Il Meeting per l’amicizia col Pd. L’incontro tra i sindaci è una Festa dell’Unità

Il Meeting per l’amicizia col Pd. L’incontro tra i sindaci è una Festa dell’Unità

Un posto d'onore anche per Andrea Gnassi, che ha debuttato al Meeting dopo essersi opposto alla rotonda dedicata a don Giussani

Il dibattito si chiama “La polis al centro della politica. Workshop con sindaci italiani.” Ma il partito democratico la fa da padrone. Nonostante la debacle elettorale e lo stato di crisi e conflittualità in cui versa. Dal punto di vista politico sarà un'altra edizione sula scia dell'incessante cambio di pelle del Meeting.

Il dialogo è positivo, soprattutto con le istituzioni e specialmente quando (e se) si ha qualcosa da dire in merito senza fare scena muta.
Tuttavia negli ultimi anni è tanto gettonato quel tipico vizietto che ama sfruttare e usurpare il “dialogo” per abusarne e far passare sotto questa parola d’ordine qualsiasi contenuto, legittimando di fatto veri e propri monologhi decisamente di parte.
Il risultato?
Trasformare un incontro in un vero e proprio palcoscenico fazioso misurato con l’applausometro.

A malincuore devo constatare che, sfogliando il programma integrale della kermesse di Cl, anche quest’anno il Meeting di Rimini è ricascato nel classico e ormai consolidato errore che ha contribuito a dare origine alle incessanti polemiche (soprattutto interne) degli ultimi anni. In questa nuova edizione, martedì 22 agosto in Sala Neri, sarà tenuto un incontro introdotto dal giornalista parlamentare Giorgio Giovannetti e intitolato “La polis al centro della politica. Workshop con sindaci italiani”.

Il “caso” vuole che questi sindaci, però, siano tutti del Pd. A partire da Andrea Gnassi, il Sindaco di Rimini che fresco del Summer Gay Pride non perde tempo e si precipita subito al Meeting di Cl, quando solo qualche anno fa si mise di traverso alla intitolazione della rotatoria a don Giussani e non partecipò alla inaugurazione nell’agosto del 2014, ma Cl lo premiò inserendolo per la prima volta fra i relatori in un incontro sull’Expo insieme a Fassino, Maroni e altri. Tra i partecipanti appare anche l’immancabile Dario Nardella, Sindaco del Pd di Firenze. Immancabile, perché ha già presenziato al Meeting in diverse edizioni: 2007, 2008, 2012, 2013, 2014, 2016 ed infine 2017, collezionando ben otto partecipazioni in diversi incontri. Insomma, un veterano. Non a “caso” stiamo parlando di un personaggio molto legato al costituzionalista fiorentino Andrea Simoncini, membro del consiglio di presidenza di Comunione e Liberazione e di fatto numero tre del movimento. Svelato il mistero per cui, se qualcuno ha bisogno di Nardella, in agosto lo trova facilmente sempre al Meeting. Oltre ai due Renzi-boys, all’incontro prenderanno parte anche Matteo Biffoni, Sindaco di Prato, ovviamente in quota Pd, il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, guarda caso del Pd, il Sindaco di Pesaro Matteo Ricci, naturalmente (provate ad indovinare) Pd e il Sindaco camaleonte di Cittareale Francesco Nelli, ex Alleanza Nazionale, ex Unione Di Centro, alle ultime elezioni si è trasformato in aspirante renziano e ha votato il Partito Democratico. Nel 2010 ha registrato il marchio “Partito della Nazione” e non nega che lo offrirebbe volentieri all’ex Premier: “Preferisco Renzi tutta la vita, c’è bisogno di cambiamento in Italia”. Però ammette anche: “Dovunque sono andato è finito il partito, speriamo non per colpa mia”. In tanti ci auguriamo che nel Pd ci entri presto ufficialmente.

Non ci vuole un genio o un complicato calcolo matematico per comprendere che il bilancio di questo incontro sarà palesemente monocolore, schierato senza mezzi termini. Risponderanno: “Non è assolutamente vero, c’è anche Brugnaro”. Infatti, a voler essere proprio pignoli precisiamo che sono tutti di sinistra a parte uno: il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, eletto in una civica supportata da Forza Italia e Area Popolare, che in ogni caso si definisce “né di destra, né di sinistra”, tenendoci sempre a puntualizzare “non è vero che io sia di centrodestra” e mostrando allo stesso tempo piacevoli apprezzamenti verso Matteo Renzi oltre a schierarsi per il Si al Referendum della sua Riforma Costituzionale, sonoramente bocciata dal popolo italiano.

In poche parole, mentre in tutta Italia il Pd perde i fortini storici, l’unico Sindaco di centrodestra che gli organizzatori del Meeting sono riusciti ad invitare a questo incontro non è nemmeno di centrodestra. Sei provenienti dall’area di sinistra e uno a cui piace Renzi, ma non fa parte del Pd. Alla faccia dell’equilibrio, del pluralismo e del dialogo.
Non c’è da meravigliarsi di tutto ciò, perché durante l’edizione del 2015 Giorgio Vittadini, protagonista del Meeting, fondatore della Compagnia delle Opere e della Fondazione per la Sussidiarietà, affermò tranquillamente che il Pd da tempo è diventato un partito votabile e parlando a nome di Cl disse “si può dire che non siamo più di centrodestra”. Etichette a parte, il tradimento è avvenuto sui valori. Piegati alla mentalità dominante, hanno girato le spalle a don Giussani da tempo. Quello che è sempre stato l’appuntamento dove ogni anno un movimento cattolico organizzava incontri e mostre interessanti all’insegna della testimonianza sta diventando anno dopo anno la brutta copia di una Festa dell’Unità qualsiasi. Prenderne atto dovrebbe essere solo il primo passo.

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