Collocare le statue dei tre imperatori è quasi un affare di Stato: i retroscena svelati da Davide Frisoni

Collocare le statue dei tre imperatori è quasi un affare di Stato: i retroscena svelati da Davide Frisoni

C'è il veto della Soprintendenza a sistemare i bronzi di Augusto e Tiberio troppo vicini ai rispettivi monumenti. Mentre in ossequio al politically correct, Giulio Cesare in piazza Tre Martiri non può avere un blocco in marmo come piedistallo per non evocare un'idea da Impero romano. Poi c'è il problema costi: poco meno di 300mila euro. Morale: è dai tempi dell'assessore Pulini che non riescono a posizionarli. Ma, almeno sulla carta, ecco dove sarebbero destinati. E forse le elezioni in arrivo daranno un aiutino.

Affermato artista riminese, Davide Frisoni è anche impegnato in politica. È Consigliere comunale di Rete Civica Emilia Romagna ed è tuttora Presidente della Commissione Cultura del comune di Rimini, nonostante l’uscita dalla maggioranza di governo avvenuta lo scorso ottobre a causa di insanabili dissidi su temi culturali con il sindaco Andrea Gnassi. In qualità di presidente della citata commissione, nel 2018 Frisoni pianifica una visita in un deposito comunale in zone Celle a Rimini. In quel magazzino sono confinati agli “arresti domiciliari” le statue in bronzo e relativi calchi in gesso dei primi tre personaggi storici che l’erudito romano Gaio Svetonio Tranquillo (nascita circa anni ’70 d.C. – morte non databile) cita nell’importante raccolta biografica “De vita Caesarum”: Gaio Giulio Cesare, Gaio Giulio Cesare Augusto e Tiberio Giulio Cesare Augusto. Se volessimo sfrontatamente rinominare l’opera di Svetonio e con ardita manovra adattarla al tempo e alla realtà locale, potremmo definirla come “La misera vita dei Cesari post donazione”. Come di recente scritto è da due decenni che le copie in bronzo (l’originale di Augusto è nei Musei Vaticani, quella di Tiberio a Leptis Magna in Libia) donate dal Dottor Roberto Valducci di Valpharma S.p.A., curiosamente non trovano degna collocazione nel tessuto urbanistico riminese. Chiedo un incontro a Davide Frisoni per sapere se ci siano novità sui tre bronzi che potrebbero (se fosse loro concesso) restituire a Rimini legittima intonazione con il proprio passato e con la formidabile dimensione logistica, peraltro sempre riconosciuta, che ebbe per Roma.

Consigliere, con chi e perché nel 2018 fate visita ai due imperatori romani?
«Al sopralluogo sono presenti l’allora assessore alla Cultura Massimo Pulini con l’archeologa Francesca Minak della sua segreteria, lo storico dell’arte Giulio Zavatta e l’archeologo Marcello Cartoceti. Visioniamo sia le statue che i corrispondenti calchi di gesso. Propongo all’assessore di riportare i bronzi alla luce, di usarli pensando anche alla prossima ricollocazione di quello di Giulio Cesare, ancora all’interno dell’omonima caserma, ma che presto si sperava di restituire alla vista dei cittadini. Dopo un mese, quando gli domando notizie in merito, mi dice che la competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio non vuole i bronzi di fianco ai relativi monumenti perché così facendo si sarebbe creato un falso storico».

Cesare avanza in piazza Tre Martiri. Secondo il progetto del Comune,  quanto pare pronto da quasi due anni, la statua dell’imperatore romano dovrebbe essere collocata nella posizione indicata. Ma quando?

Un’istituzione del genere ha un preciso dovere: tutelare il patrimonio storico e culturale italiano. Questo per evitare che qualche sindaco troppo “creativo” prenda decisioni che non gli competono e magari, per vanagloria, mischi sacro con profano. Tale assunto non andrebbe perso di vista…
«Certamente. Propongo all’assessore un incontro a tre con l’architetto Vincenzo Napoli, responsabile della Soprintendenza delle Belle arti per la provincia di Rimini. Espongo subito la mia idea: creiamo la “Secante romana”, come l’ho battezzata al momento dell’esposizione. Abbiamo via Flaminia che arriva fino all’arco d’Augusto mentre dal ponte di Tiberio parte la via Emilia. Al centro si trova piazza Tre Martiri dove già c’è Giulio Cesare. Napoli dice che è da anni che chiede lo spostamento di quella statua in quanto troppo addossata al palazzo retrostante. È il periodo in cui si sta decidendo di sopprimere l’edicola là vicino. Bene, dico. Allora spostiamola da dov’è e sistemiamo la statua più verso il centro della piazza. Non di molto, in realtà, ma in misura sufficiente perché acquisti “aria” e visibilità e per allestire un “racconto” scritto in tre o quattro lingue su un apposito leggìo che spieghi la presenza del condottiero romano in questo luogo. Così come si usa fare accanto ai monumenti in tutto il mondo e come è stato fatto molto bene vicino al Ponte di Tiberio. Con il proposito di utilizzare lo spazio occupato dall’edicola in dismissione, dopo l’incontro vado con l’architetto Napoli sul posto e concordiamo che quella è la posizione giusta anche perché vicino c’è un punto luce al quale allacciare gli impianti di sicurezza e illuminazione adeguati alla valorizzazione della statua. Inoltre, sotto al luogo individuato non dovrebbe esserci materiale archeologico e non ci sono impedimenti dovuti a sotto servizi, quindi il peso del manufatto non influisce sulla tenuta della zona di posa. Stabilito questo, si prendono in esame il ponte e l’arco presso i quali, ma non troppo vicino, bisogna collocare i due imperatori Augusto e Tiberio».

Tiberio guarda il ponte dal giardinetto che si trova sull’angolo fra viale Matteotti e viale Tiberio: finirà qui una delle due statue donate da Valpharma vent’anni fa al Comune di Rimini e ancora nascoste nei magazzini comunali? Di certo è stata questa la proposta avanzata da Davide Frisoni, ispirata all’idea di «secante romana», che trovò la condivisione di Soprintendenza e amministrazione comunale.

E qui entrano in gioco gli equilibri visivi e spaziali, classici elementi di pertinenza del pittore…
«La viabilità di Rimini, sia prima del ponte di Tiberio, così come per l’arco d’Augusto, si divide in due. Provenendo da Ravenna, alla rotonda di piazzale Vannoni la strada si divide: a sinistra via Matteotti e a destra viale Tiberio. Ci sono già la rotonda, il giardino e la pavimentazione. Tiberio lo collochiamo là. Quando si arriva alla rotonda e si comincia a intravedere il ponte e nel medesimo tempo l’imperatore che con il viso indica la direzione come se dicesse: “Io sono là”. Parimenti, Via Flaminia si biforca all’altezza della pizzeria Bigno: lo stesso cono ottico che si trova dalla parte opposta dell’immaginario cateto che congiunge l’arco con il ponte. Qua si posiziona Augusto. Il rappresentante della soprintendenza commenta così: “perfetto”. La “Secante romana” che comprende i tre bronzi è stata l’idea su cui è stato poi realizzato il progetto. Massimo Pulini conferisce l’incarico. Io avevo ipotizzato un piano di intervento triennale. Dato che l’edicola la spostiamo adesso, cogliamo l’occasione per fare, non proprio un’unica operazione, ma quasi, con la statua di Giulio Cesare dell’omonima caserma. “No, la statua non si può spostare (dice Pulini). Perché mai?, chiedo. “Perché si sbriciola e quella di piazza Tre Martiri è malconcia”. Ma chi l’ha detto? “Mah, il piedistallo è conciato male… ” È messo male solo perché all’epoca forse ci fu un errore del fonditore, ma nulla di irreparabile e niente che possa impedire che la statua, pur maneggiandola con cura, sia sollevata senza troppi problemi, restaurata e in seguito riposizionata».

Augusto guarda l’Arco nella rotatoria che dovrà essere ricavata all’altezza di Bigno.

Prospetta che siano state messe in campo una serie di scuse per non dare inizio ai lavori?
«Massimo Pulini, di lì a breve si dimette e viene sostituito da Giampiero Piscaglia. Nel frattempo si viene a sapere che il Corpo degli Alpini, in occasione della loro adunata nella nostra città, si offre di occuparsi del trasporto del “Cesare della caserma” fino in piazza Tre Martiri e contemporaneamente del trasferimento di quello della piazza a San Vito, per collocarlo nei pressi del ponte sul Rubicone che con il ponte di Savignano si contende il famoso “attraversamento”. Dall’Amministrazione comunale arriva un reciso “no”. Perché no, domando? “Perché sai, quella è la statua di Mussolini e i militari… dai, si sa… . Chi ci garantisce che con l’occasione di Giulio Cesare…”. Rimango interdetto. State scherzando?! Anche Piscaglia si dichiara assolutamente contrario ad accettare la “generosa” offerta degli alpini».

Sarà bene che qualcuno avvisi il Presidente Draghi. Hai visto mai che il Generale di corpo d’armata Paolo Figliuolo, già Comandante della Brigata alpina “Taurinense”, con la scusa dei vaccini…
«Proprio così. Il fatto è che con questi ragionamenti si farebbe diventare di destra, chiunque. Ad ogni piè sospinto fa capolino il pungolo antifascista. Che poi non c’entra un bel niente. È funzionale unicamente ad ottenere un obbiettivo che in questo, come in casi analoghi, è finalizzato al naufragio di programmi altrui».

Come mai poc’anzi rimarcava come “generosa” la proposta degli alpini?
«Perché erano prontissimi ad aiutarci e avrebbero fatto l’intera operazione a totale carico loro. Avrebbero smontato, traslato e rimontato. Tutto con mezzi, spese e uomini messi a disposizione dagli alpini. Tutto questo l’avevano comunicato attraverso l’avvocato Gaetano Rossi, Segretario coordinatore di ARIES (Associazione Ricerche Iconografiche e Storiche) che altrettanto altruisticamente si è reso portavoce dell’offerta del Corpo degli Alpini. Comunque, a luglio 2019 arriva il progetto dal tecnico del Comune. La Soprintendenza decide di non usare il blocco di marmo come piedistallo per non riprendere l’idea dell’Impero romano, simbolo troppo contiguo all’iconografia fascista, probabilmente accogliendo i dubbi dell’Amministrazione comunale».

Non posso crederci. Mi dica che non è vero.
«No comment. Per farla breve, definito il materiale, la forma del piedistallo, l’illuminazione e così via, arriva il progetto. Le ubicazioni corrispondono ai miei suggerimenti: Tiberio in piazzale Vannoni, sistemazione del monumento a Giulio Cesare in piazza Tre Martiri con più centralità rispetto all’attuale, infine posizionamento del bronzo di Augusto all’interno della nuova rotonda che si realizzerà davanti a Bigno per permettere alle auto provenienti da Riccione di immettersi in via Circonvallazione Meridionale. Naturalmente, sarà ripristinato il doppio senso di marcia. Ho pertanto riassunto i tempi di esecuzione in questo modo: Cesare nel 2019, Tiberio nel 2020 e Augusto nel 2022, quando saranno realizzati i lavori davanti a Bigno. Piedistalli come vuole la Soprintendenza, con protezioni in modo che nessuno si arrampichi sulle statue e didascalie per inquadrare storicamente ogni personaggio, le relative imprese e i collegamenti storici con la città di Rimini. Si arriva al capitolato. Cominciano i problemi. I preventivi fatti fare da un laboratorio di Talamello e da uno di Bologna per il restauro delle statue ora ossidate, qualche necessario ritocco, trasporto e montaggio compreso, comportano un esborso di circa 6-8mila euro l’una. La cifra, a cui andranno aggiunti il costi dei piedistalli, tutto considerato non è alta. Questa voce è niente ed è inghiottita nell’esorbitanza dei 275.000 euro finali del capitolato. Una somma, a parer mio, non coerente con il tipo di intervento. Ritengo che lo stesso risultato si otterrebbe con costi assai minori. Personalmente avevo calcolato 30mila euro a statua. Cifra entro la quale si giocava con agio. Volendo arrotondare per difetto, si arriva a 100mila euro. Con 275mila euro facciamo le tre fusioni ex novo…».

Come mai la cifra è così cospicua?
«Partiamo dai piedistalli. Anziché approfittare di quella già esistente, si dispone che la pavimentazione su cui dovranno insistere venga ribassata: deve sembrare che ogni statua sia letteralmente “piantata” nella Storia. Ribassare significa che si devono fare lavori di scavo, e nel caso della rotonda Vannoni, come dicevo, significa demolire l’esistente. Operazione quanto mai inopportuna, visto che se non erro è una realizzazione di appena 5 o 6 anni fa. I materiali troppo pregiati previsti per i piedistalli costano un botto, così pure altre voci di spesa che non sto ora a elencare. È anche questo il motivo per cui il progetto non è andato a buon fine, paventati rigurgiti fascisti a parte. Morale: tutti quei soldi (275.500 euro) per realizzare l’operazione “Cesari” non ci sono».

Non sono del mestiere, ma il lavoro prospettato non mi pare particolarmente difficoltoso e la rotonda “Bigno”, a quanto lei dice, sarà realizzata a prescindere.
«Sì, sostanzialmente è uno spostamento di oggetti da un luogo a un altro: da una magazzino a due piazzette e dalla caserma a piazza Tre Martiri. Molto semplice. Eppure, so solo io quanto ho pressato, sollecitato, e di nuovo incalzato. Ma niente da fare. Tra l’altro, nel frattempo ho avuto l’opportunità di conoscere una persona, di cui ovviamente non farò il nome, disposta a finanziare almeno in parte, il progetto».

In definitiva, il progetto “I tre Imperatori (o i tre Cesari) di Rimini” si farà oppure il capitolo è definitivamente chiuso?
«Ora pare che il Comune sia disposto di portarlo a conclusione».

Questa è una notizia confortante. Ma purtroppo siamo abituati a troppi “si farà”. Sarà poi vero?
«È stato dichiarato ufficialmente lo scorso dicembre, se non erro…».

Se è stato a dicembre è facile che fosse solo un buon proposito scritto in una letterina di Natale.
«Adesso che sono in campagna elettorale è probabile che 275mila euro li trovino».

Si spera che però non spendano una cifra così importante.
«In effetti, ritengo che i lavori fatti in campagna elettorale e per la campagna elettorale, tendenzialmente siano sbagliati. Non rispondono veramente ai desideri e al bene della città perché pur di raggiungere obbiettivi elettorali, non vengono posti problemi di spesa. Come nel caso di specie».

Nel 2019 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia inaugurale di Matera Capitale Europea della Cultura ha detto che “La cultura costituisce il tessuto connettivo della civiltà europea. Non cultura di pochi, non cultura che marca diseguaglianza dei saperi e dunque delle opportunità, ma cultura che include, che genera solidarietà; e che muove dai luoghi, dalle radici storiche. […] La propria storia, anche la più antica può aiutarci ad aprire le porte di un domani migliore”.
Su queste affermazioni credo che saremo tutti d’accordo con il Capo dello Stato. E se lo siamo, vediamo di “aprire le porte di un domani migliore” ai bronzi degli imperatori per farli uscire da quel cupo deposito comunale. Ad ogni costo e quanto prima. E auguriamoci che Rimini sappia rimanere in scia alle parole del presidente Mattarella…

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