In via Melozzo si torna al parcheggio di auto, come in passato. Eppure una alternativa ci sarebbe stata per qualificare quell'area e valorizzare gli scavi archeologici, creando anche un percorso per connetterli con porta Montanara e l'antico lavatoio.
Conclusesi le indagini archeologiche dei ritrovamenti emersi in Via Melozzo da Forlì, tutti coloro a cui compete questa materia hanno, coralmente, deciso che era il caso di richiudere tutto e riconsegnarlo all’oblio.
Eppure quanto emerso era stato unanimemente considerato come un aspetto importante ed inconsueto per la città di Rimini; ma le solite litanie soprattutto legate ai costi, hanno prevalso. Peccato poi che girando per la città si vedano le pacchiane ed improbabili reinterpretazioni dei monumenti, anche con il beneplacito delle Soprintendenze, per i quali gli ingenti costi finalizzati al nulla sono allegramente elargiti, affrontati e giustificati.
Tornando all’importanza dei reperti emersi è già stato scritto tutto, ed è inutile ripeterlo, ma resta la domanda: cosa si poteva fare? Tanto, è la risposta.
In un esempio minimale, un abbozzo meramente indicativo senza pretese, non in scala e soggetto ad altre mille ipotesi progettuali e proposte, questo si poteva attuare. Un angolo di verde con delle aiuole, siepi, alberi e panchine. Camminamenti in pietrisco colorato, cespugli e il pezzo forte in cui potere ammirare gli scavi. Coperto da una struttura di vetro e acciaio, semplice, ma con la parte centrale percorribile tanto da potere ammirare la pavimentazione sottostante e la vasca; magari anche il ripristino dell’involucro della modesta sepoltura di un infante lì riscoperta. Poi una giusta illuminazione, l’uso di materiali naturali, e apposite plance che narrassero della storia del sito.
Infine la creazione di un percorso che partendo da Porta Montanara, molto visitata peraltro, si dirigesse verso Via Lavatoio con la cornice delle tipiche casette a schiera, fino all’antico Lavatoio stesso opportunamente sottratto al corrente degrado e incuria di cui è afflitto. Ed ecco che percorrendo via delle Fosse, ripavimentata per eliminare le intollerabili vergognose sconnessioni attuali, si giungerebbe allo scavo di Via Melozzo. Poi tornando dalla via Saffi verso il Centro, scoprire le particolari botteghe del Borgo.
Un filo logico che avrebbe fatto conoscere il Borgo, la sua storia e la sua caratteristica peculiare legata alle acque, ma anche il suo tessuto commerciale e sociale.
Questo poteva essere, ma ciò è quel che sarà. Tutta l’area ritornerà il parcheggio di auto quale era prima.
In questo periodo elettorale, sento con non poca amara ilarità che c’è chi si propone di portare la cultura nelle periferie, e ciò ad opera di chi ha già ampiamente contribuito a mistificarne il senso; boom!
Magari con un’autobetoniera, come se quel tipo di “cultura” non fosse già abbondantemente presente in quelle parti marginali di Rimini. Semmai sarebbe solo auspicabile che si conoscesse il reale significato della parola. Inoltre si eviti di sparare tanto lontano, ma basterebbe solo saperla valorizzare nei luoghi in cui si ritrova; non imporla o travisarla gratuitamente. Perché specie in quest’ultimo decennio, con tale concetto sono state spacciate tante inutili e costose paccottiglie che nulla hanno a che vedere con lo stesso.
Ma per farlo, mi ripeto, bisogna conoscerla, apprezzarla ed amarla; e qui … meglio fermarmi.
Salvatore de Vita
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