Il progetto sull’area ex Fox “deborda” nel parco Fabbri: tigli abbattuti e percorsi cementati

Il progetto sull’area ex Fox “deborda” nel parco Fabbri: tigli abbattuti e percorsi cementati

Bisogna purtroppo aggiornare la conta degli alberi caduti, questa volta nel parco Fabbri, a difesa del quale in passato intervennero le associazioni ambientaliste con l'obiettivo di mitigare l'impatto del Psbo in quell'area verde. Stavolta il blitz ai danni delle essenze arboree e in favore di una nuova rotatoria è andato a segno rapidamente e nel più totale silenzio.

“Quante Rimini conosci?”, recita un ammiccante cartellone multicolore posto in bella vista nella recinzione del cantiere in una zona già assai trafficata di suo. Domanda pleonastica, la cui risposta è ovvia: una, la solita, quella del consumo del suolo e dell’abbattimento seriale degli alberi.
Siamo nei pressi della cosiddetta ex area Fox dove molte piante pluridecennali hanno già subito una cattiva sorte, ma evidentemente ciò non bastava e siamo purtroppo costretti ad aggiornare l’elenco dei caduti.

Area ex Fox: giù alberi, si lavora all’ennesimo supermercato

Sì, perché la triste novità che ci costringe a tornare sull’argomento è che nella parte opposta, proprio nel Parco Fabbri, il bel filare di piante – sane – che costeggia quella parte della via Bramante, è stato drasticamente interrotto. Sono “spariti” alcuni tigli che fino ad pochi giorni fa si presentavano ancora integri e rigogliosi. Un lavoro rapido, furtivo, “pulito” e senza lasciare traccia, se non quella della visibile interruzione di quell’allineamento arboreo, e del terreno circostante sistemato di recente e privo del precedente tappeto erboso.
Mentre per le essenze di seconda fila è più difficile quantificarne la sparizione, pure avvenuta, per le predette invece ci vengono in aiuto le immagini disponibili di Google Maps e Street View.

Gli alberi esistenti prima che venissero abbattuti per fare posto ad una rotatoria legata al progetto che vedrà nascere il nuovo supermercato.

Ecco invece come si presenta oggi quell’area, in cui sorgerà una rotatoria, il tutto nel completo tradizionale silenzio di coloro che dovrebbero occuparsi della tutela del nostro martoriato verde pubblico. Va detto inoltre che nel periodo di nidificazione, che per gli “smemorati” locali ricordiamo intercorrere tra aprile e luglio, abbattere o semplicemente potare alberi risulta assolutamente vietato. Non si può fare. Ma a Rimini, dove il pollice verde non pare essere una prerogativa degli amministratori comunali, tutto s’immagina, e comunque gli affari sono affari.
Vi sono chiari riferimenti che consentono di individuare gli alberi sacrificati in nome di un progresso insostenibile, e che permettono di quantificarne il numero.

Almeno ulteriori sette sono i tigli caduti in nome di un’operazione che promette nuovi parcheggi per la comunità (ma il bilancio fra quelli che c’erano e quelli che verranno andrà a beneficio della struttura di vendita più che del centro storico) e miglioramento urbanistico cittadino. Ovviamente il progetto prevederà del verde in zona, anche se soprattutto di tipo verticale (almeno stando al progetto che si è potuto vedere in passato), ma ciò non potrà mai sopperire all’eliminazioni di piante, sane peraltro, che hanno degnamente vegetato per lustri; parliamo in termini di ossigenazione dell’aria, decoro e bellezza del paesaggio.
In Italia esiste il premio “Attila”, che si assegna annualmente a coloro che si distinguono per la non proprio ottimale predisposizione alla cura e conservazione del proprio patrimonio verde pubblico. Manca a Rimini e non per ragione, ma piuttosto perché, forse, il leggendario condottiero aveva qualche simpatia per i colori delle sempiterne compagini politiche che ci amministrano dal dopoguerra ad oggi.
Nel Parco Fabbri per completare il siparietto ecologico è spuntato il solito cemento a profusione, materiale indispensabile alla sostenibilità naturalistica garampiana. Ed ecco squarci all’interno del parco, che in certi casi fanno da pessimo doppione ai piuttosto garbati indispensabili percorsi esistenti.

Ma andiamo avanti, o meglio indietro, facendo una doverosa premessa. È indubbio che la zona in questione sia già fortemente caricata e stressata dal traffico veicolare, e che un’attività come quella prevista ne acuirà fortemente e certamente in modo sostanziale questa criticità. Non servivano rotatorie, o nuovi percorsi in aree verdi che oggi più che mai appaiono finalizzati solo a quel progetto e ridondanti ad una certa logica di mobilità e sostenibilità ambientale.
Ma, come già accennato, torniamo indietro tanto per ricordare le forti contraddizioni e l’approssimazione con cui la politica nostrana affronta i temi fondamentali cittadini improvvisando a seconda del momento.
Correva l’anno 2017 ed era intenzione dell’Ufficio delle Dogane trasferire la propria sede da via Destra del Porto a via Melozzo da Forlì, presso l’attuale Inail.
L’episodio inquietò molto il cessato sindaco che si preoccupava per i disagi e disservizi ad utenti ed operatori, ma non solo; le inquietudini logistiche in questo caso andavano di pari passo a quelle legate al traffico veicolare in centro e alla sicurezza dei cittadini. Accipicchia!
Per difendere questo nobile intento, si adoperò a tutto campo con comunicati a reti unificate su tutti i mezzi d’informazione che allora diedero ampio risalto all’iniziativa, fino a giungere al “Gnassi tiene duro” (qui). Brr, cose forti quindi.

Poi però peccato che nel contempo si era autorizzata un’importante urbanizzazione residenziale-commerciale in zona ex Fiera, che avrebbe comportato un notevole aumento di traffico di proporzioni importanti. Ma il sacrificio sarebbe avvenuto in cambio di una struttura natatoria di cui Rimini non poteva assolutamente fare a meno, ma che proprio per questo non venne mai realizzata. Però questa è un’altra storia, anche se si collega con un filo logico. Torniamo a noi.
Come affermato in apertura la zona in questione è fortemente soggetta al traffico, anche grazie alla percorribilità del tratto di strada che da Via Circonvallazione Meridionale reca verso l’Arco d’Augusto, una volta parcheggio. Ma completato il progetto commerciale in corso, il caos viario aumenterà ancora di più per via degli utenti di quell’attività e i parcheggi creati serviranno prevalentemente in funzione di essa. Da ricordare che in quell’area esistevano già molti parcheggi, oggi cancellati in quanto la stessa ricompresa all’interno del cantiere.
Considerato che detto progetto si materializzò sempre nell’era gnassiana, resta difficile comprendere quali siano o saranno le differenze tra i disagi recati dall’attività di un ufficio doganale o di una commerciale intensiva; in sostanza, cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, non esistendo differenze alcune tra traffico buono e cattivo, o meglio amico o nemico.

Quindi, tornando ai poveri alberi spariti invano, sacrificati per una causa impropria e sottratti, al pari delle cementate aree attigue, alla bellezza e godibilità estetica, si può ragionevolmente affermare che il tutto sia stato immolato per il nulla. Un progetto dovrebbe nascere nel rispetto dell’ambiente esistente, se si vuole parlare di sostenibilità in maniera concreta e non astratta.
Che dire, ormai è prassi locale al pari dei tanti esempi che si sono già visti, ricompresi nel verbo “riminizzare” che qualcuno ci ha affibbiato con ragione di causa, e che pare sia divenuto una orgogliosa peculiarità locale.
Resta solo il conforto che Attila possa abbandonare le proprie simpatie ed assegnarci il suo riconoscimento, magari sopperendo alla distrazione di quegli enti che dovrebbero tutelare il nostro paesaggio urbano e monumentale.
«Gli alberi sono le colonne del mondo, quando gli ultimi alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi». (Detto dei nativi americani)

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