La veneranda fabbrica del Piano strategico

La veneranda fabbrica del Piano strategico

Maurizio Ermeti da dodici anni è un decisore che conta parecchio. Ma chi valuta il suo lavoro? Trecento privilegiati (scelti non si sa bene con quali criteri) e un questionario online nel quale non c'è nemmeno una domanda sull'esperienza fatta fin qui dal piano strategico. Bisogna rendersene conto: il potere amministrativo a Rimini oggi è in mano ad una sorta di creatura bicefala.

Forse Maurizio Ermeti ha deciso di prendere esempio dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, nata verso la fine del 1300 per provvedere alla costruzione della cattedrale e ancora in attività. Il piano strategico non ha un’età così veneranda ma sono già dodici anni che è impegnato a ridisegnare la vision di Rimini. A sentire il suo presidente tutto il meglio di quanto si è visto a Rimini nell’era Gnassi è frutto degli strateghi: dal Psbo alla nuova piazza Malatesta, dalle mirabilia della piazza sull’acqua al progetto della Rimini romana fino al Trc. Anche quello che non si è ancora visto porta il marchio del piano strategico: il parco del mare.

Dalla grande partecipazione iniziale (2007) confluita nel Forum e sfociata nel 2010 nel primo documento approvato anche dal consiglio comunale e da quello provinciale, ne è passata di acqua sotto i ponti, e il “processo partecipativo” (come amano chiamarlo Ermeti & c.) ha perso smalto. E’ nata l’Agenzia del Piano strategico ed è lei che tiene il mazzo e dà le carte. A capo di tutto c’è lui, l’amministratore unico Maurizio Ermeti, che si avvale del comitato tecnico e di quello dei promotori, in entrambi i casi a farla da padrone sono gli enti, promotori appunto, del piano strategico: Comune, Provincia, Camera di Commercio, Fondazione Carim e Regione Emilia Romagna, con l’aggiunta (nel comitato tecnico) di ben quattro portavoce del Forum Rimini Venture e del presidente del Forum stesso o suo delegato. Sì perché il presidente del Forum è sempre lui, Maurizio Ermeti. Poi c’è una struttura tecnica formata da cinque persone compreso Ermeti.

Bilanci non se ne trovano sul sito dell’Agenzia, trasparenza poca, in compenso esiste una voce “trasparenza anno 2018” sul portale Riminiventure.it camuffata dentro “bandi e avvisi”. Da dove arrivano gli euri che poi il piano strategico spende? Nel 2018 sono entrate somme da Comune di Rimini (euro 159.230 di cui 69.233 per uso di locali, utenze e personale) e Camera di Commercio della Romagna (74.985 euro) per un totale di 234.215 euro.
La Fondazione Carim ormai rimasta con poche risorse da distribuire, continua a mettere somme importanti nel Piano strategico: 50mila euro nel 2017, la seconda più alta elargizione dopo quella a favore di Uni.Rimini.

Sindaco 1 e sindaco 2: Andrea Gnassi e Maurizio Ermeti, il primo eletto dal popolo il secondo no ma comanda da 12 anni

Ora il piano strategico è giunto nel mezzo del cammin della sua vita, anzi l’ha superato, perché non bisogna dimenticare che il percorso pianificato puntava al 2027. E allora Ermeti ha avviato una verifica di metà percorso. E’ partita “una nuova campagna di interviste e confronti che vuole accompagnarci ad un aggiornamento del Piano strategico di Rimini, in continuità con il lavoro iniziato 10 anni fa, ma in considerazione dei cambiamenti sostanziali verificatisi attorno a noi in questi anni”, si legge sul sito Riminiventure.it: 300 le interviste programmate e in parte già realizzate. Le categorie sondate, oltre ai soci promotori, sono amministratori pubblici (44), imprenditori (altrettanti), soci del Forum (60: associazioni economiche, di categoria, sociali, ambientali e culturali), poi centri sociali/Civivo (27), 26 docenti (università e scuole), 18 rappresentanti del terzo settore, 17 liberi professionisti, 12 storici e personaggi della cultura, addirittura 9 religiosi (“comprese altre confessioni”), 15 creativi e 8 dirigenti della pubblica amministrazione (Comune, Camera di commercio e Regione). Non sono pubblicati nomi e dunque ancora non è dato sapere chi siano gli intervistati.

Sullo stesso sito si raccoglie anche la voce del popolo. “Tre minuti per il futuro di Rimini”, recita lo slogan. Va da sé che a scriverlo, questo futuro, ormai è Maurizio Ermeti insieme alla cerchia strategica. Chiunque può compilare il questionario sui “dieci anni di piano strategico e un nuovo percorso verso il 2027”. Vengono sondate le tematiche più importanti sulle quali investire negli anni futuri per quanto riguarda territorio, ambiente, mobilità e accessibilità, welfare, salute, economia e imprese, cultura, cittadinanza attiva e sicurezza. Occorre una buona capacità di sintesi per rispondere alle due domande delle cento pistole che chiudono il sondaggio, perché bisogna usare “da 1 a 5 parole”: come descrivi Rimini oggi e come vorresti fosse tra 10 anni? Nemmeno una parola, invece, per capire cosa pensino i riminesi (senza titoli e senza cariche) del piano strategico e del suo modus operandi, magari anche della governance, e di quanto fatto fin qui. L’unico quesito disponibile è “conosci il piano strategico di Rimini e del suo territorio?”.
Alla fine della fiera bisogna constatare che il potere amministrativo a Rimini è diventato una sorta di creatura bicefala: il Comune e il piano strategico. Entrambi hanno sede a palazzo Garampi e pure questo, anche dal punto di vista simbolico, dice qualcosa. Andrea Gnassi e Maurizio Ermeti. Il primo eletto dai cittadini, il secondo no, ma comanda ugualmente da più di dieci anni. E pare non ami nemmeno troppo sottoporsi alla valutazione del popolino. Lui che tiene in mano il vangelo del processo partecipativo.

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