La Regione redige la lista degli alberi monumentali e si scopre che Rimini non ne ha nemmeno uno ufficialmente riconosciuto

La Regione redige la lista degli alberi monumentali e si scopre che Rimini non ne ha nemmeno uno ufficialmente riconosciuto

Sono 36 in provincia, ma all'elenco manca addirittura il "platano Malatesta": 130 anni, 22 metri d'altezza, la chioma arriva a circa 30 metri e il diametro del tronco 1,5 metri. Il nuovo progetto di legge emiliano-romagnolo stabilisce una zona di protezione dell’albero di almeno 10 metri. Nella piazza dedicata al museo Fellini c'è una pianta secolare che non può contare nemmeno su 10 centimetri.

«La Regione rafforza la tutela degli alberi monumentali regionali e lo fa con un progetto di legge approvato nell’ultima seduta dalla Giunta, che in questo modo aggiorna una precedente legge del 1977, in linea con la disciplina nazionale». Recita così la nota della Regione Emilia Romagna, che si è vista spronata a rivedere la propria normativa (risalente al 1977) alla luce della legge nazionale (n. 10 del 2013) che, all’articolo 7, sancisce gli alberi monumentali come beni da tutelare, fornisce la loro definizione giuridica (insieme a quella di «bosco vetusto») univoca, così come descrive i criteri per la loro identificazione.

Gli alberi monumentali sono quegli esemplari arborei, spesso plurisecolari, di notevoli dimensioni, caratterizzati da un aspetto morfologico particolare e che sono spesso associati ad episodi verificatisi nel passato nei pressi delle loro rigogliose chiome: di fatto costituiscono delle eccellenze sia da un punto di vista naturalistico, per la rarità della specie o per l’età dell’esemplare o per il suo valore ecologico, sia da un punto di vista più antropocentrico, in quanto sono stati teatro di eventi storici o testimoni di un tempo passato ormai scomparso in gran parte del territorio regionale emiliano-romagnolo; di fatto costituiscono degli unicum che impreziosiscono il territorio urbano o rurale nel quale sono cresciuti e che non è possibile replicare in nessun modo nel caso in cui scompaiano.
Tali alberi costituiscono anche un forte richiamo turistico in quanto molti cittadini desiderano poter vedere da vicino questi alberi così imponenti e maestosi, spesso ubicati in contesti di pregio paesaggistico e storico come ville o parchi pubblici o privati.

I Boschi vetusti costituiscono una novità per quanto riguarda il panorama della tutela salvaguardia forestale in Regione Emilia-Romagna in quanto finora non sono mai stati individuati e salvaguardati dei boschi aventi le caratteristiche naturalistiche dei Boschi vetusti.
I popolamenti forestali, oltre a svolgere una preziosa funzione di difesa del suolo, assolvono anche ad altre funzioni (es. accumulo della risorsa idrica, produzione di ossigeno e assorbimento della CO2, ecc.), costituiscono preziosi habitat ed ospitano specie animali e vegetali di notevole interesse conservazionistico e sono anche degli importanti scrigni di biodiversità.
In sintesi, i boschi vetusti sono quei boschi che per vari motivi (proprietà pubblica, difficoltà di utilizzazione, mancanza di viabilità, presenza di aree protette, ecc.) non sono stati più utilizzati a fini produttivi da diversi decenni, e che una volta individuati e salvaguardati, potrebbero entrare a far parte della costituenda Rete regionale dei boschi vetusti che ha il principale scopo di salvaguardare tali realtà a fini naturalistici e di fruizione turistico-ricreativa a condizione che non vengano più utilizzati a fini produttivi.

Tra le novità del testo – recita la nota della Regione, – che ribadisce l’intangibilità di questi esemplari, troviamo «l’istituzione di un elenco regionale, di una banca-dati georeferenziata, di una Zona di protezione dell’albero (Zpa) di almeno 10 metri di raggio, l’obbligo di recepimento dei vincoli di tutela negli strumenti urbanistici dei Comuni e nei regolamenti degli Enti parco, il rafforzamento delle attività di comunicazione e di informazione».

E in provincia di Rimini quanti e dove sarebbero questi alberi monumentali? Il comunicato stampa della Regione elencava solo il numero complessivo, 36, ma non anche la loro ubicazione. Così abbiamo chiesto lumi e la risposta lascia di stucco. Ecco l’elenco ufficiale:

CATTOLICA: 3 (2 tassi e 1 tiglio)
CORIANO: 6 (querce: farnie, roveri e roverelle) di cui quella in via delle scuole è anche AMI (Albero monumentale d’Italia) + 8 filari di querce + 3 gruppi di querce
MONTESCUDO MONTE COLOMBO: 1 filare di farnia
NOVAFELTRIA: 1 (rovere) Loc. Le Docce è anche AMI (Albero monumentale d’Italia)
POGGIO TORRIANA: 4 (3 querce e 1 fillirea) + 1 filare di roveri
S. GIOVANNI IN MARIGNANO: 5 (1 gelso, 2 ippocastani, 2 roverelle) + 2 filari di roverelle
VERUCCHIO: 2 (1 cipresso e 1 roverella): il cipresso di S. Francesco è anche AMI (Albero monumentale d’Italia)

Chiarisce ulteriormente la Regione che «in realtà, se si considerano le piante tutelate nei filari e nei gruppi, oltre alle piante singole a Rimini (in provincia, ndr) gli alberi monumentali sono oltre 180».
Va bene, ma… Rimini città non avrebbe nemmeno un albero monumentale? È una domanda, in attesa di risposte anche da parte del Comune di Rimini, ma intanto qualcosa che non torna c’è.
Piazza Malatesta, ‘Platanus x acerifolia’. Già nel 2018 il Comune di Rimini annunciava che «prende forma l’idea di riconoscere il platano di piazza Malatesta, angolo via Poletti, come albero monumentale storico» (qui). Prende forma? Il pollice verde non è stato certo il tratto distintivo degli ultimi amministratori riminesi. Verrebbe comunque da dire, meglio tardi che mai. Però sul fatto che quell’esemplare imponente e suggestivo avesse già da tempo tutte le carte in regola per entrare nel novero degli alberi monumentali, dubbi non ce ne sono. Lo ammette anche l’amministrazione comunale: «La pianta di oltre 22 mt di altezza, è esteticamente interessante per la sua possente struttura e la sua larga chioma, che arriva a circa 30 metri con un diametro del tronco di 1,5 metri. Una pianta con una età stimata intorno ai 130 anni che ben si accosta agli importanti edifici storici che la circondano e che risale ad una progettazione della piazza Malatesta del 1880, che prevedeva un giardino con doppi filari di alberature». E allora perché non si è svegliata prima e non ha portato a casa almeno un albero monumentale riconosciuto?
Va anche detto che gli alberi di piazza Malatesta durante i lavori di cementificazione del sito, alias progetto legato al museo Fellini, non se la sono passata benissimo. Alcuni belli grossi sono stati rasi al suolo, come Rimini 2.0 documentò. Addirittura il sindaco Gnassi aveva promesso: «salveremo tutti i platani». Poi però le motoseghe entrarono in azione.

Il “platano Malatesta”. Nemmeno a lui il Comune di Rimini è ancora riuscito a fargli ottenere la “patente” di monumentale.

Ma torniamo agli alberi secolari senza il formale patentino. L’amministrazione comunale, quando ancora assessore alle politiche ambientali era Andrea Zanzini, tredici anni fa, realizzò una pubblicazione (Alberi monumentali e di pregio del Comune di Rimini), con il coinvolgimento delle Guardie ecologiche volontarie e del Gruppo Censimento Arboreo. Raccolse lo stato di fatto a quel momento della storia, dedicando ad ogni albero una scheda descrittiva e degli itinerari alla scoperta di queste bellezze della natura spesso maltrattate. Vediamone alcune:

parco Giovanni Paolo II: una splendida quercia di età stimata intorno ai 150 anni, 16 metri d’altezza, chioma 20 metri, circonferenza 272 cm.

Parco Fabbri: qui vive e vegeta un pioppo di 120 anni, 10 metri d’altezza, chioma 14 metri, circonferenza 530 cm.

I cipressi della chiesa di S. Agostino (all’incrocio tra Via Isotta e Via Sigismondo): 120 anni, altezza metri 19, chioma 6,70 metri, circonferenza 210 cm.

Piazza Ferrari: ippocastano di 110 anni d’età, altezza 13 metri, chioma 20 metri, circonferenza 250 cm.

Viale Vespucci, Marina centro: l’olmo magnifico venne messo a dimora qualcosa come due secoli fa, è alto 25 metri, chioma 13 metri, circonferenza 350 cm.

Piazzale Fellini: il leccio ne ha viste di trasformazioni perché è arrivato qualche decennio dopo l’inaugurazione dello Stabilimento Privilegiato dei Bagni di Mare di Rimini. Centocinquant’ anni, 13 metri d’altezza, 15 metri di larghezza della chioma, circonferenza 360 cm.

Covignano: i tigli di via S. Cristina di anni ne vantano 160, 17 metri d’altezza, chioma 14 metri, circonferenza 360 cm.

Sempre a Covignano, ma all’interno dell’Abbazia di Scolca, sorge un tiglio che ha sul groppone tre secoli di vita, 17 metri d’altezza, chioma 12 metri, circonferenza 434 cm. Non meno emozionante la Roverella che domina via Monterotondo, 200 anni, 24 metri d’altezza, chioma 20 metri, circonferenza 360 cm.

Viserba: nella piazza della chiesa un platano centenario misura 18 metri d’altezza, chioma 12 metri, circonferenza 224 cm.
L’elenco è lungo e qui ci siamo limitati a citarne alcuni già segnalati dal censimento del Comune di Rimini nel 2010.

Il progetto di legge della Regione Emilia Romagna (“Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti”), all’articolo 3, comma b, fissa questo paletto: «Zona di protezione dell’albero (ZPA)»: area fisica di rispetto di norma di forma circolare e di raggio minimo di 10 metri, calcolata dall’esterno del fusto, atta alla conservazione del sito di radicazione e della chioma dell’Albero monumentale regionale per garantirne la stabilità strutturale e le buone condizioni vegetative e fitosanitarie». Non è necessario armarsi di metro per rendersi conto degli spazi spesso risicatissimi lasciati per il respiro dell’apparato radicale nel centro storico. Proprio in piazza Malatesta troviamo esempi illuminanti, ma uno in particolare, quello ritratto nella fotografia qui sotto.

Si accettano candidature
Tutti possono farsi parte attiva e segnalare alla Regione un albero monumentale di pregio. Occorre compilare una scheda da inviare insieme al materiale documentale e fotografico. A questo link i riferimenti.

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