I frati lasciano la chiesa e il convento delle Grazie

I frati lasciano la chiesa e il convento delle Grazie

Un annuncio affisso all'ingresso del santuario lascia pochi dubbi: «Come ormai da tradizione, nel mese di settembre, i frati del nord Italia sono soliti all’obbedienza e disponibili ai trasferimenti. La fraternità delle "Grazie" comunica che dal primo settembre sono sospese le Sante Messe feriali delle 6,30 e quelle festive e della domenica delle 17».

Un altro pezzo di storia e fede cittadina che se ne va. Dal primo settembre i tre religiosi “superstiti” del convento delle Grazie dovranno lasciare la chiesa e il convento annesso che ospita fra l’altro l’interessante museo che documenta l’attività missionaria in Cina di tanti frati che hanno dato la vita per l’evangelizzazione di quel grande paese. Museo che purtroppo era già chiuso da tempo.
Qualche lettore ricorderà che nell’ottobre di due anni fa il santuario della Madonna delle Grazie di Rimini aveva accolto in visita Fra Enzo Maggioni, ministro provinciale dei frati minori del nord Italia (che dal 2016 ha riunito le precedenti sei province del nord Italia di cui fa parte anche l’Emilia Romagna) strappando una sorta di assicurazione che, almeno per un certo periodo, la presenza della piccola comunità dei frati, pur poco consistente numericamente, sarebbe rimasta a Rimini. È successo invece l’inevitabile. Come testimonia l’avviso affisso all’ingresso della chiesa.

Si legge infatti nell’introduzione del cambio di orari delle messe quanto i frati scrivono: «I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, “servendo al Signore in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia (come è scritto nella loro Regola, capitolo VI)». L’avviso poi, dice chiaramente, quanto ad un lettore frettoloso e disattento potrebbe sembrare un “detto non detto”: «Come ormai da tradizione, nel mese di settembre, i frati del nord Italia sono soliti all’obbedienza e disponibili ai trasferimenti. La fraternità delle “Grazie” comunica che dal primo settembre sono sospese le Sante Messe feriali delle 6,30 e quelle festive e della domenica delle 17».
Quello che non viene ancora detto invece è che a celebrare la messa feriale del pomeriggio dovrebbe essere un prete diocesano, che potrebbe essere nominato a giorni dal vescovo Nicolò Anselmi.
Dunque, come è successo già da due anni quando i frati minori hanno lasciato la parrocchia di Bellariva dopo una presenza di oltre 70 anni, è stata presa la decisione drastica, seppur dolorosa di abbandonare il convento e la chiesa delle Grazie. Quando due anni fa il responsabile della provincia del Nord venne a Rimini insieme al confratello superiore dell’Emilia Romagna, disse col cuore in gola che in tutta l’area di sua competenza nel 2030 avrebbe dovuto gestire una cinquantina di chiese e conventi con 250 frati con un’età media molto avanzata e che perciò vengono a mancare sempre di più ogni anno, senza che arrivino forse giovani a rimpiazzarli. Negli ultimi sei anni sono stati chiusi 17 conventi in altri luoghi, la notizia è ufficiale e si può leggere sul sito fratiminori.it, ai quali si aggiungeranno quindi quello di Covignano e uno a Milano (Sant’Angelo). La crisi delle vocazioni si fa sentire anche per loro. Anche se, a ben vedere e studiando la storia non sembra essere un problema recente. Sentite cosa scriveva intorno al quarto secolo il grande vescovo di Milano Sant’Ambrogio a San Felice, il primo vescovo di Como: «So bene che non ti manca il lavoro nella vigna del Signore, specialmente perché sono con te pochi operai di quanti ci possono aiutare ma questo è il lamento vecchio e troppo noto a noi. La mano di Dio però non si è accorciata. Essa ti aiuterà nel bisogno e ti manderà nuovi operai per la raccolta del suo grano». Insomma, per sant’Ambrogio non era certo questione di affidarsi alle proprie capacità organizzative, numerica e contabile, ma una crisi generata dalla mancanza di fede. C’è di che meditare non solo per i vescovi, i preti e i frati ma anche per tutti noi poveri cristi.

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