Nomi eccellenti in aiuto alla Diocesi di Rimini per sanare i bilanci in rosso

Nomi eccellenti in aiuto alla Diocesi di Rimini per sanare i bilanci in rosso

Sono Luciano Liuzzi, Maurizio Focchi, Linda Gemmani ed altri. Tutti impegnati, a titolo volontario, a dare consigli alla Diocesi di Rimini su come tappare le falle. Ancora intorno a 30 milioni di euro il "buco".

I conti della Diocesi di Rimini sono talmente in rosso da preoccupare non poco. Anche lo stesso vescovo è ben consapevole delle difficoltà, nonostante la zavorra l’abbia più che altro ereditata. Trovandosi però a Rimini dal 2007, anche per lui la situazione si sta facendo critica.

Fu proprio Rimini 2.0 a dare in anteprima la notizia del famoso presbiterio nel quale, ai preti riuniti, fu fatta la panoramica sul “buco” maturato. Era l’ottobre dello scorso anno. La cifra ufficiale del debito venne quantificata in quasi 34 milioni di euro, ma sono anche circolate voci non controllate su un importo superiore.
Per situazioni anche meno gravi altre Diocesi sono state “commissariate”, com’è accaduto ad esempio a Terni, dove a inizio 2013 il Vaticano aveva inviato un nuovo amministratore apostolico, nella persona del bolognese mons. Ernesto Vecchi, per prendere in mano una situazione finanziaria allarmante (pare che l’indebitamento fosse intorno ai 25 milioni di euro), cresciuta durante la conduzione più che decennale di mons. Vincenzo Paglia. Nel caso di Terni la strada individuata per uscire dalle secche e “non sottostare alle grinfie delle banche” (come disse mons. Vecchi) fu quella di un prestito infruttifero concesso dallo Ior. E a Rimini? Ce la stanno mettendo tutta e attingendo anche a risorse esterne.

Due gruppi di lavoro sono ormai attivi con un duplice obiettivo: da una parte studiare i bilanci per sanare i conti, individuando anche tagli, e dall’altra inventarsi soluzioni per aumentare il fatturato delle realtà che ruotano comunque nell’ambito del “controllo” esercitato dalla Diocesi. I nomi non passano decisamente inosservati: nel gruppo che analizza i bilanci ci sono due personaggi riminesi di spicco come Luciano Liuzzi e Maurizio Focchi. Il primo per 31 anni a capo della Cooperativa Braccianti Riminese, ed anche a lungo ai vertici di Banca Carim, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente dal 2004 al 2010 (finendo anche fra i “sanzionati” da Bankitalia). Il secondo, già presidente di Confindustria Rimini, vicepresidente regionale della organizzazione degli industriali, numero uno di Eticredito, ed anche della società no-profit Cittadinanza onlus, che si occupa di cooperazione sanitaria a livello internazionale.
Non hanno un incarico ufficiale e lavorano a titolo gratuito, offrendo indicazioni e suggerimenti, quindi senza sostituire le figure di responsabilità che restano in carico alla Diocesi. “Siamo lì solo a dare dei consigli”, tiene a precisare Liuzzi.

Eppure il lavoro che li attende è notevole.
Oltre ai conti della Diocesi e dell’Istituto per il sostentamento del clero, ci sono gli organi di informazione, in primis radio e Icaro Tv, più il settimanale Il Ponte, avamposti mediatici che incidono nei bilanci ma dei quali mons. Lambiasi non sembra volersi privare. Fra i sacerdoti c’è invece chi sostiene con chiarezza che, stante la crisi, sia lecito anche considerare di tagliare le risorse investite nella stampa cattolica. Altro capitolo è quello dei conti delle parrocchie, in alcuni casi non proprio rosei.
Se la libreria “Pagina” ha chiuso i battenti dopo un investimento molto discutibile legato al trasferimento da via IV Novembre a via Mentana, resta ancora molto da sfoltire per rientrare dai livelli di guardia.

L’esposizione verso le banche un anno fa ammontava a 27 milioni di euro, tra mutui e fidi. I due seminari hanno inciso come macigni nella contabilità della Diocesi e solo la nuova sede è costata 12 milioni di euro (ed è quasi senza seminaristi). Anche per le parrocchie la Diocesi ha rilasciato garanzie per oltre 10 milioni di euro. Ad incidere pure l’Imu (più di 250 mila euro l’anno) e il venir meno di affitti sostanziosi come quello corrisposto dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna, e l’abbassamento di altri. I tassi di interesse pagati alle banche ammontano ad 1 milione di euro l’anno. Questo fu comunicato ai sacerdoti un anno fa, e in attesa della auspicata trasparenza, che può passare solo dalla pubblicazione dei conti, non si hanno altri aggiornamenti.
Le banche non pare però chiudano i cordoni della borsa nei confronti della Diocesi, come invece avviene molto spesso per le imprese, e questo vale per il circuito delle banche di credito cooperativo ma anche per la laica Carim, che nel presbiterio dello scorso anno fu ringraziata dall’economo diocesano per il “grosso prestito che ci ha fatto”, invitando i parroci a “convogliare li alcuni conti delle parrocchie”.
Di positivo c’è il patrimonio immobiliare, davvero consistente, quasi 90 milioni di euro: terreni, fabbricati, aree edificabili, luoghi di culto.

Il secondo gruppo di lavoro è impegnato a trovare idee per migliorare le performance delle “consociate”: Airiminum, gruppo Icaro, ma anche Casa del clero ed altro. E di questo ne fanno parte altri imprenditori, a partire da Linda Gemmani di Scm e dalla Teddy della famiglia Tadei.
Qual è la situazione aggiornata dei conti in Diocesi? “E’ migliorata”, risponde l’economo, don Danilo Manduchi, “anzitutto si è ridotto il debito patrimoniale ed abbiamo reso positivo il rendiconto annuale a seguito delle prime misure adottate”. Quali? “Ad esempio la chiusura di Pagina ed altro, solo nel costo dei manifesti abbiamo risparmiato 70 mila euro”. Qualcosa è migliorato, dunque: fra somme incassate (affitti, 1 milione di euro l’anno dal vecchio seminario, vendite) e risparmi, pare che il debito sia sceso di due o tre milioni, restando comunque intorno ai 30 milioni di euro. Sempre tanti. E i gruppi di lavoro avranno il loro bel daffare.

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