Grazie ai nostri lettori fanno progressi le scoperte sul tempietto di Covignano

Grazie ai nostri lettori fanno progressi le scoperte sul tempietto di Covignano

Un acquerello del "conte pittore" Andrea Baldini e due fotografie che escono dall'archivio del prof. Sergio Ceccarelli permettono di aggiungere nuovi particolari alla storia della celletta votiva di via della Carletta. Si svela il volto della «Madonna delle Bruciate».

L’articolo sull’edicola votiva di via della Carletta è stato pubblicato poco più di un mese fa. Vòlto a segnalare l’urgente necessità di restauro del settecentesco reperto, la ricerca sul tempietto ha avuto qualche sviluppo. Grazie alla collaborazione dei lettori si è acquisito qualche dato in più della sua storia, quantomeno quella relativamente vicina a noi. Tra l’altro, per raccogliere più informazioni possibili sul manufatto in questione, ho fatto anche incursioni sul “web”. Dietro segnalazione di alcuni utenti esso compare per cinque volte, tra il 2010 e il 2020, ne “I Luoghi del Cuore” (censimento dei luoghi italiani da non dimenticare) del F.A.I., Fondo Ambiente Italiano. Questo per rilevare come il problema fosse conosciuto già da lungo tempo. Purtroppo, il precario stato del tempietto settecentesco risale a diversi decenni orsono. Lo dimostrano due diverse testimonianze che sono state gentilmente messe a disposizione del giornale. La prima è pittorica.

Il “conte pittore” Andrea Baldini è l’autore di questo acquerello (1963) che raffigura la celletta votiva.

Risale a una sessantina di anni fa ed è giunta attraverso un amico di Marco Ferrini (un grazie a entrambi) che dopo avere letto l’articolo si è messo in contatto con lui e gli ha consentito di fotografare il quadro che raffigura l’edicola di via della Carletta. L’opera è di un artista riminese, il nobiluomo Andrea Baldini (1900-1968) che le cronache del tempo definivano come “il conte pittore”. Baldini, oltre a frequentare con buon successo l’arte pittorica (nel 1951 partecipò alla prima Biennale d’arte romagnola di Forlì) era un appassionato musicòfilo e amante di fotografia e cinematografia, tanto che qualche anno fa, nella sala cinema della biblioteca Gambalunga è stato proiettato un suo cortometraggio dal titolo “I Castelli Malatestiani”. Nell’acquerello datato 1963, si vede chiaramente come anche allora la costruzione non fosse in buono stato di conservazione. Rispetto alla condizione attuale, se assumiamo che il pittore abbia fedelmente riprodotto la realtà, si colgono alcuni particolari oggi mancanti o nascosti. Alla sommità della costruzione c’è un frammento bianco, non più presente, che Giovanni Rimondini (storico dell’architettura) ipotizza potesse essere ciò che all’epoca rimaneva di una croce.

Inoltre, mentre attualmente la base dell’edicola è coperta da un terrapieno che la seppellisce per circa 110 centimetri, nel dipinto si apprezza l’intera struttura della costruzione che vista con le proporzioni originarie evidenzia maggior slancio. Alla base della stessa, il conte Baldini cattura col pennello un inserto di pietra con un foro al centro, attualmente non visibile a causa della copertura di cui sopra. E appena davanti a questo, nell’acquerello c’è una massa grigia che sembra essere una pietra. Pochi giorni dopo scopriremo che in realtà si tratta di una pila di «mattoni romani sesquipedali (o manubriati) forse raccolti in qualche campo vicino che dovevano servire da inginocchiatoio», come presume Rimondini quando gli mostro tre fotografie in bianco e nero che rappresentano la seconda delle due testimonianze di cui ho accennato sopra.

«Madonna delle Bruciate». La Vergine fotografata dal prof. Sergio Ceccarelli nel 1958 in via della Carletta.

Le immagini provengono dall’archivio del professor Sergio Ceccarelli (1921 – 2015), indimenticato preside del liceo classico Giulio Cesare di Rimini. Due di esse sono del 1957, mentre la terza sul retro porta la data dell’anno successivo e la dicitura “Madonna delle Bruciate” (a quel tempo la zona era denominata così? Attendiamo “lumi” dai lettori). Come commentato da Rimondini, «l’immagine della Vergine è piuttosto bella; di un qualche pittore di non disprezzabile stile, ma purtroppo ridotta a un fantasma e difficile da interpretare. Sembra comunque del ‘700 avanzato. Mi è venuto in mente che quando molti anni fa ho visto l’edicola, nella nicchia c’era appeso un vecchio telaio con i brandelli di una tela dipinta, ormai del tutto illeggibile. Doveva essere la stessa che nella foto del ’58 era ancora presente nella nicchia».

Altra immagine dall’archivio del prof. Ceccarelli, risalente al 1957.

Quando vado a misurare a quanti centimetri ammonti la parte sepolta dell’edicola, vedo che aldilà della cancellata della villa, la cui propaggine sinistra del giardino termina con il manufatto settecentesco, c’è un signore. Gli domando se sia il proprietario della villa. Dopo avermi risposto affermativamente è disponibile a un breve colloquio dal quale risulta che vorrebbe arrivare a sapere con certezza se sia lui il titolare di quell’antica costruzione. In tal caso ne avrebbe la responsabilità. «Abito in questa casa da dieci anni e nel tempo», mi spiega, «ho raccolto e accantonato alcuni mattoni caduti. Nulla di particolarmente allarmante, ma se dovesse capitare che un giorno qualcuno dovesse farsi del male… A dire la verità, mi ero anche attivato per capire se in qualche modo potessi intervenire sulla costruzione, ma mi è stato detto che senza il benestare della Soprintendenza non sono autorizzato a toccare nulla». A parte la sicurezza, aspetto d’importanza affatto secondario, il padrone della villa, se venisse certificato che la celletta votiva appartiene a lui, si vorrebbe mettere in moto per scongiurare ulteriori cadute di detriti. «È un peccato che un’opera esteticamente così piacevole e interessante sotto il profilo storico, perda pezzi senza che nessuno sia mai intervenuto per disporre un restauro. Del resto, il peso dei secoli si fa sentire e come può vedere, nonostante tutto c’è sempre chi viene a portare un cero o un fiore e si ferma qualche istante davanti all’immaginetta della Madonna con il Bimbo», tiene a dire.

Il tempietto continua a perdere i pezzi, è stata interessata anche la Soprintendenza ma per ora nessuno si è mosso.

Nel frattempo, Marco Ferrini ha scritto più volte alla competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio che in ultima battuta ha replicato che per qualsiasi procedimento è fondamentale conoscere il nome del proprietario del bene oggetto di eventuale ristrutturazione. Dalle ricerche svolte, un paio di risposte interessanti per stabilire chi sia il proprietario dell’edicola, le ho trovate e girate direttamente al signore che abita la villa. A questo punto, quale sia la procedura da porre in essere, sinceramente non ne ho idea, ma so di certo che se si vuole scongiurare un detrito in testa a qualche malcapitato di passaggio in via della Carletta, bisogna fare in fretta… rima compresa.

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