Voci insistenti da tempo accreditavano questo pericolo, contro il quale si è espresso di recente anche il card. Müller. Ma a seguito della affollata e animata assemblea che si è svolta la settimana scorsa alla presenza di numerosi fedeli e del responsabile dell’Italia del nord della provincia francescana, accompagnato dal referente emiliano romagnolo, fratel Enzo Maggioni ha detto: «il convento e la chiesa delle Grazie continuerete a gestirli in tre».
La Chiesa che si affida alla propria capacità organizzativa dimenticando la sua “vera ricchezza” è destinata ad essere travolta e a soccombere agli eventi della storia e della società. Il calo delle vocazioni e anche l’allontanamento dei fedeli costringono i vescovi e i responsabili delle comunità religiose a tagli dolorosi e accorpamenti. Tuttavia non si tratta di questioni numeriche e meramente economiche e contabili. Anche nella diocesi di Rimini ci sono state decisioni che vanno in questo senso. Per fare solo un esempio, i frati francescani minori hanno lasciato la parrocchia di Bellariva. Una decisione drastica e dolorosa ma che i responsabili della provincia francescana del nord (che dal 2016 ha riunito le precedenti sei province del nord Italia e di cui fa parte anche l’Emilia Romagna) stanno facendo altre ipotesi di questo genere. Per esempio a riguardo del santuario della Madonna delle Grazie a Covignano che la settimana scorsa ha ricevuto in visita pastorale il responsabile dell’Italia del nord fratel Enzo Maggioni, accompagnato dal confratello responsabile emiliano romagnolo. In una affollata e animata assemblea hanno esposto i problemi dell’ordine religioso che, è stato detto, nel 2030 in tutta l’area di competenza, dovrà gestire una cinquantina di conventi e chiese con 250 frati, con un’età media molto avanzata e che quindi vengono a mancare sempre di più ogni anno, senza che arrivino forze giovani a rimpiazzarli. Recentemente, per la verità, la voce autorevolissima del cardinal Gerhard Ludwig Müller ex prefetto della Congregazione vaticana della Dottrina della fede in visita a Rimini, come sanno i nostri lettori, ha detto che sarebbe sbagliato chiudere un santuario come quello delle Grazie.
Intanto nell’assemblea della settimana scorsa i religiosi responsabili si sono trovati di fronte numerosi fedeli, alcuni dei quali sono intervenuti per illustrare quanto la decisione di chiudere chiesa e convento avrebbe “disperso” e lasciato senza guida spirituale tanti fedeli che hanno a cuore questa realtà. In particolare Mirella, che assieme al marito Marco da quattro anni circa “anima” un gruppo che frequenta le Grazie, ha illustrato le attività pastorali e di evangelizzazione che vengono proposte con l’aiuto e la guida di padre Donato Sartini, il frate che dopo recente morte di padre Bruno ha preso in mano la responsabilità della piccola comunità di tre religiosi che risiede nel convento delle Grazie.
Ci dice Mirella: «Ogni venerdì sera ininterrottamente da quattro anni a questa parte nella chiesa recitiamo il rosario e leggiamo i commenti di meditazione del cardinal Comastri. Ogni primo mercoledì del mese facciamo l’adorazione eucaristica. Tutte le domeniche nel santuario vengono celebrate quattro messe (due presiedute da padre Donato, e le altre da padre Piergiorgio e una da don Carlo Rusconi) sempre molto partecipate. Un nostro coro, composto da una ventina di elementi, anima i canti di quella che si celebra alle 9,15. Organizziamo pellegrinaggi guidati da padre Donato. Dalla primavera inoltrata fino alle soglie dell’inverno ogni settimana vengono celebrati in media due matrimoni e ora, col permesso del parroco di San Fortunato, don Renzo Rossi (che è stato presente all’assemblea di giovedì scorso) si celebrano anche battesimi. Non vorrei dimenticarmi di due mercatini l’anno che servono per aiutare i frati nel finanziamento dei servizi rivolti alla chiesa e al convento. E pure di una messa molto partecipata sia da riminesi ma anche da fedeli di città vicine, ogni terzo venerdì del mese che esprime la devozione verso “Maria che scioglie i nodi”, un dipinto del ‘700 che raffigura la Madonna nell’atto di sciogliere una cordicella, custodita ad Augusta in Germania, dove ha avuto origine una grande devozione mariana e meta qualche anno fa di un nostro pellegrinaggio. Il prossimo appuntamento con questa messa sarà venerdì 22 ottobre, quando padre Donato sarà rientrato dal Canada, dove si è recato da amici per un periodo di riposo. Vorrei dire infine che il santuario delle Grazie – conclude Mirella – non è una realtà che eroga solo servizi religiosi piuttosto una comunità viva. Noi ci teniamo tanto a conservare la presenza dei frati in questo luogo. Posto che la Diocesi di Rimini ce la facesse e dovesse per esempio far subentrare dei preti nella celebrazione delle messe, magari arrivando all’ultimo momento per correre altrove alla fine della messa, sarebbe comunque la “fine” di questo santuario, perché i frati che vi abitano sono per tanti fedeli guide spirituali, non solo “funzionari religiosi”».
Il provinciale che alle Grazie ha dormito giovedì sera per ripartire il mattino dopo sembra non essere rimasto insensibile alle richieste dei fedeli e soprattutto alla realtà e comunità viva che ha incontrato e ha salutato padre Donato lasciando aperto uno spiraglio e dicendo di avere incontrato una «bella realtà. Vorrà dire – ha concluso – che il convento e la chiesa delle Grazie, continuerete a gestirli in tre». Del resto il problema della diminuzione delle vocazioni e della mancanza di “operai nella vigna del Signore” non è nuovo. Sentite cosa scriveva intorno al quarto secolo il grande vescovo di Milano Sant’Ambrogio a San Felice il primo vescovo di Como: “So bene che non ti manca il lavoro nella vigna del Signore, specialmente perché sono con te pochi operai di quanti ci possono aiutare ma questo è il lamento vecchio e troppo noto a noi. La mano di Dio però non si è accorciata. Essa ti aiuterà nel bisogno e ti manderà nuovi operai per la raccolta del suo grano. Io ringrazio assai il Signore e mi felicito cordialmente con te sentendo come parecchi cittadini di Como abbiano già accettato la fede cattolica. Colui che ti ha favorito nella conversione di queste anime, ti favorirà anche di ministri necessari al tuo bisogno”.
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