Ieri il vescovo di Rimini è intervenuto all'evento organizzato dal gruppo Trans & Non-binary di Arcigay ed ha pronunciato parole di facile beva. Oggi il Dicastero della dottrina della fede ha tuonato contro «la teoria del gender», distribuendo un vino ben più corposo.
Certo che nel concatenarsi degli eventi a volte appare «il pane della provvidenza» di manzoniana memoria. Ieri sera il vescovo di Rimini è intervenuto alla “giornata della visibilità transgender” e solo per il fatto di avervi partecipato con due parole di commento di facile beva è assurto agli onori della cronaca nazionale. A molti la cosa è piaciuta, ad altrettanti molti no. Fin qui siamo nel regno dell’opinione che rende tutto liquido e digeribile. Ma la Chiesa cosa ne pensa? Anzi, vediamo prima cosa ne pensa mons. Anselmi: «È bello essere qui, mi sembra anche doveroso perché Dio è veramente padre di tutti. Anche il Santo Padre ce lo ricorda, ma anche Gesù ce l’ha ricordato: ‘Padre nostro’, e in questo nostro ci siamo tutti. Per cui non vedo perché non dobbiamo essere qua». E ancora: «Credo che la Chiesa non escluda nessuno. Certo, probabilmente dobbiamo camminare ancora su questi temi, però mi sembra che la strada che il Vangelo ci indica ma che anche il Papa ci ha indicato, sia quella di accogliere veramente tutti. In realtà qui sono io che sono stato accolto». Frasi da «pastore con l’odore delle pecore», come ama dire Bergoglio, oppure una involontaria benedizione alla «lobby gay», sempre per usare la terminologia papale? Parole di certo pronunciate all’evento “Ci vediamo al parco”, organizzato dal gruppo Trans & Non-binary di Arcigay Rimini, con vari patrocini istituzionali, ai quali si è aggiunto – di fatto – anche quello della Chiesa locale.
Sennonché oggi il card. Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, ha presentato il testo della dichiarazione Dignitas infinita, approvata dal papa, che tra i vari temi (cambio di sesso, aborto, eutanasia e suicidio assistito, maternità surrogata, eccetera: qui il testo) affronta anche quello della “Teoria del gender” (55-59). Ecco il testo integrale:
«55. La Chiesa desidera, innanzitutto, «ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza». Per questa ragione va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale.
56. Nello stesso tempo, la Chiesa evidenzia le decise criticità presenti nella teoria del gender. A tale proposito, papa Francesco ha ricordato: «la via della pace esige il rispetto dei diritti umani, secondo quella semplice ma chiara formulazione contenuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui abbiamo da poco celebrato il 75° anniversario. Si tratta di principi razionalmente evidenti e comunemente accettati. Purtroppo, i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali».
57. In merito alla teoria del gender, sulla cui consistenza scientifica molte sono le discussioni nella comunità degli esperti, la Chiesa ricorda che la vita umana, in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, è un dono di Dio, che va accolto con gratitudine e posto a servizio del bene. Voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender, indipendentemente da questa verità basilare della vita umana come dono, non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio ed entrare in concorrenza con il vero Dio dell’amore rivelatoci dal Vangelo.
58. Un secondo rilievo a riguardo della teoria del gender è che essa vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale. Questa differenza fondante è non solo la più grande immaginabile, ma è anche la più bella e la più potente: essa raggiunge, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole delle reciprocità ed è così la fonte di quel miracolo che mai smette di sorprenderci che è l’arrivo di nuovi esseri al mondo.
59. In questo senso, il rispetto del proprio corpo e di quello degli altri è essenziale davanti al proliferare ed alle pretese di nuovi diritti avanzate dalla teoria del gender. Tale ideologia «prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia». Diventa così inaccettabile che «alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare». Sono, dunque, da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna: «non possiamo separare ciò che è maschile e femminile dall’opera creata da Dio, che è anteriore a tutte le nostre decisioni ed esperienze e dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare». Ogni persona umana, soltanto quando può riconoscere ed accettare questa differenza nella reciprocità, diventa capace di scoprire pienamente se stessa, la propria dignità e la propria identità».
In una delle prime interviste che mons. Anselmi concesse alla stampa, disse: «Io sono laureato in ingegneria, da me ci si aspetterebbe rigore e precisione. Invece rigore e precisione non sono le mie caratteristiche migliori, e capisco che questo a volte può disturbare. Ma dico anche: i veri ingegneri sono quelli che capiscono quello che non funziona, e poi trovano la soluzione». Ce ne fosse di rigore e magari anche di precisione, ma nel caso di cui si sta parlando capire che qualcosa non funziona non dovrebbe essere difficile.
Quando venne nominato nuovo vescovo di Rimini, per cercare di carpire la sua impronta pastorale ci si affidò a quel che si diceva di lui nella sua diocesi di provenienza, si lessero le sue prese di posizione, si raccolsero le opinioni di chi lo frequentava. Semplici tracce, non molto utili per capire davvero. Era chiaro che sarebbe stato necessario vederlo all’opera.
Mons. Nicolò Anselmi è arrivato a Rimini accompagnato da un alone di giovanilismo (era nota la sua vicinanza ai giovani, la pratica dello sport, poi sono arrivati la partecipazione alla maratona, gli spostamenti in bicicletta e altro) e da una freschezza di atteggiamenti umani che hanno aperto prospettive interessanti. L’umanità di Gesù è il latte per noi bambini, lo dice S. Agostino. Si fa vedere, non si sottrae all’incontro con gruppi e singoli, va ovunque venga chiamato, si mostra attento a chi lo avvicina, tiene atteggiamenti informali e crea subito un contatto diretto. Quando ha cominciato ad aprire bocca, però, si è subito notata qualche difficoltà: la scelta dei temi, anzitutto, sui quali ha preso posizione, quasi sempre un po’ mainstream. Abbattere gli steccati è positivo ma una volta abbattuti quali sono i contenuti che vengono veicolati?
Il suo punto di forza era sembrato essere la “sintonia” col magistero di papa Francesco. I poveri, la Chiesa in uscita, l’attenzione «a coloro che tentano di rialzarsi», lo dice ancora S. Agostino. «E Gesù venne. Non incriminò. Non accusò nessuno. Salvò», lo scrive Péguy. Guardò per abbracciare. Il cristianesimo comincia da una suavitas, da una dolcezza, lo si legge anche nella Dei Filius. Verità che non sono state inventate nell’ultimo decennio. Ma Francesco d’Assisi, la suavitas fatta carne (ad esempio nella “lettera a un ministro”) insegna che «da questo voglio conoscere che ami il Signore e me, servo suo e tuo, se ti comporterai così: cioè che non esista al mondo un fratello, il quale abbia peccato quanto è possibile peccare, eppure, dopo che avrà visto i tuoi occhi, se chiede perdono, mai se ne torni senza il tuo perdono. E se non ti chiedesse perdono, domanda tu a lui se vuol essere perdonato».
Non si spiega a un vescovo la dottrina. Il papa come il vescovo conoscono il depositum fidei, che sono chiamati a «santamente custodire e fedelmente esporre». E oggi la Chiesa ha detto a tutti, indistintamente a tutti, nella forma ufficiale di una dichiarazione, che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto» ma allo stesso tempo anche che «purtroppo, i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali».
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