All'inizio fu la partecipazione della società civile. Gruppi di lavoro, focus group, incontri, assemblee e laboratori con il coinvolgimento di decine e decine di associazioni, categorie, realtà laiche e cattoliche. Ora un'unica persona è a capo del Forum e dell'Agenzia del Piano Strategico. Quest'ultima ha presentato il suo primo bilancio: gestisce soldi pubblici ma per ora la rendicontazione di come spenda quei soldi non è alla luce del sole.
Presidente dell’associazione Forum Rimini Venture e amministratore unico dell’Agenzia piano strategico srl. La prima mette a disposizione della seconda, attraverso un contratto di servizi, i fondi necessari per l’attività. E i fondi sono quasi esclusivamente pubblici. E’ questa la situazione in cui versa la governance del piano strategico a Rimini. Tutto fa capo ad un’unica persona, Maurizio Ermeti (nella foto), che gestisce entrambi gli organismi e che da anni è anche vicepresidente di Rimini Fiera e siede nel cda della Società del Palazzo dei Congressi (che negli ultimi tre bilanci ha perso 4.258.000 euro (2011), 2.814.566 euro (2012) e 2 milioni circa del 2013). Dopo tanto parlare di partecipazione, che in effetti ha caratterizzato la fase di elaborazione e stesura del documento che contiene la vision della Rimini futura, ora emerge una conduzione a dir poco elitaria.
L’Agenzia piano strategico srl è stata costituita circa due anni fa (febbraio 2013). Ha per oggetto sociale l’attuazione del piano strategico. Deve concretizzare quella vision che, gira e frulla, ha impegnato centinaia di persone e soggetti organizzati fra il 2008 e il 2010. Quando si discusse se far partire o meno all’Agenzia non mancarono le voci critiche e qualcuno sostenne che fosse addirittura illegittima perché non prevista nel documento finale votato dal consiglio comunale di Rimini che adottò il piano strategico. Altre riserve riguardarono i costi: perché dar vita ad un altro “carrozzone” costoso? Ma passata la tempesta e calmate le polemiche, l’Agenzia è partita lo stesso, senza nemmeno consultare il consiglio comunale e quello provinciale.
Se ne erano un po’ perse le tracce, però. Poco si parla ormai del piano strategico. Figurarsi dell’Agenzia. Superata la sbornia che ha permesso di riempire voluminosi elaborati su quasi tutto lo scibile della città ideale perfetta, si può oggi cercare di capire come funziona la macchina del piano strategico, anche perché l’Agenzia ha presentato il suo primo bilancio, quello del 2013.
Si scopre così che opera coi fondi dell’associazione Forum, cioè degli enti pubblici. “La società ha intrattenuto rapporti con l’Associazione Forum Rimini Venture, con la quale ha stipulato un contratto di servizi “globale” per l’attività di attuazione dei progetti proposti per un ammontare complessivo di ricavi pari a euro 121.000”, si legge nella nota integrativa al bilancio 2013 dell’Agenzia, approvato il 14 maggio scorso. Ed è questa la somma che figura nel conto economico alla voce “ricavi delle vendite e delle prestazioni”. Come sono stati spesi? Quali prestazioni di consulenza sono state prestate a favore dell’associazione e, soprattutto, da chi?
Maurizio Ermeti da una parte “finanzia” l’Agenzia e dall’altra la gestisce.
I denari che circolano sono pubblici. Il Comune di Rimini ha immesso nel Forum, per l’anno 2013, 80 mila euro (il doppio dell’anno precedente), più ha elargito altri contributi per singoli progetti. Inoltre mette a disposizione sede, utenze e personale in pianta stabile. Altri 80 mila euro provengono dalla Camera di Commercio e ulteriori 80 mila dalla Fondazione Carim. E sono questi i soggetti che, insieme alla Provincia (che però nel 2013 non ha finanziato il Forum) formano il comitato promotore del piano strategico (da ultimo si è aggiunta anche la Regione Emilia Romagna ma nemmeno lei ha versato gli 80 mila euro) e che hanno anche deciso di dare avvio all’Agenzia.
L’associazione Forum Rimini Venture vive di soldi pubblici. Su oltre 263 mila euro circa di proventi complessivi nel 2013 (bilancio chiuso con una leggera perdita: 2.956 euro), le quote annuali delle associazioni che fanno parte del Forum coprono solo 1.150 euro. Lo spiegano i revisori dei conti nella loro relazione all’ultimo bilancio approvato: “… i proventi sono esclusivamente rappresentati dai contributi concessi dagli enti Comune di Rimini, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio per complessivi 240 mila euro”. Poi ci sono i contributi sui singoli progetti e da chi arrivano? Per Ecomondo il Comune ha dato al Forum altri 12 mila euro, per Enpowerment Comune e Regione 7.210 euro.
E veniamo alle spese. Secondo il bilancio del Forum quelle della struttura si aggirano sui 10 mila euro suddivisi fra “spese di rappresentanza, trasferte, ospitalità” (5432 euro) e “gestione amministrativa” (3.600 euro). Nessun compenso per le cariche sociali e i per i sindaci revisori.
I laboratori tematici (consistenti in ulteriori gruppi di lavoro “finalizzati ad approfondire alcune specifiche azioni di interesse del Piano”) sono costati 85.536 euro. Per divulgare la comunicazione sul piano strategico sono stati spesi 5.238 euro, circa altrettanti per collaborazioni con due università. Per esportare il piano strategico nella Valmarecchia 12.597 euro (di cui 10.523 in consulenze professionali e 1.574 in collaborazioni occasionali e viaggi trasferte).
Agenzia Piano Strategico è una srl unipersonale, al 100% di proprietà del Forum, con sede legale presso il Comune di Rimini, 10 mila euro di capitale sociale, due dipendenti. Il costo del personale nel bilancio 2013 (chiuso con un utile di 832 euro) è pari a 58 mila euro. Sono due dipendenti del Comune di Rimini che lavorano a tempo pieno per il piano strategico. Poi c’è l’impegno del dirigente. Il quale, a richiesta di quantificare la spesa complessiva per il comune di Rimini relativa a personale e struttura del piano strategico, ci indica per il 2014 la cifra di 76 mila euro. I costi per “servizi” (non meglio dettagliati) sono l’altra voce di maggior peso (57.938 euro). Quali servizi?
La governance, si diceva. Si sa che la fase attuativa del piano strategico è quella più delicata e importante di tutto il percorso strategico. Ma se l’elaborazione della vision ha coinvolto decine e decine di associazioni, esperti, comitati scientifici e così via, adesso chi tiene in mano il pallino? Attualmente il governo del piano strategico somiglia ad una sorta di creatura mitologica a due teste: al vertice ci sono Maurizio Ermeti e Andrea Gnassi. La direzione tecnico-amministrativa del piano strategico, con sede presso il Palazzo del Turismo di Rimini, come si può leggere sul sito ufficiale del Forum, “è in capo al sindaco del Comune di Rimini ed è affidata ad un apposito ufficio”, composto tra gli altri da Alberto Fattori (direttore), dirigente alla pianificazione e gestione territoriale del Comune e due segretarie di direzione che sono i dipendenti comunali di cui si diceva. Non è che il piano strategico stia virando da “piano della città” a “piano del sindaco”?
I soldi sono pubblici e il piano strategico somiglia ad una società partecipata dal pubblico. Ma nella realtà non sottostà agli obblighi di trasparenza, pubblicità e diffusione di informazioni che regolano le società controllate, partecipate o vigilate dagli enti pubblici. Qui trasparenza vorrebbe che, essendo il denaro degli enti pubblici pressoché l’unica fonte di sostentamento del piano strategico, quanto meno sul sito di Rimini Venture venisse tutto dettagliatamente rendicontato. Invece online non si trova nulla di tutto questo. Non c’è traccia di bilanci, incarichi conferiti, curriculum e così via. Per una esperienza nata per coinvolgere la società civile non è il massimo, nemmeno dal punto di vista della coerenza.
Se nelle carte del piano si critica “l’impostazione istituzionale dirigista basata su un rapporto bipolare Comune-cittadini” a favore di “un sistema di governo in cui ente locale e società devono interagire secondo un modello orizzontale”, nei fatti la musica sembra un’altra. A fronte dell’impegno volontario di tanti che ha caratterizzato la prima fase del piano strategico, ora le decisioni e le consulenze sono prerogative di pochi.
Nello statuto dell’Agenzia si legge che “l’amministrazione della società può essere affidata ad un amministratore unico, ovvero ad un consiglio di amministrazione (al quale spettano il rimborso delle spese sostenute ed un eventuale compenso…) composto da 5 a 11 membri, che possono essere scelti anche fra i non soci”. I soci possono decidere di istituire un organo di controllo o un revisore (alternativamente) ma per ora regna Ermeti. Per i primi tre anni – precisa lo statuto – l’Agenzia sarà amministrata da un amministratore unico. Ermeti è affiancato solo da un comitato tecnico (formato da un dirigente del Comune, da uno della Provincia, dal segretario generale della Cciaa, dal direttore della Fondazione Carim, dal presidente o suo delegato della associazione Forum e da quattro mebri nominati dall’assemblea dei soci) con “funzioni consultive e di supporto”. C’è anche un comitato dei promotori (con “valenza propositiva nei confronti dell’organo amministrativo”) e i suoi membri sono nominati da Comune, Provincia, Cciaa, Fondazione Carim.
L’Agenzia non ha nemmeno nominato il collegio sindacale perché non obbligatorio per legge.
Quanto meno una minuziosa rendicontazione dell’attività svolta dall’Agenzia si rende urgente e necessaria.
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