Clamoroso: al Meeting il ministro Fedeli dice che se l’Italia non approva lo ius soli ripiomba alle leggi razziali

Clamoroso: al Meeting il ministro Fedeli dice che se l’Italia non approva lo ius soli ripiomba alle leggi razziali

"Il prossimo 27 dicembre ricorre l'anniversario dei 70 anni dalla firma della nostra carta costituzionale e l'art. 3 dice che nessuno deve essere discriminato in base al sesso, alla razza, alle condizioni economiche… Noi faremo discutere nelle scuole di tutto questo..., anche la vergogna delle leggi razziali, quando per il solo fatto di essere un ebreo venivi portato via da una scuola: beh, qual è il significato che diamo non riconoscendo cittadinanza alle ragazze e ai ragazzi che sono già nelle nostre scuole, che parlano la nostra lingua e che vivono nelle nostre città?" Parole e musica della ministra. Senza contraddittorio.

Se dai il microfono a tutto il mainstream della sinistra, come sta facendo il Meeting da un po’ di anni a questa parte, prima o poi la buccia di banana arriva. Ore 15, salone B3 (non è un particolare da poco, come vedremo), quello riservato agli incontri importanti secondo le menti che organizzano l’evento di Cl in Fiera. Insieme al giornalista di Avvenire Giorgio Paolucci, a Eraldo Affinati scrittore e fondatore dell’Associazione Penny Wirton, c’è la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli. Non si può non andare ad ascoltarla e, infatti, affastella pensieri in ordine sparso che spesso cominciano e non finiscono, ma ad un certo punto dalla sua bocca escono parole da appuntare sul taccuino. D’altra parte darle la parola su “Nuovi italiani, nuovi europei. I giovani e le sfide della società multietnica” è un po’ come metterle in mano una Ferrari e farla guidare fra gli stand fieristici. Sostiene che “la società italiana è molto più avanti della rappresentazione della bassa qualità del dibattito politico che in sede istituzionale abbiamo dato su questo tema”. Perché forse la democratica Fedeli non ama quelle posizioni politiche che hanno nettamente e legittimamente criticato lo ius soli (ieri l’ha ribadito anche Roberto Formigoni). Ma poi si lancia: senza l’approvazione della legge sullo ius soli “diventerà più complicato quando andremo nelle classi a parlare di integrazione”… E quindi tuona: “Il prossimo 27 dicembre ricorre l’anniversario dei 70 anni dalla firma della nostra carta costituzionale e il 1 gennaio 2018 sono 70 in cui è in vigore”. A voler essere precisi bisognerebbe dire che il 22 dicembre 1947 è stata promulgata, il 27 dicembre pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e il primo gennaio 1948 è entrata in vigore. Vabbé. Avanti. Ha aggiunto la ministra che “l’art. 3 della carta costituzionale dice che nessuno deve essere discriminato in base al sesso, alla razza, alle condizioni economiche… Noi faremo discutere nelle scuole di tutto questo…, anche la vergogna delle leggi razziali, quando per il solo fatto di essere un ebreo venivi portato via da una scuola: beh, qual è il significato che diamo non riconoscendo cittadinanza alle ragazze e ai ragazzi che sono già nelle nostre scuole, che parlano la nostra lingua e che vivono nelle nostre città?” Già, qual è? Che li tratteremmo come gli ebrei ai tempi delle leggi razziali? E non contenta di averla sparata già abbastanza grossa, ha terminato: “Se non lo facciamo (se non approviamo lo ius soli, ndr) subiamo una regressione culturale e poi diventa difficile dire che siamo ancora una forte e coesa comunità educante”. Nessuno degli altri relatori, e nemmeno la moderatrice, hanno battuto ciglio. La ministra ha potuto tranquillamente debordare senza il minimo contraddittorio. D’altra parte un esperto in materia il Meeting l’ha relegato in altro luogo e in altra data a parlare di ius soli. Chi? Il prof. Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia all’università degli Studi di Milano-Bicocca, che lunedì ha ben spiegato i termini della questione e la ministra farebbe bene a seguire qualche sua lezione prima di pontificare su materie che dà l’impressione di conoscere poco e che colora di concetti ideologici.
Parentesi: abbiamo scritto del salone B3 riservato alla ministra. Il professore invece è stato infilato nell’arena “nuove generazioni” (A1) per il ciclo “Un caffè con…” ore 12.30. Ma nonostante tutte queste condizioni proibitive, ha fatto il pienone (si parlava di “Ius soli, ius culturae, ius sanguinis. Quale cittadinanza?”). Cosa ha detto Blangiardo? Ha fatto a pezzi con scienza e sapienza tutti i luoghi comuni (che è anche eccessivo definire buonisti) sullo ius soli. A differenza della disinformazione dilagante, sulla quale la grande stampa ci sta mettendo del suo – ha detto – “l’Italia ha concesso 202 mila cittadinanze, più di qualunque altro paese europeo” nel 2015 e nel 2025 toccheremo quota “400 mila”. La legge che la sinistra vuole cambiare sta dando la cittadinanza a tutti. Lo ius soli contempla poi che il minore possa diventare italiano pur se i genitori restano stranieri. Invece attualmente i destini dei minori sono strettamente connessi con quelli della famiglia. Secondo il docente nel ddl sullo ius soli ci sarebbe anche “l’ennesimo tentativo di sradicare dall’ordinamento la logica familiare”. Non dovrebbe essere anche questo un argomento negativo a carico dello ius soli per i cattolici che organizzano il Meeting? A quanto pare no, perché in Fiera si sta sponsorizzando lo ius soli sopra ogni altra cosa. Lo ha fatto in apertura il presidente del Consiglio e si sta proseguendo senza ritegno. Gian Carlo Blangiardo ha anche invitato a non fare confusione fra accoglienza e cittadinanza, due cose molto diverse. “La prima può essere una cosa doverosa dal punto di vista umanitario, ma la seconda non può che essere l’epilogo della storia, il compimento di un percorso, mai l’inizio”.
A proposito di sponsorizzazioni va riferito un siparietto commerciale finale. La moderatrice dell’incontro odierno nel salone B3 (non quello nel salottino dei caffè), Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera, prima di salutare tutti ci ha infilato uno spottino niente male per un nuovo “prodotto” della casa: ha anticipato l’imminente uscita di “un progetto editoriale nuovo del Corriere che mi piace raccontare perché credo che voi abbiate la sensibilità giusta per capire…” Bontà sua. “Inizieremo dal 19 settembre tutte le settimane, 24-32 pagine dedicate al terzo settore”. Titolo: “Buone notizie, l’impresa del bene”. Così facciamo un po’ di pubblicità anche noi al Corrierone. “Spero che voi ci seguirete e capirete lo sforzo che vogliamo fare… credo ci sia una consonanza di sentimenti col Meeting di Rimini…”. Ecco, Fedeli e infedeli, tutti allo stesso Meeting, a sparlare e a vendere. Che dire. Il titolo del Meeting 2017 dovrebbe prima di tutto dire qualcosa a chi lo organizza. Riguadagnatelo.

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