Lettera aperta all’assessore Magrini sul destino dell’antica pescheria

Lettera aperta all’assessore Magrini sul destino dell’antica pescheria

«Il monumento non è ad uso esclusivo di una sola categoria ma di tutta la collettività. Ed è per questo che, vista l’importanza del tema, sarebbe opportuno coinvolgere una più ampia platea di cittadini per ascoltare il loro parere: oltre a chi vi abita, anche i rappresentanti del mondo culturale».

Egregio Assessore,
leggo il suo comunicato a proposito del danno occorso al banco dell’Antica Pescheria, e le sue considerazioni alle quale mi permetto di opporre le seguenti eccezioni.
Come Lei ben saprà quel Monumento, e la preziosa area che lo circonda fino alla Piazzetta San Gregorio, fu da tempo immemore un luogo di aggregazione. Vero cuore commerciale della città pregno di storia, aveva, tra l’altro, quella funzione principale.

Lì si incontravano persone di varia estrazione sociale per i più svariati motivi, rispettose di quei luoghi e protagoniste di un nutrito mondo che offriva tanto a tutti, e specie la socialità che derivava dalla sua connotazione commerciale e umana. Era quello il vero spirito del concetto di “convivere ogni giorno attività umane e beni storico architettonici”, che Lei esprime nel suo intervento ma, purtroppo, ciò non è quello che accade già da tempo e nell’attualità. Una peculiarità che esisteva da molte centinaia di anni, ma che è stata completamente spazzata via da scelte politiche scellerate. Sarebbe stato bastevole leggerne la storia, e soprattutto capirla, per non giungere alla situazione odierna.

Quei luoghi furono da sempre regolati dai ritmi naturali, vivevano di giorno e respiravano la notte. Oggi, al contrario, questi non esistono più, e si pensi solo al disagio degli abitanti residui che risiedono in zona, e al diniego di quella tranquillità di cui avrebbero diritto di godere nelle ore serali e notturne.
Non credo che verranno emessi atti amministrativi, né che ne esistano in proposito, per creare “un corpus di regole civili …” data la freddina reazione dell’Amministrazione all’uso del Monumento dopo gli ultimi accadimenti (qui).

Quanto all’intenzione di incontrare i gestori delle attività che si affacciano sulla Vecchia Pescheria per definire un modo più equilibrato per conciliare le ragioni delle relazioni e dell’economia con quelle della salvaguardia del patrimonio del passato, che a tutti gli effetti è un bene comune e di comunità, voglio sommessamente ricordare che quei siti non sono proprietà o di uso esclusivo di una sola categoria ma di tutta la collettività. Ed è per questo che, vista l’importanza del tema, sarebbe opportuno coinvolgere una più ampia platea di cittadini per ascoltare il loro parere, e nello specifico chi vi abita e qualche personaggio del mondo culturale di cui Rimini si fregia di annoverare. Diversamente appaiono discriminazioni di non facile comprensione.
Ci faccia caso: quei luoghi non hanno nulla a che vedere con la socializzazione e le relazioni sociali; sono solo dediti all’effimero ed al consumo, appannaggio di un preciso settore merceologico e di avventori, ed evitati dalla stragrande maggioranza dei cittadini che li sente come estranei.
A maggior ragione, aggiungo inoltre che questa amministrazione ha dichiarato in campagna elettorale di volere ascoltare la città, disgiungendosi dal modo di operare della precedente, sebbene alcuni personaggi siano comuni alla precedente giunta.

Sono d’accordo con Lei che non si può blindare un bene storico o vietarne l’accesso, e che lo stesso debba essere fruibile, ma occorre che questi luoghi si riapproprino della loro dignità, e del rispetto dovuto.
Ma per farlo occorre che essi vengano riconsegnati alla loro originaria funzione, non consentendone usi impropri e che i loro custodi – leggi amministrazioni pubbliche – si premurino di infondere nei cittadini questi valori, li educhino con esempi tangibili, sempreché ve ne sia la convinzione. Valori mancati con la banalizzazione e lo sminuimento dei monumenti cittadini, definiti in alcuni casi pietre e cenere, e con il dogma che la città debba vivere di notte.
A mio modesto avviso il caso dell’Antica Pescheria dovrebbe stimolare la vera sfida per ripensare alla città ripristinando il tessuto umano e commerciale perso, ed il conseguente controllo del territorio.

Necessitano scelte coraggiose che a volte vanno in direzione contraria a certe passate “visioni”, e che possano anche confliggere con le esigenze di certe categorie, magari portatrici di consensi. E sempre e solo per il bene dell’intera comunità.
Diversamente potremo continuare ad argomentare del nulla, e sul nulla come è noto non si costruisce niente.
E gli accadimenti passati occorsi a quel monumento, spesso teatro di fenomeni di degrado, e nel suo intorno (quali il materializzarsi di un monopattino sopra la fontana della Pigna, le scritte sul basamento della statua di Papa Paolo V, ed altre “prodezze” del genere), verranno sempre assunte come semplici casualità da consegnare ad un frettoloso oblio dopo la solita indignazione di circostanza fine a sé stessa.

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