Casa don Gallo, il vescovo di Rimini non li riceve e loro scrivono al papa

Casa don Gallo, il vescovo di Rimini non li riceve e loro scrivono al papa

I senzatetto della Casa d'accoglienza bussano da giorni alla porta di mons. Lambiasi. Vorrebbero sottoporgli il caso che li vede sbattuti in strada a

I senzatetto della Casa d’accoglienza bussano da giorni alla porta di mons. Lambiasi. Vorrebbero sottoporgli il caso che li vede sbattuti in strada a seguito dello sfratto che hanno ricevuto dal Comune. Ma l’appuntamento non arriva. E così alla ricerca di un Francesco con l’odore delle pecore, il loro interlocutore l’anno trovato nel papa. Ecco la lettera che hanno scritto a Bergoglio.

L’aveva annunciato a metà aprile Mara Marani, candidata sindaco di Rimini People: sul ritiro delle concessioni a Casa don Gallo ci rivolgeremo “a due figure istituzionali che non ricadono sotto l’egida d’interessi da giardinetto”. Era una speranza, che si è bruciata in poche settimane. Nel frattempo, infatti, il prefetto li ha ricevuti ma ne sono usciti molto delusi. L’istituzione che rappresenta lo stato sul territorio ha scelto di non interferire, temendo che una presa di posizione nel merito avrebbe avuto risvolti elettorali. Ma almeno ad un tavolo col prefetto si sono seduti. E la chiesa? Quella di Rimini ad oggi pare non abbia dato udienza ai rappresentanti della Casa d’accoglienza, nonostante le ripetute richieste inoltrate alla segreteria del vescovo. Possibile che mons. Lambiasi, sempre disponibile ad inaugurare (come accaduto anche di recente con il nuovo #EmporioRimini) qualsiasi cosa, anche sotto elezioni, a fianco dell’assessore al welfare di provenienza Caritas e del sindaco Pd che ha firmato la Carta Marvelli, non sia interessato al destino di 43 poveri cristi rimasti senza protezione? Possibile che non voglia nemmeno ricordare uno dei punti qualificanti della Carta Marvelli, ovvero che “gli ultimi della società sono tra le priorità” di amministratori e politici? Non sembra possibile, ma sta di fatto che oggi quelli che si firmano “gli abitanti della Casa dell’Accoglienza Andrea Gallo” hanno deciso di rivolgersi direttamente a papa Francesco, il pastore con l’odore delle pecore, il difensore dei poveri. Il vero pastore, ha spiegato più volte, è “accogliente, in cammino col suo popolo”.
Il paradosso di quel che sta accadendo a Rimini è che gli “ultimi” sono diventati patrimonio esclusivo delle irrigimentate politiche sociali figlie della grande e costosa alleanza fra Comune, cooperative e associazioni (con quelle diocesane in prima fila). Non c’è spazio per altro. La chiesa locale è totalmente dentro questo meccanismo e forse vede solo le situazioni di bisogno che si presentano alle “strutture” che gestisce. Mai una parola controcorrente ma, anzi, sempre più vicinanza fra via IV Novembre e Palazzo Garampi. Il testo della lettera è quello che segue.

Francesco,
Ci permettiamo di rivolgerci a te così, come ormai tutto il mondo ti chiama e ti scriviamo per chiederti un favore veramente piccolo. Prima, però, è giusto che ti diciamo chi siamo noi. Conosciamo il tuo impegno per muovere le persone verso l’accoglienza di quelli rimasti fuori dai muri della fortezza Europa… ecco noi invece siamo quelli che cercano di sopravvivere dentro quei muri. Siamo senzatetto, sia italiani che non.
Nello specifico noi siamo gli abitanti della Casa dell’Accoglienza Don Andrea Gallo di Rimini. Un’immobile in disuso, di proprietà del Comune, prestato all’emergenza freddo, che delle persone a noi vicine hanno convertito a percorso di riscatto.
Non siamo tutti cristiani, ma qui non si fanno differenze, come non ci risulta ne facesse Gesù di Nazareth, sulla cui parola è stata costruita la Chiesa di cui sei buon Pastore. Sebbene religioni diverse non riescano ad essere un ostacolo per una convivenza e per un percorso di restituzione alla società, abbiamo comunque un grande problema: non abbiamo la residenza nel Comune. Ti chiederai che problema è, come ce lo siamo chiesti noi. Nel Comune di Rimini chi non ha la residenza può accedere solo a piani di emergenza che durano pochi giorni, poi si deve arrangiare, possibilmente altrove.
La Casa che ci ha accolto, nei progetti degli Amministratori, era un piano della durata di tre mesi, un semplice dormitorio in cui entrare la sera e da lasciare libero la mattina. Ora l’emergenza freddo è finita e, anche se per noi esiste sempre quell’altra emergenza, chiamata abitativa, ce ne dobbiamo andare.
Ci hanno dato lo sfratto, ti alleghiamo anche la lettera ricevuta dal Comune.
Noi ovviamente non ce ne siamo andati. Occupare questo stanzone, che l’amore di qualcuno aveva trasformato in casa, o occupare il vagone di un treno notte dopo notte.. beh non è decisamente la stessa cosa. Qui abbiamo potuto riassaporare la gioia di far parte di una famiglia, abbiamo scoperto quanto sia edificante far parte di un progetto e qualcuno di noi, partendo da qui, ha trovato casa e lavoro.
A questo punto, magari, starai pensando a quanto può costare questo progetto, per dover essere eliminato nonostante i risultati. Al Comune poco, 15 mila Euro per gli attuali 43 residenti, ma ne sono stati aiutati e soccorsi molti di più. Ora ne vogliono spendere più di 200 mila per toglierci di mezzo e fare non si è capito cosa di quell’immobile. Il perché è tristemente evidente a tutti.
Se si dovesse continuare il progetto noi saremmo una spesa che, per quanto piccola, non fa parte del business dell’accoglienza, una spesa non rimborsabile. Abbiamo chiesto, direttamente e indirettamente, considerazione a tutti i rappresentati istituzionali, ma ci è stata restituita solo indifferenza. Addirittura il Prefetto, rappresentante dello Stato, ha detto che entrare nella questione Casa Don Gallo sarebbe stata un’interferenza elettorale. Forse una cosa così nemmeno Gesù se l’è mai sentita dire, eh sì che nella sua vita avrebbe poi dovuto assumersi parecchie delle nostre responsabilità.
Adesso è arrivato il momento di chiederti quel favore. E’ piccolo. Non chiediamo che tu venga fino a qui, hai già faticato tanto per andare a portare una parola di conforto ai nostri Fratelli nel campo profughi di Moira e ancora tanto lavoro ti aspetta se vuoi spiegare all’Europa il concetto di accoglienza (Qui a Rimini si inaugurano centri di distribuzione cibo per i poveri solo residenti e solo con tessera!!).
Ti chiediamo però una parola, una parola sola, basta anche un tweet, all’indirizzo del tuo Vescovo qui a Rimini, un cenno perché ci venga a visitare e si interessi di noi. E’ sicuramente un bravo Vescovo, ma noi non disponiamo di mezzi di divulgazione tali da arrivare alla sua attenzione. Scriviamo direttamente a te, perché più volte hai fatto il “miracolo” di annullare il percorso burocratico tra la tua Chiesa e dei “poveri Cristi”, come anche noi siamo definiti da qualcuno dell’informazione locale.

Con affetto

Gli e le abitanti della Casa dell’Accoglienza Don Andrea Gallo per l’autonomia

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