Dopo il lungo feeling coi governi di sinistra e col Pd e i suoi leader, quest'anno la kermesse di Cl si risveglia bruscamente in un contesto politico totalmente cambiato. Offrirà la sua passerella anche a Lega e movimento 5 stelle oppure no? Per ora pare che la lista dei ministri comprenda solo "tecnici". Ecco cosa ci attende in Fiera a Rimini dal 19 al 25 agosto.
Lo scorso anno toccò al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni inaugurare il Meeting di Rimini. E quest’anno come la mettiamo col nuovo governo giallo-verde? Anche se la kermesse ciellina si tiene in agosto, c’è chi scommette sul fatto che soffierà il gelo fra la nuova classe politica a trazione Lega e 5 Stelle e i vertici del movimento di Cl, che stavolta a Rimini riflette sulle “forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. C’è invece chi è convinto che alla fine i capi del Meeting riusciranno a fare buon viso a cattivo gioco, perché the show must go on, e soprattutto le relazioni che la Compagnia delle Opere intrattiene con la politica e le istituzioni non possono permettersi colpi di testa.
Ma stando a quel che trapela quando mancano poco meno di due mesi dalla apertura dei padiglioni fieristici (19 agosto), i ministri che dovrebbero partecipare per ora sono solo tecnici. Si fanno infatti i nomi di colui che è stato definito “un intruso nel governo Lega-M5S”, Enzo Moavero Milanesi (già in squadra con Monti) ministro degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, Alberto Bonisoli (area 5 Stelle), Beni, Attività Culturali e Turismo, e Marco Bussetti (area Lega) che nel governo Conte guida il ministero di viale Trastevere: Istruzione, Università e Ricerca. A voler essere conseguenti dovrebbero quanto meno invitare anche il prof. Giuseppe Conte, premier tecnico.
Arriveranno Salvini e Di Maio al Meeting 2018? O il presidente del Consiglio Giuseppe Conte? Stando alla filosofia dichiarata dagli organizzatori (“Da sempre cerchiamo il confronto con le istituzioni”, come ha più volte ribadito la presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri) anche Lega e 5 Stelle dovrebbero avere pieno diritto di cittadinanza fra il popolo di Cl. Anche perché a giudicare dai precedenti, chi guidava i ministri dell’Interno e Sviluppo economico, lavoro e politiche sociali, sono passati dai padiglioni della Fiera. Angelino Alfano, ha cominciato da semplice deputato di Forza Italia e membro dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà nel 2004 e in tutto ha partecipato a dieci edizione, compresa quelle del 2013 e 2016 quando era al Viminale. C’è stato anche in veste di ministro della Giustizia e degli Esteri. Lo scorso anno intervennero Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle politiche sociali e Carlo Calenda, Sviluppo economico. Ma anche Graziano Delrio, Infrastrutture e trasporti, e Valeria Fedeli. Per non parlare dei presidenti del Consiglio, da Matteo Renzi (tre anni fa) a Gentiloni, da Enrico Letta a Mario Monti a Berlusconi nell’ormai lontanissimo 2002.
Negli ultimi anni gli esponenti del Pd l’hanno fatta da padroni al Meeting. Sindaci, presidenti di provincia e regione, parlamentari e ministri. Giorgio Gori, Dario Nardella, Matteo Ricci, Andrea Gnassi. Ugo Rossi, presidente della Provincia Autonoma di Trento, Stefano Bonaccini governatore dell’Emilia Romagna e via di seguito. Pierluigi Bersani, Piero Fassino, Walter Veltroni, nel 2016 Maria Elena Boschi fece la sua toccata e fuga, costretta a rientrare a Roma dall’emergenza terremoto ma la sala che avrebbe dovuto ospitarla era rimasta mezza vuota. Ma adesso che gli elettori italiani hanno trasformato il partito di Martina in una specie in via di estinzione, anche a volerlo invitare qualcuno del Pd non sarà facile.
Se invece si cerca “5 Stelle” sul sito internet del Meeting, vi compare in cima alla classifica un incontro sull’esplorazione del sistema solare. Il sistema grillino non è stato per ora granché esplorato da Cl. Sarà dunque un’edizione che permetterà di capire se la galassia della Cdo sia o meno interessata a virate di rotta e riposizionamenti. Ma quel che è certo è che la linea uscita dal Meeting negli ultimi anni su Europa, riforma costituzionale, larghe intese ed altro, si scontra oggi con protagonisti politici che la pensano all’opposto, e in un quadro politico totalmente cambiato, coi timonieri premiati dal voto del 4 marzo che su temi importanti come migranti e Ong non sembrano proprio intenzionati a costruire quei “ponti” che sono stati il leitmotiv del Meeting 2017.
Da segnalare invece alcune voci interessanti del panorama culturale, come la filosofa e politologa Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz (biografa di Romano Guardini) e il sociologo delle religioni Philiph Jenkins. Anche quest’anno il Meeting “insegue” papa Francesco, e lo fa con una mostra dal titolo “Gesti e parole: Jorge Mario Bergoglio, una presenza originale”, proveniente dall’Argentina e dal Brasile che cerca di rispondere a queste domande: “da quale storia, da quale esperienza umana proviene papa Francesco? Quali sono stati i suoi maestri, gli autori su cui si è formato? Che importanza rivestono nella sua azione pastorale eventi come la conferenza dell’episcopato latinoamericano del 2007 ad Aparecida?”. Ma la vera domanda è: papa Francesco metterà piede al Meeting?
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