandando però la scelta della prima opzione: “mediante immediata notificazione dell’atto giudiziale introduttivo della causa legale”, oppure “mediante costituzione in mora degli ex esponenti aziendali interessati, e successiva notifica dell’atto giudiziale introduttivo della causa legale dopo che il procedimento penale in atto nei loro confronti risulti concluso con la disposizione dell’archiviazione, oppure con la richiesta del rinvio a giudizio – e comunque a prescindere dall’esito in un senso o nell’altro (nel senso che l’azione di responsabilità sarebbe promossa anche in caso di archiviazione dell’attuale procedimento penale, visto che esso verte, allo stato, per quanto a conoscenza dell’Istituto, su addebiti diversi dalla censurabilità della erogazione e gestione del credito)”. Il peso della Fondazione fece pendere la bilancia da un’altra parte, cioè sulla messa in mora.

Nel suo messaggio di addio da Palazzo Buonadrata, Pasquinelli era tornato sull’argomento: “La Fondazione ha agito con grande correttezza, assumendo posizioni non velleitarie ma giuridicamente fondate, guardando al bene concreto – cioè economico e reputazionale – proprio e della Banca, e difendendo da giudizi sommari, laddove necessario, l’onorabilità di coloro che sono stati coinvolti, non essendoci stata da parte loro né malafede, né dolo, né perseguimento di interessi personali. Il voto nell’Assemblea della Cassa del 10 aprile 2015 è stata una prova tangibile di questo nostro atteggiamento responsabile ed equilibrato. Mi rendo conto dello stato d’animo di quegli ex amministratori della Cassa che sono stati – io dico ingiustamente – accusati. Gli sono, e tutto il Consiglio di Amministrazione gli è, vicino. Credo, per parte nostra, che abbiamo fatto in coscienza e con scrupolosità il nostro dovere, senza cedere – e non era semplice – agli umori della piazza e alle facili derive populiste. Sono personalmente convinto che la loro posizione verrà presto chiarita positivamente”.
Sarà interessante vedere come si comporterà stavolta la Fondazione, dallo scorso maggio guidata da Linda Gemmani.

Ma cosa è accaduto fra l’assemblea dell’aprile di un anno fa ed oggi? Due cose fondamentali. La prima: a luglio gli ex amministratori sono stati tutti rinviati a giudizio con l’accusa di falso in bilancio e per l’ex presidente del consiglio di amministrazione, Giuliano Ioni, l’ex direttore generale, Alberto Martini e l’ex vice direttore generale, Claudio Grossi, la contestazione che pesa è l’associazione per delinquere. Il prossimo 20 settembre gli imputati si dovranno presentare davanti al collegio. La seconda: Carim da fine giugno è oggetto di una nuova ispezione di Bankitalia, ancora in corso, che ha anche bloccato le procedure di ricapitalizzazione. Carim spiegò che l’avvio degli accertamenti, insieme alle turbolenze registrate sui mercati finanziari per effetto della Brexit hanno fatto ritenere “opportuno rinviare, per la massima tutela degli investitori, le operazioni di aumento di capitale già pianificate”.

I piccoli azionisti non si sono mai stancati di chiedere con tutte le forze l’azione di responsabilità verso chi è accusato di aver compiuto irregolarità di gestione (con sanzioni irrogate anche da Bankitalia) e provocato il lungo commissariamento (fra 2010 e 2012) e la forte svalutazione delle azioni e del patrimonio. Ora arriva il redde rationem? Al 13 settembre.

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