Fratello Palomba e sorella Rimini

Fratello Palomba e sorella Rimini

Strana città Rimini. Sugli altari ci fa salire il prefetto Claudio Palomba, un uomo delle istituzioni che viene incensato da tutti e che certamente no

Strana città Rimini. Sugli altari ci fa salire il prefetto Claudio Palomba, un uomo delle istituzioni che viene incensato da tutti e che certamente non si è risparmiato, costretto com’è stato a supplire anche a carenze delle istituzioni politiche, leggasi anzitutto il caso aeroporto (sul quale, però, anche l’ottimismo del prefetto appare eccessivo, considerato che si tratta di una vicenda ancora in fieri e che pure oggi la stampa dà voce ad un’altra lagnanza: “Senza negozi e bancomat, i turisti atterrano nel deserto”).

Strana città Rimini, dove il sindaco saluta “fratello” Palomba (“per me Claudio Palomba è stato, ed è, un fratello”) criticando lo “Stato che spesso non c’è”, come se il prefetto non sia stato solo ed esclusivamente il rappresentante dello Stato sul territorio ed abbia fatto solo ed esclusivamente il proprio dovere di uomo dello Stato.

Strana città Rimini, dove il prefetto, facendo la lista delle cose fatte, si cruccia di un’unica incompiuta: la nuova questura. Come fosse una cosuccia da nulla. Un mostro di cemento, nato (e così ridotto) non certo solo per volontà di Da.Ma., che sta cadendo a pezzi mentre gli agenti della Polizia operano nelle condizioni sottolineate da tutte le sigle sindacali della Ps: “Le condizioni logistiche sono sostanzialmente le stesse di quando Rimini era solo un Commissariato distaccato della Questura di Forlì, nonostante Rimini si posizioni ai primi posti nelle statistiche delle città in cui vengono commessi più crimini”. Il rammarico del prefetto è assai fondato, anche perché a lui ha fatto capo la responsabilità generale dell’ordine e della sicurezza pubblica in ambito provinciale.

Strana città Rimini, dove il prefetto saluta dando qualche suggerimento alla dottoressa Strano (che si insedierà il 6 luglio), e fra questi quello “di mantenere alta l’attenzione sul traffico di sostanze stupefacenti, sull’abuso degli alcolici e sul fenomeno del gioco d’azzardo”. Perché, ha spiegato il prefetto, “su droga e alcol la guardia è da tenere alta”, considerato anche il consumo in aumento fra giovani e giovanissimi. Come se proprio stasera Rimini non accogliesse il party del sardoncino alcolico (muletti carichi di fusti di birra nel pomeriggio hanno riempito stand che stasera saranno presi d’assalto da migliaia di giovani), che nel 2013 costò la vita ad un ventitreenne, stroncato da alcol e droghe sintetiche, e che è un evento col copyright del Comune.
E anche sul gioco d’azzardo il quadro non è migliore, se è vero che – come ricordò il vescovo in occasione del Corpus Domini, “Rimini è la quarta città in Italia per volume di spesa pro capite nel gioco d’azzardo”.

Strana città Rimini, dove il locale chiuso per 30 giorni dal questore (ma il Tar ha ridotto la “pena” a 15) perché ritenuto “luogo sicuro di commercio” della droga, “pacificamente adibito a luogo di convegno di persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti” e “luogo di commercio di stupefacente messo a disposizione dei dipendenti che lo assumevano all’interno dello spogliatoio”, stasera partecipa da protagonista alla grande festa sul porto.

Strana città Rimini, che stoppa la “9 bar” perché il binomio alcol-bici proprio no, ma alcol & musica è tutta un’altra storia.

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