La madre di tutte le incompiute: la variante alla statale 16

La madre di tutte le incompiute: la variante alla statale 16

Il progetto definitivo è pronto da dieci anni. Ma mentre è riuscito a procedere, contro tutti e contro tutto, il bus su gomma, non ha mosso un passo l'opera più strategica in assoluto per la mobilità non solo provinciale. Ecco la storia e dove si è incagliata la "tangenziale" di Rimini.

“Sono pienamente d’accordo con quanto avete scritto ma nell’elenco sulle incompiute avete dimenticato l’opera pubblica potenzialmente più importante per la vita dei riminesi, ma al tempo stesso cenerentola di tutte le opere, visto che viene sistematicamente ignorata: la tangenziale o variante alla S.S. 16 che dir si voglia. Progetto definitivo pronto da 10 anni ma ancora tutto in alto mare. Eppure l’impatto positivo per la città sarebbe enormemente superiore a tutte le opere che avete citato”. Come dare torto al lettore che ha commentato con questo messaggio il nostro articolo sulle incompiute di Rimini?
L’avevamo precisato che l’elenco risultava incompleto e quindi da integrare in successivi approfondimenti. Ma è verissimo che la madre di tutte le incompiute merita un capitolo a parte, perché avrebbe avuto la forza di ridisegnare una mobilità del tutto diversa rispetto a quella che si è invece imposta, e degli impatti della variante avrebbero beneficiato non solo Rimini ma la viabilità della intera provincia e anche molto di più, come vedremo.

Il progetto di “Variante alla S.S.16 Adriatica Bellaria – Rimini – Riccione – Misano” è pronto nel 2009 (fra i progettisti c’è anche lo Studio TI), quando sindaco a palazzo Garampi è Alberto Ravaioli. L’Anas, che conduce le danze, individua la variante come il “grande canale infrastrutturale longitudinale” che deve andare ad aggiungersi a quello dell’A14, fra l’altro secondo un tracciato accostato a quello dell’autostrada. Talmente sinergici furono immaginati variante e ampliamento alla terza corsia dell’autostrada nel tratto Rimini nord-Cattolica, da prevedere uno specifico accordo specifico nel 2005 fra Anas Direzione Centrale Autostrade e Trafori e Compartimento della Regione Emilia Romagna, Autostrade per l’Italia, Regione Emilia Romagna e Provincia di Rimini. Ma le grandi opere strategiche a Rimini non hanno avuto molta fortuna, a differenza di quelle sulla cui strategicità in molti nutrono dubbi. Giusto un esempio? Il Metromare.

Il tratteggio in rosso indica il percorso della variante alla statale 16

Torniamo all’opera, rimasta sulla carta. Cinque i Comuni attraversati: Bellaria Igea Marina, Rimini, Riccione, Coriano e Misano. Come si diceva, in gran parte la variante avrebbe camminato a ridosso dell’A14 (immagine sopra). “Nello schema di rete, la nuova SS 16 ha una relazione pressoché esclusiva con l’autostradaA14, rappresentando il collettore primario di distribuzione al sistema insediativo costiero e di raccordo fra le direttrici di vallata”, si legge nelle relazioni progettuali di Anas. Era ben chiaro a quali priorità avrebbe dovuto rispondere la variante: diventare l’asse portante viario da Nord verso Sud e arteria di distribuzione del traffico locale, “nel tempo sempre più intenso a causa della urbanizzazione intensiva delle aree gravitanti”. Talmente chiaro che si tratteggiavano quelli che sarebbero diventati sempre di più i fattori di appesantimento della mobilità provinciale: “la recente assegnazione di nuove aree a destinazione industriale e commerciale, nonché la realizzazione dei poli fieristici e congressuale di Rimini e Riccione sono stati un’ulteriore causa di appesantimento della funzione primaria di collegamento che tale arteria è chiamata a svolgere, con conseguenze prevedibili sul comfort e sulla sicurezza di marcia per gli utenti”. Valutazioni avvalorate da studi sul traffico redatti da Anas. Non solo. La variante aveva la pretesa di guardare lontano, cioè di migliorare la “mobilità connessa al corridoio infrastrutturale adriatico, componente essenziale della rete transeuropea di trasporti”. Altroché il bus su gomma che mette in collegamento due stazioni già collegate e che secondo Bonaccini sarebbe una metropolitana di costa. Pietoso velo. Prit e Ptcp (ma anche i vari piani regolatori dei Comuni interessati) davano naturalmente “copertura” al progetto e in particolare il Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Rimini, datato 2000, aveva previsto il completamento della nuova statale 16 con la realizzazione di una variante con tanto di “raccordi” ai caselli autostradali.

Si sarebbe dovuta realizzare attraverso quattro tratti ed altrettanti lotti la nuova “tangenziale” di Rimini. Partendo dal km 192+000 a Bellaria per terminare al km 214+300 a Misano, nei pressi del Conca. Anas è l’ente proponente del progetto, ma ci sono tutti gli accordi con le istituzioni territoriali, frutto della convenzione che Anas, Regione Emilia Romagna e Provincia di Rimini firmano nel 2006. La nuova infrastruttura stradale avrebbe dovuto avere questi connotati: due corsie di marcia per direzione di percorrenza (22 metri di larghezza) e nove svincoli di raccordo con la rete ordinaria. Poi otto sottopassi-sottovia, cinque cavalcavia, sei viadotti, quattro ponti su aste fluviali, due gallerie artificiali.

L’analisi trasportistica che sta alla base del progetto, ne focalizza così la finalità: “Con particolare riferimento al periodo estivo, l’intero Corridoio Adriatico, quindi tanto la A14 quanto la SS 16 Adriatica, versano in condizioni di saturazione con una domanda complessiva, tra A14 e SS 16, che in corrispondenza di Rimini, presenta valori che superano i 100.000 veicoli giornalieri totali con picchi dell’ordine delle 125.000-130.000 unità. Se a tali considerazioni circa le perdite di funzionalità del sistema si aggiungono le previsioni di evoluzione della domanda di mobilità che caratterizzano il territorio in esame rispetto ad un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (anno 2030), risulta conseguenza logica che il deficit infrastrutturale attuale, oggi in principal modo contenuto nei mesi estivi, sia destinato a divenire sempre più significativo rispetto all’intero arco annuale di esercizio”. C’è solo un commento da fare a queste analisi che, lo ricordiamo, risalgono a dieci anni fa: com’è vero!

Ben fissata anche la tempistica di questa gigantesca infrastruttura: trenta mesi per il primo lotto, quarantadue mesi per il secondo lotto, trentasei mesi per gli altri due lotti. Nove anni. E veniamo alla stima dei costi per i quattro lotti quantificata nel progetto definitivo: il primo lotto pari a 129.261.418 euro; il secondo 161.527.714 euro; il terzo 149.069.053 euro; il quarto 134.562.725. Totale 574.420.909 euro.

Ma nove anni sono trascorsi senza che si sia arrivati nemmeno al progetto esecutivo. Quanto gli enti territoriali (Regione, Comuni, Provincia) abbiano fatto davvero lobbyng su questa importantissima partita non siamo in grado di dirlo. L’impressione è che per anni la pratica sia stata lasciata dormire sonni profondi. Quel che è certo è che di recente il ministero dell’Ambiente ha prima negato la proroga del provvedimento di valutazione di impatto ambientale (alla scadenza del 2018), dopo che invece nel 2013 il parere favorevole alla VIA il ministero l’aveva accordato, e poi l’ha concessa per ulteriori cinque anni.

E’ dello scorso maggio una allarmata dichiarazione del presidente della Provincia Riziero Santi: “E’ urgentissimo non bloccare l’opera ma proseguire nella progettazione e nella realizzazione il prima possibile. Fermo restando che la competenza della realizzazione dell’opera è in capo all’ANAS, tutti gli attori coinvolti, (Comuni, Provincia, Regione), sorpresi e preoccupati per il parere negativo espresso su una infrastruttura di tale importanza, attesa da decenni, hanno condiviso la necessità di richiedere immediatamente un incontro urgente con il Ministero per rappresentare la grave situazione che si verrebbe a determinare nel caso si giunga al decreto definitivo di diniego, di affiancare ANAS nella presentazione di controdeduzioni che consentano di scongiurare il rischio di blocco dell’opera e di rivolgere un appello alla Regione Emilia-Romagna e a tutti parlamentari a sostegno di una azione che muove dall’intero territorio e dalle sue istituzioni”.
A proroga concessa resta tutto da fare. E siccome al governo c’è il Pd (insieme al movimento 5 stelle), in Regione c’è il Pd, in Provincia c’è il Pd, non dovrebbe risultare difficile a Santi trovare ascolto per portare in porto la variante alla statale 16.

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