Il trenino Rimini-San Marino: un affare di stato

Il trenino Rimini-San Marino: un affare di stato

La linea elettrificata, prima di subire i danneggiamenti causati dalle bombe della seconda guerra mondiale, era utilizzata da tanti riminesi. Al punto che il commissario prefettizio del tempo cercò di ampliare il numero delle fermate e soprattutto far sì che il biglietto non pesasse troppo sulle tasche dei viaggiatori. Perché ci fu un periodo in cui la spesa gravava notevolmente sull'entrata mensile di un lavoratore. Ma nemmeno la diplomazia ottenne un lieto fine.

Correva, si fa per dire, il 1943 e fino allora Rimini era rimasta scevra dalle attività belliche, tanto che molte persone vi si trasferivano per essere al sicuro rispetto a ciò che già accadeva nelle loro località. Ma in quell’anno, il 1° novembre giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, la città venne catapultata all’improvviso nella devastante realtà della guerra, subendo il primo bombardamento, preludio di altri successivi che l’avrebbero quasi totalmente distrutta.
Molti riminesi trovarono scampo in aree del forese, e pure sfollati nella Repubblica di S. Marino rimasta paese neutrale. Allora le due località erano collegate da una ferrovia elettrificata che comunque restò attiva finché poté, dato che molti nostri concittadini la utilizzavano quotidianamente per recarsi a Rimini specie per lavoro, per poi ritornare alle loro dimore di fortuna la sera; la vita comunque doveva continuare. E da qui un episodio che emerge dai documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Rimini. Oggi può sembrare una piccola storia, un’inezia quasi, ma nello scenario di allora si configurava come un aspetto di vitale importanza.

Il tracciato del trenino da Rimini a San Marino (da Wikipedia).

Il 26 novembre 1943 il Commissario Prefettizio che regge il Comune di Rimini, scrive alla Direzione della Ferrovia Rimini–S. Marino una missiva del seguente tenore. Significando il fenomeno di sfollamento in seguito all’incursione nemica del trascorso primo novembre, rende noto che molti riminesi dell’area urbana si sono trasferiti “nelle zone circostanti all’Ausa fino oltre a S. Maria in Cereto”, anticipando tempi ancor più gravi e difficili, a causa dell’approssimarsi del periodo invernale e della deficienza di mezzi di trasporto ordinari. Viste le mutate necessità chiede, pertanto, l’istituzione di nuove fermate nel tracciato ferroviario “allo scopo di potere usufruire della ferrovia stessa per recarsi al mattino a Rimini, ove debbono esplicare le proprie attività ed effettuare le compere, per rientrare alla sera presso le rispettive famiglie”.
Perorando vivamente la soluzione della contingente esigenza, indicava inoltre i siti in questione quali: “All’incrocio della Ferrovia con la strada comunale di Montescudo prima dell’abitato di Gaiofana”, e all’incrocio della Ferrovia con la strada comunale Centrale in prossimità delle Scuole Comunali di S. Maria in Cereto”.
La risposta giunge il giorno 26 successivo, e non è positiva. Nella stessa si accampano le numerose richieste di pari oggetto provenienti da più soggetti pubblici e privati che principalmente, e per questo ma anche in base alle convenzioni vigenti, quanto richiesto non può venire accolto. A ciò poi si somma lo stato del materiale rotabile che, anche a causa della scarsità dello stesso e alla difficoltà di reperire parti di ricambio, “non offre la possibilità di maggior sviluppo”. Oltre al fatto che il conseguente sovraffollamento delle carrozze penalizzerebbe gli utenti a lungo percorso.
Ma il Commissario non recede e il giorno 8 gennaio 1944 reitera insistendo sulle sue istanze, non condividendo le motivazioni, invocando le circostanze del momento e sottolineando che “l’interesse pubblico supera qualunque eccezione di opponibili ostacoli”.
Lo scambio epistolare prosegue ma senza una soluzione, in quanto le parti rimangono sulle loro posizioni, almeno fino al 25 gennaio quando si prospetta un’apertura dalla Ferrovia per istituire una fermata tra quella “della Colonnella e di Coriano Cerasolo, …limitatamente a due coppie (una mattina ed una serale) giornaliere”.
Alla fine però il Commissario, durante un incontro del 26 gennaio con il suo interlocutore, ottiene l’istituzione di entrambe le fermate richieste che vengono sancite in una successiva lettera delle Ferrovie con la quale, tra l’altro, si indicano gli orari e le tariffe per i nuovi tragitti intermedi:
– da Colonnellla a Montescudo: corsa semplice L. 1,50 = doppia corsa L. 2,00;
– da Colonnella a S. Maria in Cereto: corsa semplice L. 2,00 = doppia corsa L. 3,00.
La concessione viene ad essere definita “in via sperimentale”, solo a patto che gli introiti da essa derivanti non siano inferiori a L. 200 giornaliere; ma nel qual caso se mantenibile, l’Amministrazione Comunale dovrà farsi carico del mancato introito fino alla concorrenza della detta somma. Le clausole vengono accettate.
La situazione bellica si aggrava e il 15 febbraio 1944 la Ferrovia comunica al Comune di Rimini le non poche difficoltà che sta subendo, una delle quali il sempre più elevato numero degli sfollati anche verso la Repubblica di San Marino, sospendendo anche gli abbonamenti in essere oltretutto non più remunerativi per il servizio reso. Ma anche le tariffe agevolate per i tanti riminesi che usano la ferrovia per recarsi al lavoro, sempre più penalizzati dalle ristrettezze economiche.
Vi è da dire che in una lettera del 29 marzo 1944, la Ferrovia comunicava al Commissario Prefettizio il numero degli abbonamenti vigenti che erano di 120 unità, di cui solo 7 coloro che usufruivano del trasporto nel territorio italiano.
Il 21 febbraio 1944 il Commissario scrive al Prefetto di Forlì notificandogli la decisione della Ferrovia di sospendere gli abbonamenti in essere, e chiedendogli di “autorizzare una revisione degli abbonamenti, nell’ambito del loro numero attuale”, ma limitandoli a coloro che ne avessero stretta necessità. A questo si aggiunge pure la soppressione delle due fermate intermedie, a causa della scarsità di utilizzo ed il non raggiungimento dell’importo minimo previsto di L. 200 giornaliere.
Viene coinvolta la Diplomazia che interviene, e il Prefetto di Forlì relaziona al Commissario Prefettizio. In sostanza il Console della Repubblica di San Marino invoca e ribadisce “le ragioni di indole tecnica, economica e di traffico che si frappongono ai desiderata del Comune di Rimini”, e argomenta la questione nei seguenti termini. Sono salvi gli abbonamenti per studenti ed operai, per il resto rimangono bloccati, garantendo così la salvaguardia delle classi bisognose. Per la restante disponibilità, occorrerà stabilirne la priorità in base alla reale necessità. Infine dal Ministero delle Comunicazioni è concessa alle Ferrovie la facoltà di aumentare il costo delle tariffe “anche allo scopo di ridurre, per quanto possibile il numero dei viaggiatori per le suddette ragioni”, quali maggiore usura del materiale rotabile e l’impossibilità di reperire il materiale per le manutenzioni ordinarie e straordinarie.
Il carteggio continua con una comunicazione epistolare inviata dall’Ufficio Sfollati del Comune di Rimini distaccato in San Marino, al quale si sono rivolti alcuni sfollati che per ragioni di lavoro si devono portare giornalmente a Rimini e che, a causa della limitazione degli abbonamenti, sono costretti a valersi del biglietto ordinario che complessivamente incide in L. 600 mensili.
La cifra, come si afferma nella lettera, è insostenibile tanto che “non può essere sopportata da un comune lavoratore, il quale si vede costretto a rinunciare a qualsiasi occupazione a Rimini, in quanto la spesa del viaggio viene ad assorbire la metà del possibile guadagno”.
S’invoca quindi l’intervento delle autorità riminesi sottolineando il fatto che il prezzo del biglietto da San Marino a Rimini è salito dal I° dicembre 1943 al maggio del 1944 da L. 12 a L. 20, con un incremento dell’80%; con l’amaro ironico finale che recita: “e questo è un servizio pubblico!”.
Ne segue una risposta del Commissario Prefettizio in cui, purtroppo, si deve prendere atto della situazione vigente senza alcuna possibilità di potere intervenire in sua modifica.
Questo il 6 maggio del 1944, ma di lì a poco tutto finì. La ferrovia elettrica fu danneggiata in parte dal bombardamento di San Marino del 26 giugno 1944 ad opera dei bombardieri britannici, e dal 4 luglio dello stesso anno non effettuò più servizio regolare.

Fotografia d’apertura dalla pagina Facebook della valorosa «Associazione Treno Bianco Azzurro (Ufficiale) ferrovia San Marino-Rimini».

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