Ex questura: togliersi il prosciutto dagli occhi, please

Ex questura: togliersi il prosciutto dagli occhi, please

Piano piano tutto si chiarisce. E si conferma che qualcuno non la racconta giusta. Oggi Ariminum Sviluppo Immobiliare, un po' spazientita, spiega su cosa fonda le proprie "aspettative". E siccome ci ha investito 14,5 milioni, parla con fondamento. Nel febbraio dello scorso anno un consigliere comunale di maggioranza, oggi assessore, aveva acceso un faro su quella che appariva come una estemporanea decisione della giunta di puntare sulla edilizia sociale in via Bassi. Lettera.

L’ultimo atto della commedia sulla ex questura ci racconta di un Sindaco duro con la nuova proprietà, perfino ostile quando afferma che hanno fatto un cattivo affare pagando questo terreno 14,5 milioni, in quanto non è intenzione del Comune creare le condizioni di una pianificazione che possa far rientrare la proprietà da questo enorme investimento.
Se questo è il presente, qualche settimana prima l’approccio sembrava del tutto diverso, con una Società proprietaria che cede unilateralmente al Comune una porzione del terreno su cui fabbricare le case per l’edilizia popolare.
I giornali locali di questo non ne hanno parlato, preferendo aspettare la notizia di circa tre settimane dopo di un’Amministrazione Comunale che ha preso possesso dei suddetti terreni.
Naturalmente come spesso accade l’informazione locale non scrive un rigo per spiegare in quale modo si fosse ottenuto questo veloce risultato, in ragione del contenzioso in corso, dove lo stesso Comune accusava in primis il curatore fallimentare di non aver inserito nell’asta di vendita il vincolo delle aree destinate ad edilizia pubblica.
La domanda istintiva che credo appartenga a molti è la seguente: per quale motivo la nuova proprietà ha “donato” liberamente questi terreni al Comune? Non credendo alle favole, l’ipotesi più credibile è che quanto espletato dalla precedente giunta con il Master Plan, con cui si definiscono le destinazioni su tutta l’area compresa l’edilizia popolare, possa diventare vincolante per l’amministrazione comunale.
Per capirci meglio il Master Plan non ha alcuna validità di pianificazione, ma se il comune su questa ipotesi di previsione urbanistica avvia una procedura amministrativa per avere ed in seguito ottenere dei finanziamenti pubblici, rimane possibile che giuridicamente diventi una scelta definita non solo per la parte destinata ad edilizia popolare ma per l’intera area.
Se questa fosse la verità che emergerà attraverso una pianificazione formale, necessaria anche per costruire le case popolari, scopriremo che, come diceva quel tale, a pensar male si fa peccato, ma spesso, in specie a Rimini, ci si azzecca. E la reazione impacchettata in data odierna da Ariminum Sviluppo Immobiliare, dai toni che tradiscono un pochino di irritazione, sembrerebbe molto chiara: “Il punto di partenza è il Piano Integrato del 2020, approvato dal Comune di Rimini e destinato ad ottenere i finanziamenti regionali per la realizzazione degli alloggi ERS di edilizia sociale. In quel piano erano già previste funzioni miste pubbliche e private. Sulla base di quelle informazioni ASI ha ritenuto ci fossero i presupposti per un intervento di rigenerazione. Una valutazione imprenditoriale che andrebbe del tutto rispettata. Non è cambiato nulla, non ci furono polemiche al tempo di quell’adozione e sono fuori luogo ora”. E c’era anche Jamil in giunta quando si decideva di andare in una certa direzione. Non c’era invece Juri Magrini, che sedeva però in consiglio comunale, e sparava contro e dichiarava fra l’altro: “invece di ripianificare in riduzione l’area si è riproposta la stessa logica edificatoria, anzi si incrementa il residenziale (pubblico e privato) da 4.900 mq a 18.809 mq.” (qui). Alle volpi la lampadina si è accesa subito e l’edilizia popolare in via Bassi è apparsa come la leva per “sbloccare” tutta l’area. E non è l’unica volta che questo marchingegno si è visto all’opera, come sanno le volpi.

Giulio Grillo

COMMENTI

DISQUS: 0