E se papa Francesco venisse a Rimini per il centenario di don Oreste Benzi? Pare che l’invito sia già stato consegnato

E se papa Francesco venisse a Rimini per il centenario di don Oreste Benzi? Pare che l’invito sia già stato consegnato

Qual è il vero motivo del viaggio di mons. Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini, in Vaticano? Con tanto di udienza concessa da Bergoglio il 18 novembre? Ecco una pista, legata a un evento speciale non solo per la Chiesa locale perché riguarda il fondatore della Papa Giovanni. Per il quale se non si parla ancora di miracoli, di certo si sussurra che le grazie da lui elargite sarebbero già numerose.

Il vescovo di Rimini gode di buona considerazione presso papa Francesco. Il pontefice a sua volta nutre ben più di un sincero affetto verso la comunità Papa Giovanni XXIII e considera il suo fondatore un autentico testimone della fede e una benedizione per la Chiesa “ospedale da campo”. Incrociando queste due strade si arriva alla notizia che non trova naturalmente conferma ufficiale ma che già viaggia tra Rimini e la Domus Sanctae Marthae, ovvero la residenza di Bergoglio. Raccontiamola come è possibile date le informazioni ad oggi disponibili.
Pare che nessuno a Rimini abbia notato e attribuito il giusto peso a quello che è accaduto il 18 novembre scorso, quando mons. Anselmi si è recato in Vaticano ed è stato ricevuto dal papa. L’ufficialità si trova sul bollettino della sala stampa della Santa Sede: tra le udienze di quel giorno rimane scolpita anche quella del vescovo messo a capo della diocesi alla fine del 2022 proprio da Francesco (la nomina è avvenuta il 17 novembre) e che ha fatto il suo ingresso solenne il 22 gennaio di quest’anno.
Ora, quali motivi aveva mons. Nicolò Anselmi per chiedere ed ottenere udienza al papa in questo momento? Chi conosce più da vicino i programmi della Chiesa riminese non ha molti dubbi sulla effettiva ragione alla base di quella trasferta: consegnare ufficialmente un invito. Si preparerebbe un grande evento o, quanto meno, da più parti ci si starebbe lavorando con tutte le forze. E il sogno che il vescovo vorrebbe coronare potrebbe essere proprio questo: portare il santo padre in diocesi in coincidenza, o quasi (vedremo tra breve perché), con il centenario della nascita del sacerdote universalmente apprezzato, che si è speso fino al termine dei suoi giorni per gli “scarti” della società e che amava ripetere «sa stare con il povero chi sa stare con il Signore. Per stare in piedi, bisogna stare in ginocchio». Cosa disse il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando intervenne alla riunione mondiale della Papa Giovanni nel 2018? «Nella società non ci sono, non ci possono essere, “scarti”, ma soltanto cittadini, di identico rango e di uguale importanza sociale: una diversa visione mette in discussione i fondamenti stessi della Repubblica, della nostra Repubblica». Eppure don Oreste sapeva che uomini e donne ai margini ci saranno sempre e però non deve mancare chi si fa fratello sulla loro strada.

Mani strette e tanta cordialità tra il papa e il vescovo di Rimini.

Don Oreste Benzi è morto il 2 novembre 2007, nel 2012 (trascorsi cinque anni) l’allora responsabile della comunità Giovanni Ramonda consegnò a mons. Lambiasi la richiesta di avvio della causa di canonizzazione. L’anno seguente fu la postulatrice, Elisabetta Casadei, a compiere il passo ulteriore: chiese formalmente di aprire la causa, potendo contare già su una ben solida “fama di santità” di don Benzi. Nel 2014 mons. Lambiasi promulgava il “decreto di introduzione della Causa del sacerdote Oreste Benzi, Servo di Dio” e di lì a cinque mesi si celebrava la prima sessione pubblica del Tribunale ecclesiastico. Nel 2019 la conclusione della fase diocesana nella Basilica Cattedrale con l’invio di tutto il faldone raccolto alla Congregazione delle cause dei santi. Occorrerà attendere un miracolo attribuito alla sua intercessioni perché don Oreste possa diventare beato e due per entrare nella schiera dei santi, ma quel che si sa è che non mancano testimonianze sulle grazie che sarebbero già state elargite da don Oreste e non solo in Italia.
Sua figlia spirituale, già Beata, è Sandra Sabattini. Di don Benzi al vaglio della Congregazione delle cause dei santi ci sono – come ha spiegato la postulatrice in una intervista – quasi 19mila pagine di atti e ben 56 volumi, molte di più rispetto a quelle raccolte ad esempio per Giovanni Paolo I, papa Luciani (cinque volumi per 3.650 pagine), per il fondatore dell’Opus Dei mons. Escrivá de Balaguer, e per Giorgio La Pira.

Giovanni Paolo II a Rimini nell’estate del 1982 (foto biblioteca Gambalunga, archivio Minghini).

A quando l’eventuale visita (certezze ovviamente non ce ne sono) di Papa Francesco a Rimini? Se il capo della cattolicità dovesse accogliere l’invito (l’ultimo papa atterrato in città fu Giovanni Paolo II nell’agosto del 1982 quando intervenne al Meeting, accompagnato da mons. Locatelli) le probabilità maggiori farebbero propendere per il 2024, quando tra l’altro cadono anche i 40 anni dalla morte di Sandra Sabattini, perché nel 2025 – con l’apertura della Porta santa nel mese di dicembre 2024 – si celebra il Giubileo, che richiama milioni di fedeli da tutto il mondo e il calendario per Bergoglio è fittissimo. Don Benzi è nato il 7 settembre 1925 ma il viaggio papale a Rimini nel 2024 centrerebbe comunque l’obiettivo del centenario. Questo il contesto, mentre per quanto riguarda la sostanza, cioè l’ammirazione del papa per don Oreste e per i frutti del suo carisma i dubbi sono pochi. Sarebbe sufficiente ricordare le parole da lui pronunciate nell’aula Paolo VI alla «grande famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII» lo scorso gennaio: «era un prete che guardava i ragazzi e i giovani con gli occhi di Gesù, con il cuore di Gesù. E stando vicino a quelli che si comportavano male, che erano sbandati, ha capito che a loro era mancato l’amore di un papà e di una mamma, l’affetto dei fratelli».

Foto d’apertura di Reynaldo Amadeu Dal Lin Junior Juba da Pixabay

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