Gessica Notaro e la solidarietà per ricchi

Gessica Notaro e la solidarietà per ricchi

Il volto di Gessica, una t-shirt e una borsa Trussardi. Per raccogliere fondi in favore della Fondazione "Doppia Difesa". Qual è la percentuale del ricavato destinata a combattere la violenza contro le donne?

Una premessa d’obbligo. Questo non è un articolo contro Gessica Notaro e se lo fosse non penso verrebbe mai pubblicato. E’ piuttosto un pezzo su come un grande coraggio può essere usato in maniera poco efficace.
Tutti conoscono la storia di Gessica. Una ragazza in gamba e molto bella che interrompe i suoi rapporti sentimentali con quello che si sarebbe poi rivelato un pericoloso stalker. Edson Tavares, nonostante le formali e circostanziate denunce non viene fermato e prosegue nella sua escalation di follia fino a realizzare il progetto di sfigurare con l’acido la sua ex.
In questi mesi la reazione di Gessica è stata d’ispirazione per molti e molte. Da vittima inerte è riuscita a trasformarsi in un esempio di riscatto contro il massimo sopruso che si possa subire, la cancellazione del proprio viso e con esso l’identità. La gravità dei fatti, sommata al coraggio di Gessica, come già era successo per Lucia Annibali, ha riscosso l’attenzione dei media nazionali e relativa notorietà… con tutto ciò che ne segue e consegue.
Da un paio di giorni gira un post con un selfie di Gessica. Indossa una t-shirt che richiama all’hashtag #LOVYfighters e il post suggerisce di unirsi a lei (evitando la parola “acquisto”) indossando il capo d’abbigliamento in questione, o la Lovy Bag (la borsa), per contribuire “all’impegno di Trussardi in favore di Doppia Difesa per combattere la violenza contro le donne”.
A questo punto bisogna spiegare cos’è “Doppia Difesa”, ossia la Fondazione, fondata da Michelle Hunziker e dall’avvocato Giulia Bongiorno, che si propone di aiutare le donne vittime di violenza, seguendo il doppio binario di supporto legale e psicologico. Per completezza d’informazione bisogna anche dire che la Hunziker è sposata con Tomaso Trussardi, erede dell’omonima casa di moda, che, tra le altre cose, produce la borsa e la maglietta LOVYfighters.
Cosa c’è di male? Nulla… se non fosse che per combattere un discrimine, se ne commette un altro, anche se ovviamente meno grave. Cercando sul sito di Trussardi si scopre che la famosa maglietta costa 50 euro e la Lovy Bag va da un minimo di 350 euro ad un massimo di 1.100 euro. Non proprio per tutte le tasche.
Avendo letto questi prezzi viene naturale andare in cerca di un collegamento al progetto vero e proprio, per capire quanto del ricavato va da Trussardi alla Fondazione della moglie. L’unica informazione che possiamo recuperare dalle pagine ufficiali è questa:
“I FONDI RACCOLTI DURANTE LA CAMPAGNA di sensibilizzazione #LOVYFIGHTERS VERRANNO DONATI ALLA FONDAZIONE DOPPIA DIFESA ONLUS ed impiegati per sostenere le sue attività di consulenza e assistenza in favore delle vittime di violenza.”
Ora, nella modesta opinione di chi scrive i margini sono piuttosto alti per essere trattati in maniera così vaga. Una maglietta di cotone di superba qualità, diciamo pure di cotone “Bio”, costa 5 euro all’ingrosso se la cerco io… l’azienda Trussardi ha altre possibilità. Lo stesso dicasi per le borse. Con una differenza così importante tra il prezzo di produzione e quello di vendita la percentuale destinata alla solidarietà dovrebbe essere un’informazione da trattare nella campagna stessa.
Sicuramente, data l’importanza dell’avvocato Bongiorno, dei testimonial coinvolti e della nobile causa, tutti gli adempimenti di legge sono più che soddisfatti. Questa operazione, però, solleva una serie di perplessità.
Si può legare una raccolta di fondi destinati alla solidarietà ad un prodotto così costoso? Arance e gerani danno la possibilità a chiunque di partecipare e l’Associazione Italiana Ricerca contro il Cancro non è che abbia meno spese e personale di Doppia Difesa.
Presupponendo che, sulla fiducia, non vi sia alcun ricavo per nessuno, può una raccolta di fondi e solidarietà essere discriminante a partire dal prezzo per aderirvi?
Con tutto il parlare e il manifestare che si fa contro la Violenza di Genere, possibile che la potenza della comunicazione di Gessica, un messaggio di coraggio e determinazione, trovi libero sfogo solo in un prodotto di solidarietà VIP?
Dall’esperienza della già citata Lucia Annibali sono nati un libro, un film e un lavoro al Ministero delle Pari Opportunità. Gessica ha le stesse potenzialità e vuole fortemente essere un simbolo di riscatto contro ciò che le è successo. Sarebbe il caso che qualcuno le offrisse migliori opportunità.

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