All'udienza preliminare odierna si è registrato un ennesimo rinvio, dopo quello di settembre e l'aggiornamento di novembre. Se ne riparla ad aprile. Ma l'inchiesta oggi è rimbalzata sulla prima pagina della "Verità".
L’udienza preliminare, in calendario oggi al Tribunale di Rimini, per la richiesta di rinvio a giudizio dei 18 indagati nell’ambito dell’inchiesta Tecnopolo-Acquarena, slitta ancora. Motivo? La sostituzione del giudice e l’accoglimento di una istanza di legittimo impedimento presentata da uno dei difensori. Procedimento rinviato al 7 aprile, con sospensione dei termini della prescrizione.
Già a settembre ci fu il primo rinvio, sempre a seguito di istanza di legittimo impedimento, spostando tutto a novembre. A novembre l’udienza venne aggiornata in prosecuzione ad oggi, quando è stata spostata ancora in avanti. Di fatto questa esplosiva inchiesta è riuscita a “bypassare” le elezioni regionali. Inutile negare che l’eventuale rinvio a giudizio degli indagati, a cinque giorni dal voto, avrebbe avuto un’eco mediatica notevole, tale da impattare sulle elezioni regionali alle porte.
La Verità diretta da Maurizio Belpietro, questa mattina è andata in edicola con un vistoso titolo in prima pagina dedicato alla vicenda e all’interno un servizione di Fabio Amendolara. “Oggi in un’aula del tribunale di Rimini si terrà, davanti al gup Benedetta Vitolo, un’udienza preliminare che potrebbe portare al rinvio a giudizio di alcuni personaggi legati al Pd romagnolo. L’inchiesta però, non è una semplice storiella di malaffare locale, ma può spiegare più di mille altri esempi il cosiddetto modello Emilia Romagna”. Si riportano le dichiarazioni dell’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Rimini, Roberto Biagini: “Stiamo parlando di un sistema inquinato, che permeava una parte dei lavori pubblici”. E’ stato lui, prosegue La Verità, “a denunciare quello che accadeva in quegli uffici e «lo spregio con il quale alcuni dipendenti comunali e provinciali trattavano le istituzioni». Stando a quanto emerso dalle indagini e riportato da Biagini in conferenza stampa «c’erano funzionari totalmente sottomessi a un certo personaggio, che entrava negli uffici e usava il telefono del Comune. Avevano tutti un timore reverenziale verso questo soggetto, perché aveva rapporti stretti con il capo di gabinetto del sindaco».”
La Verità ha tentato di parlare con colui che è stato più volte definito “facilitatore”, ovvero Mirko Ragazzi, «accusato di induzione illecita, tentata consussione, turbativa d’asta e falsità materiale e ideologica», ma senza riuscirci. “Né Bonaccini”, riferisce Amendolara, “né il suo portavoce, contattati dalla Verità, hanno smentito o confermato la presunta conoscenza” del governatore con Ragazzi, “semplicemente non hanno risposto”. La consigliera regionale Nadia Rossi, anche lei interpellata, “ha preferito glissare sull’imbarazzante episodio, sostenendo di essere troppo presa dalla campagna elettorale”. L’episodio è quello, ormai ben noto, al centro delle intercettazioni fra Emma Petitti e Sergio Funelli, che ha scaricato sulla consigliera di nuovo in corsa, espressioni grevi. “Le due donne (Emma Petitti e Nadia Rossi, ndr) entrambe riminesi, in queste elezioni 2020 sono candidate col Pd a sostegno di Bonaccini. All’epoca, però, la Petitti non difese la compagna dai violenti attacchi sessisti di Funelli”. Petitti è capolista del Pd.
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