Il vescovo di Rimini alle prese coi problemi che aumentano e Bologna che si allontana

Il vescovo di Rimini alle prese coi problemi che aumentano e Bologna che si allontana

Papabile per la guida delle diocesi di Milano e di Torino, secondo i vaticanisti favorito per succedere al card. Caffarra sulla cattedra di San Petron

Papabile per la guida delle diocesi di Milano e di Torino, secondo i vaticanisti favorito per succedere al card. Caffarra sulla cattedra di San Petronio, il nome di mons. Francesco Lambiasi è circolato anche per Modena (dove invece pochi giorni fa è stato nominato Erio Castellucci, fra l’altro con numerose frequentazioni riminesi: ha insegnato ecclesiologia all’Istituto Marvelli ed ha tenuto numerosi incontri rivolti a sacerdoti e laici) ma tutte si sono dimostrate infondate. Nemmeno Bologna, pare ormai certo, sarà la nuova sede episcopale di Lambiasi. L’arcivescovo uscente mette una parola importante sul suo successore e, a quanto pare, non avrebbe espresso il suo gradimento per Lambiasi. Troppo distante dal card. Caffarra soprattutto sui “valori non negoziabili”, basti dire che il presidente della conferenza episcopale emiliano-romagnola combatte dentro e fuori la chiesa una ferma battaglia in tema di famiglia e di “ideologia gender”, che meno di due mesi fa ha definito “la cataratta che impedisce di vedere lo splendore della differenza sessuale”. Mentre mons. Lambiasi ha sottoscritto la “carta Marvelli” col sindaco che ha istituito il registro delle unioni civili e lo scorso 13 maggio la prima coppia si è sposata a Palazzo Garampi con la “benedizione” di Gnassi, che per l’occasione ha scomodato il motto che campeggia sul gonfalone del Comune (‘Alea iacta est’): “Oggi anche noi varchiamo un piccolo Rubicone”. Feeling assoluto fra diocesi e palazzo, come si è avuta conferma anche oggi in sala Manzoni, dove Lambiasi ha portato il suo saluto al convegno organizzato dal Piano strategico (che somiglia sempre di più ad una vera e propria amministrazione parallela a quella eletta dai cittadini) per fare il punto, con una certa enfasi, sul “modello fortemente innovativo e pionieristico” del welfare gestito da Gloria Lisi, il vicesindaco che con la Curia e le associazioni cattoliche che operano nell’assistenza mantiene un canale diretto. Lambiasi oggi ha ribadito il suo approccio “sociale” ai problemi di Rimini, e senza entrare nel merito del welfare, ha invitato a non trascurare gli “impegni temporali”, soffermandosi poi su sette no ad altrettante piaghe della città: prostituzione, ludopatia, mafia e malavita organizzata, disoccupazione,  discriminazione, inquinamento e calo demografico.

Sul fronte ecclesiale i problemi aperti sono tanti. Proprio oggi è stato annunciato un nuovo avvicendamento di parroci. Dopo solo un anno dal suo arrivo alla parrocchia della Colonnella, lascia don Fabrizio Uraldi, che (così recita una nota della diocesi) “ha concordato con il Vescovo un periodo di riposo e di preghiera presso l’Eremo di Camaldoli, in preparazione ad un nuovo impegno pastorale” e al suo posto arriva don Concetto Reveruzzi, già parroco di Stella Maris di Fontanelle. In quest’ultima parrocchia s’insedia don Alessio Alasia, “che continuerà la sua collaborazione con la parrocchia di S. Martino (dove già prestava servizio come parroco in solido) e con la Zona pastorale di Riccione e anche il suo impegno di insegnante di religione presso il Liceo scientifico “A. Volta” di Riccione”. Completano il quadro i tre parroci (don Mauro Angelini, don Tarcisio Giungi e don Alberto Pronti) che cureranno il servizio della zona pastorale Casinina-Auditore, Tavoleto, Valle Avellana, Mondaino, Montegridolfo e Saludecio. A proposito di Casinina-Auditore, don Daniele Missiroli lascia (“ha concordato con il Vescovo un periodo di riflessione e preghiera in una struttura monastica”), mentre il delegato vescovile per il Diaconato permanente sarà don Maurizio Fabbri, perché don Antonio Brigliadori ha chiesto di essere sostituito a causa delle sue condizioni di salute.
Comincia ad essere abbastanza lunga la lista dei sacerdoti riminesi che negli ultimi anni si sono allontanati dalla diocesi a seguito di problematiche diverse, compreso il caso di un prete che in passato ha ricevuto la riduzione allo stato laicale.

Preoccupano anche la situazione del seminario, pressoché deserto, seppure il nuovo sia costato alla diocesi 12 milioni di euro, e quella finanziaria della diocesi. Un quadro complesso, che forse richiederebbe scelte coraggiose, anche in termini di “tagli”, che invece non arrivano.
Da ultimo la decisione di interrompere la tradizionale processione del Corpus Domini, con una motivazione che nel mondo cattolico ha anche fatto storcere il naso: la concomitanza con la Champions League. Quella di Rimini si conferma una diocesi non facile da amministrare e che non favorisce il “decollo” verso sedi più prestigiose. Ma rispetto agli anni passati, oggi mancano le voci dissonanti, anche perché le personalità “forti” all’interno del clero sono state collocate ai margini, come soldati semplici senza funzioni di comando. Lambiasi è arrivato a Rimini nel settembre del 2007 con una missione ben precisa ricevuta dalla Santa Sede: riportare la pace, ricostruire l’unità e valorizzare tutte le anime della chiesa locale, per un nuovo slancio missionario. Ma la pace rischia di trasformarsi in torpore e la missione in sostegno ai poteri della città.

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