La strana coppia Sadegholvaad-Bellini lascia sul campo molti sconfitti e il centrodestra può giocarsi la sua occasione storica

La strana coppia Sadegholvaad-Bellini lascia sul campo molti sconfitti e il centrodestra può giocarsi la sua occasione storica

Roma toglie le castagne dal fuoco al Pd di Rimini, ma ne mostra le ferite sanguinanti e porta allo scoperto la fuffa del decennio che si chiude. E' un'occasione irripetibile per una alleanza alternativa e per una città che reclama il cambiamento.

Quanti sconfitti nel risultato del cosiddetto ticket Sadegholvaad-Bellini! Il primo è il candidato sindaco, che ottiene l’investitura ma non come colui che dovrà continuare la stagione di Gnassi. E’ un candidato messo sotto tutela dall’area Melucci-Petitti.
L’accordo in extremis raggiunto nel Pd grazie al pilota automatico inserito da Roma, ha ribaltato il tavolo che, con la regia dell’uomo motorizzato di palazzo Garampi, era stato apparecchiato in chiave di continuità, strada però sbarrata dalla decisione di Melucci di far volare i piatti dalla finestra che ha costretto i livelli superiori del partito a mettersi in mezzo.
Continuità? Un corno, dice il documento sottoscritto da Jamil Sadegholvaad ed Emma Petitti, che però ha potuto vedere la luce solo grazie alla Boccia(ta) che ha azzerato la partita che si stava giocando alla bocciofila di Rimini. Bisogna partire da qui per capire qualcosa della pace armata siglata fra i contendenti. Sono 4 pagine piene, sulle quali il centrodestra potrebbe imbastire una campagna elettorale vincente. Senza nemmeno troppi sforzi perché è lo stesso Pd che serve su un piatto d’argento il giudizio sul decennio dell’apparenza e del centralismo nemmeno tanto democratico.

Qui si può leggere integralmente il documento sottoscritto da Jamil Sadegholvaad e Emma Petitti.

Il dibattito nel Pd di Rimini è andato avanti per mesi e mesi fra continuità e discontinuità. Con Sacchetti, Piccari, Nadia Rossi, Gianfreda e lo stesso Jamil impegnati a sostenere che la città avrebbe dovuto continuare a camminare sul tracciato segnato da Gnassi.
Si mette adesso nero su bianco nel documento di cui sopra, che il dibattito continuità-discontinuità ha ruotato sul nulla perché “a conclusione di un mandato elettorale si chiude una legislatura”. La scoperta dell’acqua calda. Anche perché c’è poco da continuare. La pandemia e alcuni nodi strutturali irrisolti hanno già piegato l’economia riminese e zavorrato lo sviluppo. L’eredità di Gnassi va ribaltata a cominciare da un “metodo nuovo di governo e di narrazione”, quindi con la sottolineatura che “sarebbe un errore chiudersi nella esclusiva difesa di quanto fatto finora”. E poi: “La condivisione dei progetti non deve impedire di migliorare alcuni aspetti come l’accessibilità e la dotazione di parcheggi che dovrà essere potenziata per le future realizzazioni del parco del mare”. Il giudizio positivo sul “buon governo del centrosinistra” viene slegato dal sindaco uscente e attribuito “all’impegno e alla collaborazione di tutto il Pd di Rimini e del suo gruppo consiliare”, anche se chi ha seguito le vicende politico-amministrative degli ultimi dieci anni e soprattutto dal 2016 in qua, sa bene che la storia è stata un’altra, ovvero quella di un sindaco che ha amministrato nel chiuso della sua giunta.
C’è uno scappellotto a mano aperta (di quelli che fanno male) anche per il piano strategico, ormai da tempo in mano ad una governance di palazzo, e che invece deve tornare alla sua originaria “capacità elaborativa e aggregativa ad iniziare dalla ricostituzione del forum del piano strategico”.

Jamil, partito lo scorso gennaio (ricordate l’annuncio della candidatura?) come il prosecutore dei sogni di gloria di Gnassi, si è trovato adesso a dover mettere la firma sotto a un documento che impietosamente elenca tutto ciò che in dieci anni non è stato fatto, oppure che è stato realizzato male o malissimo. E se così stanno le cose, nel giudizio negativo è pienamente coinvolto anche Sadegholvaad. Significa partire maluccio per lui.

L’elenco dei punti programmatici del famoso documento può essere letto in controluce come una radiografia della tanta fuffa che ha accompagnato il decennio che si chiude. Sul quale arriva anche la classifica stilata dal Sole 24 Ore (qui) che svela una cosa sola: quelli che si ritenevano punti di forza, almeno a leggere la comunicazione di palazzo, cioè verde, sport, giovani, anziani … insomma, qualità della vita, in realtà sono debolezze da ultimi posti della classifica. La sfilza di “priorità strategiche da affrontare con decisione nei prossimi anni” mette l’ansia tanto è corposa e impegnativa:

nella riqualificazione della ricettività alberghiera si tratta praticamente di cominciare da zero, idem per la “riqualificazione della rete commerciale in zona turistica”, “non più rinviabile” e, achtung, bitte, “non è sufficiente, anche se necessario, il solo arredo urbano, è fondamentale innovare con un progetto condiviso con le categorie economiche del settore“. Fatta la tara alla tattica elettorale, resta un bilancio nerissimo. Il lungomare più bello del mondo? Se la risposta fosse felliniana bisognerebbe scomodare i Vitelloni e Alberto Sordi: “Prrrrrrrrrrrrrrr”. La città turistica deve essere totalmente ripensata, in dieci anni non è stata nemmeno ingranata la prima;

“La riqualificazione del centro storico, portata avanti in questi anni, richiede una forte accelerazione per la dotazione di parcheggi già previsti ed individuando ulteriori soluzioni innovative”;

nella sanità bisogna recuperare “quei servizi di prevenzione di base che negli anni abbiamo perso”.
Quindi le periferie dimenticate nel decennio del tutto si immagina… solo per il centro storico;

“Al centro dell’azione della nuova amministrazione vi dovrà essere la partecipazione dei cittadini alle scelte della nostra comunità“, cioè bisogna voltare completamente pagina rispetto a dieci anni dell’uomo solo al comando che però ha avuto come suo più fedele yes-man l’attuale candidato sindaco;

infine le primarie e l’alleanza col movimento 5 stelle. Ora il partito che non le ha assolutamente volute, le primarie, si cosparge il capo di cenere e chiede perdono a quella base che come a Bologna avrebbe voluto scegliere il proprio candidato sindaco e non vederselo rifilare da Roma.

Rimini verso il voto: ecco perché per il Pd le primarie sono una benedizione

Sull’alleanza con il movimento 5 stelle decide il Pd per tutti, anche per gli alleati? La formazione di Calenda a Rimini ha dichiarato: “andremo da soli se il Pd aprirà ai 5 stelle”. E “no ai 5 stelle” nell’alleanza avevano gridato anche Italia Viva, Più Europa e Volt.
Che matrimonio sarà quello fra Pd e 5 stelle? D’amore, d’interesse oppure gli sposi scapperanno dall’altare prima di siglare l’intesa? A leggere le polemiche delle ultime settimane sollevate da Giulia Sarti e Marco Croatti con l’amministrazione comunale e il fresco post di Davide Ghinelli, i dubbi sorgono.
Jamil copiaincolla – depositiamo una mozione sulle comunità energetiche e il giorno dopo, Jamil dice che tutta la città dovrebbe esserlo (non ha capito molto cos’è una comunità energetica, avesse letto la mozione almeno), organizziamo un incontro con i proprietari discoteche, il giorno dopo parla delle discoteche, Jamil fatti una campagna elettorale tua”, scrive Ghinelli.

Emma Petitti si è fatta da parte e non deve essere stato difficile convincerla visti i “premi” politici già arrivati in famiglia, a partire dalla presidenza dell’assemblea legislativa nonostante il settimo piazzamento in termini di preferenze (qui). Al suo posto ci sarà una donna, petittiana, ma alle prime armi e anzi senza nessuna esperienza amministrativa, che dunque farà molta fatica a bilanciare la componente gnassiana, a meno che l’accordo non preveda tre assessori di peso per l’area Melucci-Petitti.

Anche Emma Petitti esce in parte sconfitta. Si era candidata per cambiare verso all’amministrazione comunale rispetto al decennio che si chiude e si è dovuta accontentare di un accordo altamente mediato, che lascia aperta una domanda bruciante: se era scesa in campo con un giudizio critico sulla stagione Gnassi, perché adesso ha cambiato idea? Aveva imbastito una guerra personale contro Andrea Gnassi oppure sui contenuti e sui principi? Difficile che i contenuti e i principi si possano affidare a una controfigura. E allora come sarà stata convinta a sotterrare l’ascia di guerra?

Escono sconfitte le liste di contorno al Pd, e in particolare modo le civiche che volevano imporre il delfino di Gnassi. Perché il delfino è salito sul trampolino di lancio ma con un accordo pesante con coloro che i civici consideravano i “nemici” (Melucci, Petitti), e con anche la casella del vicesindaco già decisa dal partito. Per i civici ci saranno solo posti di retrovia.

Esce sonoramente sconfitto Stefano Bonaccini (e il segretario regionale Calvano), nel cui curriculum politico c’è anche l’aspirazione alla segreteria nazionale del Pd ma che non è riuscito nemmeno a gestire il suo piccolo orticello regionale e a trovare quella candidatura terza riminese sulla quale si era speso.

Esce polverizzato Filippo Sacchetti (che tanto non se ne accorgerà nemmeno), il quale per lunghi e monotoni mesi ha fatto da sponda alle liste civiche che sono arrivate al ricatto (“andiamo da soli se…”) nei confronti del Pd, e oggi si deve sciroppare un passaggio del documento nel quale si afferma che il Pd non deve avere “alcuna sudditanza tra tutte le forze che compongono la coalizione”, cioè il contrario di quanto accaduto a Rimini fino a pochi giorni fa con la benedizione del segretario provinciale.

Escono probabilmente delusi anche alcuni assessori della giunta Gnassi, che vedono terminare il loro mandato senza la benché minima gratificazione e senza la speranza di una riconferma.

Il centrodestra si trova davanti una prospettiva che non ha mai avuto a Rimini: questa volta potrebbe, rimanendo nella metafora che segna il tempo presente, far cadere la mascherina del “buongoverno” alla sinistra, e dimostrare che il vaccino di cui la città ha bisogno si chiama “cambiamento”. Di metodo, di governo, di priorità, di obiettivi. Di sostanza. Basta immaginazione al potere, c’è urgentemente necessità di rimettere in sesto i fondamentali di Rimini. Basta chiacchiere. Solo fatti.
In una cosa sola il centrodestra deve imparare, e molto, dal Pd: per vincere occorre, anche a costo di ingoiare qualche amaro calice, unire le forze e dimenticare la politica dei troppi galletti nello stesso pollaio. Se Paesani fa le pulci a Indino, Indino potrebbe farle a Paesani. Ma se il candidato dovesse essere Indino (anche in termini di rappresentanza di certi mondi economici ubi maior, Ceccarelli cessat) ed a sostenerlo ci fosse tutto il centrodestra, ma proprio tutto e senza nessuno che remi contro, Paesani compreso (pena la condanna alla irrilevanza), con una campagna elettorale ben giocata, allora questa volta palazzo Garampi diventerebbe davvero a portata di voto.

Immagine: Jamil Sadegholvaad e Andrea Gnassi interpretati da Lussi Pagammo. Sono i giorni della consolazione fra il candidato sindaco e il regnante agli sgoccioli, non del testimone raccolto nella continuità. 

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